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Basket, l’Islanda ai raggi X. L’Italia deve evitare brutte sorprese già accadute…

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Martin Hermannsson
Hermannsson / Ciamillo

Rispetto alle vicende recenti, che hanno visto l’Italia affrontarla per ben cinque volte negli ultimi tre anni tra partite valide per qualificazioni europee e mondiali e preparazione alla rassegna continentale di quest’anno, per l’Islanda si può dire che fondamentalmente non sia cambiato un granché. In sostanza, anche considerando che il bacino da cui può attingere non è certo particolarmente ampio, la squadra islandese ha i soliti fari su cui puntare.

I nomi sono quelli noti: da Martin Hermannsson a Tryggvi Hlinason si va per quelli più conosciuti, con il primo che all’Alba Berlino mantiene il suo buon rendimento da 7.3 punti e 6.8 assist di media in Champions League e il secondo che viaggia, nella sua rocciosità, a 9.8 e 6.7 con Bilbao in FIBA Europe Cup e 8.5 e 7.3 in Liga ACB.

A far parecchio male nell’ultima delle due occasioni in cui l’Islanda aveva superato gli azzurri, a inizio anno a Reggio Emilia, era stato Kristinn Palsson, play-guardia che quest’anno è il terzo miglior marcatore a Jesi, in Serie B, dove viaggia a 14.5 di media. Anche Elvar Fridriksson, visto brevemente a Tortona nel 2022, fu particolarmente d’uso, ma rimane sempre da tenere d’occhio pure l’ex Fortitudo Bologna Jon Axel Gudmundsson.

In linea generale, è una squadra che fa molta leva sulla forza del gruppo, ma questo lo si è imparato abbastanza bene nel tempo. Viaggia dal 2014 sempre con lo stesso coach, Craig Pedersen, che peraltro è pure fresco di rinnovo fino al 2029. Basta un dato per certificare la crescita islandese: da allora la squadra ha giocato tre volte gli Europei, dopo che non li aveva mai raggiunti, e dall’85° posto del ranking FIBA si è issata fino al 24°. In buona sostanza, adesso tutti sanno che devono farci una particolare attenzione.

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