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Basket: Italia-Spagna, il grande classico agli Europei vale tantissimo
Ormai Italia-Spagna non è soltanto una sfida che può valere tanto nel girone C di Limassol agli Europei 2025. Si tratta di un classico del basket continentale, di un confronto che racconta dell’evoluzione di questo stesso sport dagli anni del dopoguerra fino ai ’70 e ’80 fino ancora all’era moderna. Due traiettorie che tornano molto spesso a incrociarsi e che, inevitabilmente, attrarranno l’attenzione generale. Non è un caso che a questa sfida sia stato riservato lo slot della prima serata, quelle 20:30 che fanno felici tifosi sul posto, telespettatori e, perché no, emittenti che posseggono i diritti (in Italia Rai, Sky e DAZN, in Spagna Rtve attraverso La1, La2 e Teledeporte).
Le due squadre arrivano all’appuntamento con lo stesso record, quello di 2-1. Le sconfitte sono arrivate all’esordio, per l’Italia contro la Grecia di Giannis Antetokounmpo e in una serata no sia per varie punte che per i big, per la Spagna contro la Georgia nel giorno di uno scatenato (nei limiti del possibile: ieri è stato quasi lasciato a riposo) Tornike Shengelia, che quando può aiutare i vari Mamukelashvili e Bitadze fa sì che i danni inflitti possano essere molti.
Si tratta di una sfida tra due generazioni diverse. Quella dell’Italia, per certi versi, è quasi di transizione senza che lo sia nella parte stretta della cosa, nel senso che Danilo Gallinari è al passo d’addio con l’azzurro, questa ad oggi è la squadra di Simone Fontecchio, e non potrebbe essere altrimenti al di là dei 39 da record contro la Bosnia Erzegovina, e nel frattempo sta crescendo una generazione che andrà al di là di Momo Diouf, Matteo Spagnolo, Saliou Niang e il finora mai utilizzato (per quale motivo non si riesce a capire) Gabriele Procida. Uno al quale, fra l’altro, in Spagna sono molto interessati, visto che ha firmato con il Real Madrid (e Spagnolo con il Baskonia, la stessa squadra che, in passato, ha avuto tra gli altri Nico Mannion e Achille Polonara).
Quella della Spagna, invece, ha la sensazione di essere una situazione di totale ricambio. Sergio Scariolo è all’ultimo ballo alla guida della Roja, che è guidata fondamentalmente dai fratelli Hernangomez e dalla consapevolezza di avere tanti tra infortunati e rinunciatari per questa rassegna. Molto può dipendere da come sta Santi Aldama, che può mettere in difficoltà i nostri lunghi quando si trova nella giornata giusta (vedere i 20 punti con la Bosnia Erzegovina per esempio). Considerando anche la situazione non del tutto esaltante a livello di nomi, Scariolo, approfittando anche del fatto che la sorta di “tassa Cipro” è stata superata, molto ha fatto per ruotare molto i suoi, ma dovrà giocoforza affidarsi a quanto ha a disposizione nel pacchetto lunghi, indubbiamente di maggior rilievo rispetto a un reparto piccoli nel quale è necessario che girino contemporaneamente due cose: la mira da tre di Dario Brizuela e la visione di gioco del giovane Mario Sant-Supery, classe 2006 in NCAA a Gonzaga che sta avendo molta fiducia (17.4 punti a gara). Questo anche se, di base, la squadra la fa girare Sergio de Larrea, 5 assist ad allacciata di scarpe, un play in quanto tale più che un realizzatore.
Per l’Italia bisogna chiarire un punto fondamentale: non è assolutamente possibile aspettarsi che Fontecchio faccia di nuovo 39 punti. Quelle sono performance straordinarie, ma che sono dei picchi assoluti. Quello che Simone può fare è tentare ancora di caricarsi la squadra sulle spalle, ma potendo avere l’aiuto di tanti: dal buon pacchetto piccoli alla capacità di far girare palla di Darius Thompson (che contro i bosniaci sembra essersi sbloccato), ancora a un reparto lunghi che sa farsi valere con le diverse caratteristiche di Diouf e Melli, fino a un Danilo Gallinari che sta forse aspettando il momento giusto per “sganciare” una performance delle sue. A proposito del numero 8: l’abbiamo visto molto poco in questo inizio di Europei. Non è solo una questione di Pozzecco: alle Olimpiadi di Tokyo, nel 2021, anche Meo Sacchetti a un certo punto lo tenne spesso in panchina, ma ne conosceva benissimo il valore. Infatti, nel quarto contro la Francia, fu lui a figurare tra i protagonisti principali. Per cui, al momento, non c’è il caso di preoccuparsi sul tema. Conta, semmai, che si riesca ad avere l’approccio giusto.
I precedenti sono 42-26, l’ultima volta è stata a Madrid in amichevole un anno fa, vinta dagli azzurri all’overtime. In generale, però, Italia-Spagna è universalmente associata a ben diversi tipi di ricordi: i trionfi europei di Nantes 1983 e Parigi 1999, con le due finali azzurre vinte, ma anche tutta una serie di altre partite. Si va dai vari confronti alle Olimpiadi, alla semifinale europea del 2003 vinta dalla Spagna, ai due successi dell’Italia nel 2013 e 2015 nella seconda e prima fase, e molto si potrebbe andare avanti. Una storia che parte dagli anni di Giancarlo Primo e ancor prima, prosegue con l’epopea di Juan Antonio San Epifanio “Epi” contemporanea o quasi a quella dei vari Marzorati, Riva e Dino Meneghin, va avanti con gli anni d’oro dell’Italia di Myers, Andrea Meneghin e Fucka, continua con l’esplosione della Spagna di un Gasol che tira l’altro e di Navarro, e ora è nella situazione in cui, per una volta, forse è l’Italia a essere più attrezzata.
