Atletica
Mondiali di atletica, seconda giornata: Jacobs sogna la finale nei 100. Dosso, Fantini e Zenoni a caccia del colpaccio
Tokyo, atto secondo: fari su Marcell Jacobs. L’olimpionico torna sulla pista che gli ha cambiato la vita per le semifinali dei 100: il 10”20 del debutto non racconta un Jacobs al top, perciò strappare la finale sarebbe un colpo da campione. Intorno a lui, una giornata densissima e a forte tinte azzurre che mette in palio titoli pesanti.
Si comincia con il primo oro del giorno: la maratona femminile, gara di livello altissimo e pronostico aperto. In mezzo ai colossi Etiopia e Kenya, Rebecca Lonedo è l’unica italiana al via e cerca una prova solida nel traffico delle big. A metà programma spicca la finale del disco donne: Valarie Allman in caccia dell’oro mondiale, con Feng Bin ed Elkasević pronte a sfruttare ogni spiraglio. Serata che si infiamma anche con la finale del lungo femminile, senza Larissa Iapichino (fuori in qualificazione): duello annunciato Davis-Woodhall vs Mihambo, con Bryant e Burks a ridosso. Penultima chiamata da brividi per i 10.000 uomini, orfani di Cheptegei ma con Etiopia e Kenya pronte a spartirsi i gradi da favorite. Chiusura da scintille con la finale dei 100 maschili: l’auspicio è rivedere Jacobs tra gli otto.
Attorno alle finali, altre carte tricolori: Sara Fantini nelle qualificazioni del martello, il poker dell’alto con Tamberi, Sioli, Sottile, Lando, le batterie dei 400 donne con Polinari e Mangione, le semifinali dei 1500 donne con Zenoni e Sabbatini, e le semifinali dei 100 donne dove Zaynab Dosso cerca il salto nell’élite. Giornata lunga, posta altissima: l’Italia c’è.
Si parte con la maratona femminile che assegna il primo titolo della giornata che si annuncia come una gara di altissimo livello e dal pronostico incerto. A guidare la lista delle iscritte c’è Tigst Assefa, argento olimpico e primatista mondiale “women only”, capace di correre in 2h15:50 a Londra in primavera, risultato che rappresenta anche la migliore prestazione stagionale. L’Etiopia si presenta con un team fortissimo, in cui spiccano anche Asefa Kebede, vincitrice a Tokyo a inizio anno, e Tigist Ketema. Grande attesa anche per il Kenya, che schiera Peres Jepchirchir, oro olimpico a Sapporo 2021, e Magdalyne Masai, protagonista anch’essa nella maratona di Tokyo.
Sarà un’edizione senza le ultime due iridate, Gotytom Gebreslase e Amane Beriso, ma non mancano i nomi illustri. Il Giappone, che in passato ha conquistato due titoli mondiali e due olimpici nella specialità, si affida a Yuka Ando, Kana Kobayashi e Sayaka Sato. In chiave europea, i riflettori sono puntati su Lonah Salpeter, bronzo mondiale a Eugene 2022, che sogna di riportare il continente sul gradino più alto dopo Paula Radcliffe nel 2005. Per l’Italia sarà in gara Rebecca Lonedo (Fiamme Oro), unica azzurra al via dopo le rinunce di Epis e Nestola, in crescita quest’anno con il personale di 2h28:42 ottenuto ad Amburgo.
I 1500 metri maschili ai Mondiali di Tokyo promettono scintille, con l’Italia pronta a recitare un ruolo da protagonista. Gli azzurri schierano il primatista nazionale Pietro Arese, bronzo europeo e finalista olimpico, che con il 3:30.74 ha dimostrato di poter stare con i migliori. Al suo fianco Federico Riva, in costante crescita in questa stagione, e Joao Bussotti, chiamato a difendere i colori azzurri in una delle gare più dense di talento dell’intero programma.
