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Alessandro Duran sulla boxe: “Mentalità sbagliata in Italia, andrebbe cambiato chi circonda i giovani”

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Alessandro Duran
Duran / Olycom/Lapresse

Alessandro Duran è stato uno dei pugili italiani di punta, conquistando il titolo mondiale WBU dei pesi welter e diventando protagonista sul palcoscenico internazionale negli anni Novanta. Apprezzato commentatore di boxe, ha rilasciato un’intervista ad Alice Liverani per OA Focus, trasmissione del canale YouTube di OA Sport. Il classe 1965 si è soffermato sulla durezza di questo sport: “Non bisogna essere ipocriti, chi sale sul ring sa che il pugilato è uno sport duro e alla gente piace il brivido del ko, infatti i pesi massimi sono la categoria più seguita per quel motivo. Io non ero un pugile così perché facevo della tecnica la mia arma migliore“.

I social ricoprono un ruolo sempre più importante per gli sportivi, ma Alessandro Duran è stato molto critico su questo aspetto: “Io ho ricevuto tante critiche perché dico sempre che un atleta deve scrivere la sua storia in campo, non fare storie sui social per avere like in più senza i risultati. I risultati consentono di avere storie, like e guadagno economico”. Il pugilato ha seriamente rischiato l’esclusione alle Olimpiadi: “Siamo stati a forte rischio di esclusione, ma non ci ho mai creduto perché è uno degli sport più antichi e prestigiosi, non sarebbe stata un’Olimpiade senza pugilato“.

L’Italia sta faticando a ottenere risultati di un certo calibro:In Italia ci sono dei ragazzi che sono bravi tecnicamente. Dico sempre che è la mentalità italiana a essere sbagliata. Tanti danno la colpa ai giovani che non vogliono sacrificarsi, ma è chi li circonda che dovrebbe essere cambiato. Quando si vede che uno è bravo lo si porta subito alle stelle senza avere i risultati ed è normale che un ragazzino possa montarsi la testa. Serve l’umiltà e anche quando sei un campione devi rimanere umile. Le palestre di pugilato sono piene, siamo a un controsenso. Ai miei tempi c’erano molti meno praticanti, ma c’erano i pugili e si avevano risultati a livello agonistico. Ora c’è tanta gente, ma… La Federazione Pugilistica dice che il pugilato è per tutti, io dico che l’allenamento è per tutti, ma il pugilato agonistico è per pochi”.

Un confronto tra il ruolo di pugile e quello di allenatore:Salire sul ring da pugile era più facile che da allenatore perché conoscevo i miei mezzi e pensavo solo a vincere: è molto più facile fare il pugile, entrare nella testa della gente non è mai facile. Mi dispiace che ad alcuni ragazzi non sono riuscito a trasmettere la mentalità vincente, ma tutti mi hanno ripetuto che o la sia ha o no: la puoi aiutare, ma se non hai il sacro fuoco di volere arrivare, allora non si arriva da nessuna parte“.

Qualche nome nuovo da segnalare?In palestra da me non ho ragazzi da indicare, ho uno studente universitario, è bravo e si impegna. Potrebbe fare bene. Abbiamo ragazzi più avanti a livello professionistico, ma devono ancora dimostrare. Fino ad adesso quando c’è stato un appuntamento un pochino più importante hanno sbagliato. Spero che abbiano imparato, si dice che il pugilato è una metafora della vita e credo che sia vero“.

CLICCA QUI PER L’INTERVISTA AD ALESSANDRO DURAN

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