Tennis
WTA Montreal 2025: Mboko-Osaka, la favola e il ritorno. In Canada la finale dai mille perché
Victoria Mboko contro Naomi Osaka. Alzi la mano chi, a inizio WTA 1000 di Montreal, avrebbe detto che questa sarebbe stata la finale del WTA 1000 di Montreal. Adesso un simile accoppiamento è realtà, e forse l’organizzazione si sta spellando le mani per quello che sta accadendo. Da una parte la diciottenne grandissima promessa del tennis di casa, che dopo le speranze tradite di Eugenie Bouchard e i troppi infortuni di Bianca Andreescu regala nuova luce al Canada tennistico, dall’altra la prima finale di un grande torneo da tre anni e mezzo a questa parte per la giapponese, che ha fatto di tutto per risalire. E a proposito di Mboko, tra le tante cose, fattore da ricordare: nell’accordo FITP-Tennis Canada, che prevede una wild card maschile italiana nell’ex Rogers Cup e una femminile agli Internazionali, era proprio lei la destinataria dell’invito capitolino. Una visione ben più che azzeccata, ora si può dire.
Oltretutto, l’importante si lega a come Mboko batte Elena Rybakina. La kazaka, del resto, il primo set lo domina anche se solo in apparenza, visto che al di là del 6-1 succede questo: quattro game finiscono a 30, due vanno ai vantaggi e soltanto uno viene chiuso a zero, quello con cui l’ex campionessa di Wimbledon chiude anche l’intero parziale. La canadese, però, lancia segnali vitali eccome nel secondo parziale: break del 2-0 a 30 (alla terza delle chance di fila) e conferma per il 3-0, salvo poi subire il controbreak sul 3-1 e farsi raggiungere sul 3-3. Ancor più rapida è la sequenza 5-3 5-4, dopo la quale c’è un decimo game duro, ma che vale a Rybakina il 5-5. Di lì, però, Mboko vince 8 dei successivi 10 punti e anche il parziale per 7-5. Il terzo set è il sunto della follia del match: un game a 15, due a 30, uno ai vantaggi e, nel quinto, arriva il break di Rybakina che poi, con grande fatica e due palle del controbreak annullate, sale sul 4-2. Per Mboko sembrerebbe tutto finito, ma così non è: sul 5-4 la kazaka perde sia il match point che la battuta, la canadese restituisce ai vantaggi e, poi, la nativa di Mosca frana a zero servendo di nuovo per chiudere sul 6-5. Il tie-break dice 3-1 Mboko, poi 3-3 e 4-4, poi gli ultimi tre punti vanno alla 18enne nata a Charlotte, ma cresciuta a Toronto, che giocherà così la sua prima finale in carriera. E che finale. Il tutto in 2 ore e 46 minuti.
Dura 61 minuti in meno la seconda semifinale, e se vogliamo ha anche un andamento normale, ma rischia di avere punte di alta drammaticità sportiva anche questa. Credito va a Clara Tauson, che ha fatto chiaramente capire di essere ritornata a quei tempi che le competevano già cinque anni fa, ma questa è la notte di Osaka. Che, tanto per cambiare, dal 2-2 nel primo set, dopo aver annullato due palle break, non fa troppi sconti alla sua avversaria, prende in mano la situazione e si lancia verso un chiaro 6-2. Fino al 3-1 nel secondo parziale sembrerebbe essere in arrivo un dominio, ma di lì s’interrompe il momento positivo della nipponica, s’accende Tauson e comincia la battaglia Sono quattro i turni di battuta non tenuti consecutivamente, il quarto dei quali ha i crismi della battaglia pura con 18 punti e 5 palle break per la danese prima di convertire la sesta. A quel punto Osaka una mezza chance l’ha sul 5-4, senza però sfruttare il fatto di essere tre volte a due punti dal match, come nemmeno Tauson sfrutta il 15-30 sul 5-5. E soprattutto, nel tie-break, non sfrutta due set point consecutivi dopo aver preso il largoo nel primo punto. Di lì l’ex campionessa Slam ha una chance, poi un’altra ed è la seconda che le basta per la quinta finale 1000 in carriera, la tredicesima in assoluto (7-5, con 4-0 negli Slam, il conteggio totale).
Quello di stanotte sarà inevitabilmente il primo confronto tra le due giocatrici, che avranno inevitabilmente un balzo nel ranking WTA importante (24 Osaka e 34 Mboko, sic stantibus rebus), ma non è questo che conta. Conta, semmai, il realizzarsi di due storie parallele che s’incontrano nel punto più alto del torneo. C’è da credere nel senso di curiosità altissimo attorno a una finale del genere, che ha tantissimi temi: la novità, il ritorno e quello che suona anche come un mezzo confronto generazionale, considerato che tra le due ballano quasi 9 anni di differenza.