Il faro sarà il norvegese Jakob Ingebrigtsen, deciso a conquistare il primo oro mondiale estivo sulla distanza dopo le sconfitte contro i britannici Jake Wightman e Josh Kerr, entrambi di nuovo in pista a Tokyo. Attenzione però anche agli Stati Uniti, con l’oro olimpico di Parigi Cole Hocker e la rivelazione Jonah Koech, vincitore dei Trials. Dall’Africa arrivano l’attesissimo 18enne Phanuel Koech, il campione di Doha Timothy Cheruiyot e il giovane Reynold Cheruiyot, mentre l’Europa sogna con il francese Azeddine Habz, leader mondiale stagionale in 3:27.49.
Spazio anche alla nuova generazione: l’olandese Niels Laros, il connazionale Stefan Nillessen, l’australiano Cameron Myers e il norvegese Hakon Moe Berg, tutti giovanissimi già in grado di correre sotto i 3:32. Una gara che si preannuncia serrata fin dalle batterie, con gli azzurri pronti a inseguire il sogno della finale.
Alle 2.00 iniziano anche le qualificazioni del martello donne che interessano da vicino l’Italia. La finale del martello femminile a Tokyo sarà un banco di prova per Sara Fantini, che dopo il quarto posto mondiale di Eugene e il sesto di Budapest si è tolta la soddisfazione di diventare campionessa europea a Roma lo scorso anno. La lanciatrice dei Carabinieri, primatista italiana con 75,77, arriva a questa edizione iridata con la consapevolezza di poter competere stabilmente con le migliori al mondo, in una gara che si preannuncia di livello altissimo.
Il riferimento resta però la canadese Camryn Rogers, oro olimpico e mondiale in carica, che da due anni domina la specialità: nelle ultime quindici uscite ha ceduto una sola volta, contro la finlandese Silja Kosonen, capace di insidiare la leadership insieme alla connazionale Krista Tervo, entrambe oltre i 77 metri. A rendere la sfida ancora più accesa ci penserà il plotone statunitense, guidato dalle ex iridate DeAnna Price (2019) e Brooke Andersen (2022), senza dimenticare l’argento olimpico Janee’ Kassanavoid e la cresciuta Rachel Richeson, autrice della miglior misura mondiale stagionale con 79,29.
Spazio anche all’Asia con la cinese Zhao Jie, bronzo olimpico, e la connazionale Zhang Jiale, primatista mondiale under 20. Non mancherà infine l’eterna Anita Wlodarczyk, leggenda polacca capace di stabilire a Pechino 2015 il record dei campionati (80,85) e ancora protagonista a quasi dieci anni di distanza. Fantini, che già in passato ha dimostrato di saper reggere la pressione dei grandi eventi, proverà ad avvicinare i suoi limiti e a inserirsi nella lotta per le posizioni che contano, in un contesto tecnico e agonistico di altissima qualità.
I 100 metri ostacoli, che chiudono la nottata di gare, si confermano tra le gare più attese della rassegna iridata, nonostante le assenze di alcune stelle. In prima fila c’è la campionessa olimpica e world leader Masai Russell, guida di un team USA completato da Grace Stark e Alaysha Johnson. A contenderle il trono la nigeriana Tobi Amusan, primatista mondiale e detentrice del record dei campionati (12.12), e la giamaicana Danielle Williams, già due volte iridata.
Non sarà da meno la pattuglia delle outsider: dalla giamaicana Ackera Nugent, vincitrice del Diamond Trophy, alla connazionale Megan Tapper-Simmonds, fino all’olandese Nadine Visser, alla svizzera Ditaji Kambundji, alla bahamense Devynne Charlton e alla polacca Pia Skrzyszowska, campionessa europea nel 2022. Tra le grandi assenti spiccano la francese Cyrena Samba-Mayela, la statunitense Tia Jones e la portoricana Jasmine Camacho-Quinn, che tolgono un po’ di peso a un cast comunque stellare. L’Italia si affida alla primatista nazionale Giada Carmassi, capace di scendere a 12.69 in stagione, e a Elena Carraro, in cerca di un passaggio di turno in un contesto di livello altissimo.
Il giro di pista a Tokyo promette spettacolo, con il record dei campionati che coincide con lo storico 43.18 di Michael Johnson del 1993, poi migliorato da Wayde Van Niekerk alle Olimpiadi di Rio. La disciplina vive una fase di grande fermento e potrebbe incoronare un campione inedito: l’oro uscente Antonio Watson è infatti lontano dalla condizione migliore.
Gli Stati Uniti si presentano con una squadra di altissimo livello: Jacory Patterson, reduce dal successo in Diamond League, il rientrato Vernon Norwood, l’iridato indoor Chris Bailey e Khaleb McRae, tutti già scesi sotto i 44 secondi. Ma l’Africa risponde con il world leader Zakithi Nene (43.75), lo zambiano bronzo olimpico Samukonga e il botswano Bayapo Ndori, atleti in grado di ribaltare i pronostici. Dall’America caraibica arrivano il trinidadiano Jereem Richards, iscritto anche nei 200, e il veterano grenadino Kirani James, sempre competitivo nei grandi appuntamenti. Per l’Europa fari puntati sui britannici Matt Hudson-Smith e Charlie Dobson.
L’Italia si affida alla coppia di primatisti nazionali: Luca Sito e Edoardo Scotti, entrambi capaci di correre in 44.75 e desiderosi di ritagliarsi spazio in una delle gare più affascinanti del programma.
L’Italia si presenta con una squadra di altissimo livello al via delle qualificazioni dell’alto. A guidarla è il campione del mondo e olimpico Gianmarco Tamberi, che prova a difendere il titolo iridato dopo una stagione senza acuti ma nei gradni appuntamenti Gimbo ha la qualità di fare sempre il massimo. Al suo fianco c’è la freschezza del giovane Matteo Sioli, oro europeo under 23 e già sul podio agli Europei indoor di Apeldoorn, oltre all’esperienza di Stefano Sottile, quarto ai Giochi di Parigi, e al talento in crescita di Manuel Lando, chiamato al debutto iridato.
Tanti nomi ma poiche misure di grande livello quest’anno: non c’è il tre volte campione del mondo Mutaz Barshim, che ha rinunciato all’ultimo. Il favorito numero uno è l’oro olimpico di Parigi Hamish Kerr, che se la vedrà con il vicecampione olimpico Shelby McEwen e il connazionale JuVaughn Harrison, argento a Budapest. Riflettori anche sul coreano Woo Sang-hyeok, iridato indoor, e sull’ucraino Oleh Doroshchuk, bronzo europeo indoor, senza dimenticare il ceco Jan Štefela.
Occhio a nomi emergenti come l’israeliano Yonathan Kapitolnik e il giapponese Takashi Seko, capace quest’anno di salire a 2,33 davanti al pubblico di casa. A rendere speciale la gara anche il veterano bahamense Donald Thomas, al suo decimo Mondiale consecutivo: fu campione nel 2007 a Osaka.
Il disco donne entra nella sua fase decisiva con una finale in programma alle 12.12 che promette scintille. Tutti gli occhi saranno puntati su Valarie Allman, due volte campionessa olimpica e primatista stagionale con 73,52, a caccia di quel titolo mondiale che le è già sfuggito due volte (bronzo a Eugene, argento a Budapest). La statunitense arriva da una striscia vincente ininterrotta proprio dalla finale iridata dello scorso anno, persa contro l’inaspettata connazionale Laulauga Tausaga, di nuovo in pedana per confermarsi sul palcoscenico più prestigioso.
A contendere il trono c’è la cinese Feng Bin, capace in passato di sovvertire i pronostici e già iridata, mentre l’esperienza di Sandra Elkasević, sette volte regina continentale e bronzo olimpico a Parigi, resta un fattore che nessuna delle rivali può sottovalutare. In chiave europea spiccano le ambizioni della neerlandese Jorinde Van Klinken, già oltre i 70 metri in carriera, e la solidità della tedesca Shanice Craft, mentre prova a inserirsi nel gruppo di testa anche la giovane svedese Vanessa Kamga. Un parterre di altissimo livello per una finale che potrebbe valere misure d’élite: il record dei campionati, lo storico 71,62 firmato da Martina Hellmann a Roma 1987, è il riferimento che resta sullo sfondo.
A seguire le batterie dei 400 donne. Per l’Italia i riflettori sono puntati su Anna Polinari e Alice Mangione, entrambe protagoniste di un percorso in crescita. La veronese, fresca del primato personale siglato a Madrid che l’ha portata al secondo posto nelle liste italiane di sempre, si presenta in Giappone con la consapevolezza di poter puntare a un risultato importante. Mangione, rientrata dopo un problema muscolare, cerca invece conferme internazionali in una specialità che per l’Italia non regala finali mondiali da tempo.
La gara si annuncia come una delle più affascinanti del programma femminile. Sydney McLaughlin-Levrone ha scelto di lasciare temporaneamente i 400 ostacoli per cimentarsi nel giro di pista, trovando sulla sua strada rivali del calibro della dominicana Marileidy Paulino, campionessa olimpica, e della bahrainita Salwa Eid Naser, world leader stagionale e già iridata. A rendere la sfida ancor più aperta ci sono le statunitensi Aaliyah Butler e Isabella Whittaker, la norvegese Henriette Jaeger, l’olandese Lieke Klaver e la polacca Natalia Bukowiecka-Kaczmarek, senza dimenticare l’ascesa della cilena Martina Weil e la giamaicana Nickisha Pryce, insidiata dalla giovane connazionale Dejanea Oakley.
Alle 13.20 si disputano le semifinali dei 100 donne. Per l’Italia i riflettori sono puntati su Zaynab Dosso, chiamata all’impresa più difficile: entrare tra le otto regine della velocità. Dopo l’11”10 corso in batteria, la primatista nazionale (11”01) sa di dover compiere un salto di qualità per avvicinare la finale, traguardo che la proietterebbe nell’élite assoluta dopo i recenti successi europei e l’argento mondiale indoor sui 60.
Il contesto è di altissimo livello. A difendere il titolo c’è Sha’Carri Richardson, primatista dei campionati con il 10”65, lo stesso crono che rappresenta il miglior tempo stagionale, siglato dalla connazionale Melissa Jefferson-Wooden. Quest’ultima, già bronzo olimpico a Parigi e pluricampionessa in staffetta, punta al bersaglio grosso individuale. A contenderle lo scettro ci sarà l’oro olimpico Julien Alfred, leader di St. Lucia, mentre la Giamaica presenta tre fuoriclasse: la giovane Tina Clayton, la leggendaria Shelly-Ann Fraser-Pryce all’ultima apparizione iridata, e Shericka Jackson, più incisiva nei 200 ma comunque pericolosa.
Non mancano altre protagoniste: l’ivoriana Marie Josée Ta Lou-Smith, rinata e determinata a 36 anni, la bahamense Anthaya Charlton, lanciata verso lo sprint dopo il lungo, e un’Europa che si affida soprattutto al trio britannico Dina Asher-Smith, Amy Hunt e Daryll Neita.
La finale del lungo femminile a Tokyo è una ferita aperta per l’Italia: Larissa Iapichino, campionessa europea indoor e vincitrice della Diamond League, non è riuscita a qualificarsi. Una sorpresa negativa che lascia il campo aperto a una sfida di altissimo livello, con protagoniste le big della specialità.
In prima fila la statunitense Tara Davis-Woodhall, oro olimpico in carica e leader mondiale stagionale con il 7,12, che dopo l’argento di Budapest punta ora al primo titolo iridato. Sul suo cammino la tedesca Malaika Mihambo, due volte campionessa del mondo e ancora competitiva con il 7,07 stagionale, e l’altra americana Claire Bryant, già iridata indoor. A completare il trio statunitense c’è Quanesha Burks, da sempre presenza costante nelle finali di alto livello.
Attenzione anche alla francese Hilary Kpatcha, capace di spingersi fino a 7,02, alla portoghese Agate de Sousa, bronzo agli Europei di Roma, e alla colombiana Natalia Linares, altro talento oltre i 6,90. Tra le outsider figurano l’olandese Pauline Hondema, la burkinabé Marthe Koala, la svedese Maja Åskag, l’egiziana Esraa Owis e l’esperta Chantel Malone delle Isole Vergini Britanniche. La storia dice che una statunitense non vince il titolo mondiale dal ritiro della leggendaria Brittney Reese. Riuscirà Davis-Woodhall a riportare l’oro oltreoceano?
Alle 13.45 ci sono le tre semifin ali dei 100 maschili che vedono in pista Marcell Jacobs, oro olimpico proprio qui nel 2021 e oggi chiamato a una sfida complicata: l’azzurro si è qualificato in 10”20, ma non è al meglio della condizione e centrare la finale sarebbe un’impresa sorprendente.
Il leitmotiv resta la nuova sfida tra l’iridato uscente e campione olimpico Noah Lyles (9”95) e il giamaicano Kishane Thompson, world leader 2025 e argento olimpico a Parigi, passato in 9”95. Impressiona anche il connazionale Oblique Seville (9”93), rapidissimo allo start, mentre per l’Africa spiccano i due sudafricani Gift Leotlela (9”87 PB) e Akani Simbine, oltre al botswano Letsile Tebogo, argento mondiale, e al nigeriano Kayinsola Ajayi, sorprendente in 9”88.
Gli Stati Uniti portano in dote anche Kenneth Bednarek e Courtney Lindsey, mentre il Canada si affida a Andre De Grasse e Jerome Blake. Per l’Europa le speranze sono affidate soprattutto a Zharnel Hughes e Jeremiah Azu (UK), con il giovane Romell Glave alla prima grande ribalta.
In sintesi: il titolo iridato dovrebbe uscire dal duello Lyles-Thompson, ma le semifinali sono già un banco di prova esplosivo, con Jacobs pronto a giocarsi tutte le carte possibili per agguantare la finale.
A seguire le semifinali dei 1500 donne con due italiane in pista con qualche speranza di entrare in finale. Tre titoli mondiali, tre ori olimpici e tre record del mondo: Faith Kipyegon è la regina incontrastata della specialità e a Tokyo punta a centrare uno storico poker iridato, prima di inseguire la doppietta anche nei 5000 metri. La keniana guida una finale che promette spettacolo, con la giovane connazionale Nelly Chepchirchir pronta a insidiare il podio e con la solidità dell’australiana Jessica Hull, argento olimpico e già protagonista quest’anno in Diamond League.
Tra le rivali più accreditate anche il terzetto statunitense composto da Nikki Hiltz, Sinclaire Johnson ed Emily Mackay, capaci di inserirsi nelle dinamiche da medaglia. L’Etiopia risponde con Freweyni Hailu, mentre l’Europa si affida alla freschezza dell’irlandese Sarah Healy e della francese Agathe Guillemot, entrambe in netta crescita. In chiave azzurra, la semifinale ha portato due soddisfazioni: Marta Zenoni, primatista nazionale del miglio, e Gaia Sabbatini, ritrovata dopo l’infortunio, che hanno conquistato il pass per la finale e proveranno a recitare un ruolo da protagoniste.
La penultima finale di giornata sono i 10000 maschili senza italiani. Mancherà il primatista del mondo Joshua Cheptegei, dominatore delle ultime due edizioni iridate e campione olimpico a Parigi: l’ugandese ha scelto di concentrare la preparazione su una maratona autunnale, rinuncia condivisa anche dal connazionale Jacob Kiplimo.
Si apre così la caccia a un titolo che il Kenya non vince dal 2001: le migliori carte sono affidate al 20enne Ishmael Kipkurui, al 21enne Benson Kiplangat e al più esperto Edwin Kurgat. L’Etiopia presenta invece un terzetto di assoluto livello, formato da Berihu Aregawi, Selemon Barega e Yomif Kejelcha, tutti con pedigree da medaglia.
Gli Stati Uniti si affidano ancora a Grant Fisher e Nico Young, affiancati dal sorprendente Graham Blanks, mentre tra gli outsider può inserirsi il sudafricano Adriaan Wildschutt, ormai stabilmente competitivo sul palcoscenico internazionale. In chiusura di sessionje lo spettacolo della finale dei 100 metri, si spera con un po’ di Italia.
