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Amanda Anisimova, la storia dei miracoli: batte Sabalenka ed è in finale a Wimbledon
Poco più di due anni fa, semplicemente, questa storia non avrebbe avuto senso. Amanda Anisimova si era fermata, la vita ai tornei era diventata impossibile (e non si può non rimarcare anche un certo tipo di ambiente che viene da fuori e che col tennis non dovrebbe avere proprio niente a che fare, a livello di pesantezza delle parole). Salute mentale. Si è rivista sui campi a gennaio 2024. Ha ricostruito la classifica. Si è ripresentata da numero 13 del seeding. E, oggi, quella finale che al Roland Garros 2019 non era riuscita a disputare (per “colpa” di Ash Barty) stavolta giunge sui prati più famosi del mondo. Sarà lei la prima presente sul Centre Court sabato alle 17:00, dopo aver trovato il colpo della vita: battuta Aryna Sabalenka, la bielorussa numero 1 del mondo, per 6-4 4-6 6-4. Sono due ore e 37 minuti quelle che certificano la gioia di una giocatrice ricostruitasi passo dopo passo.
Delle due giocatrici, la prima ad avere una vera chance è Anisimova, che sul 2-3 va avanti 0-30 e poi riesce a governare il ribaltamento del quarto punto chiudendolo con il rovescio incrociato. Sono due palle break, sono due punti ben giocati da Sabalenka (prima vincente e scambio ben tenuto) per annullare le chance, poi una persona si sente male in tribuna ed è la bielorussa stessa a fornire del ghiaccio al fine di farlo arrivare verso la zona della persona colpita dal malore. Alla ripresa del gioco le due chance di allungo sono per la numero 1 WTA, ma Anisimova si prende due rischi pazzeschi, uno con la seconda e uno con un rovescio a seguire il servizio, per togliersi dai guai. Ne esce un game lottato, che però Sabalenka non riesce a portare a casa nonostante una terza chance. Sul 4-5 c’è una seconda persona negli spalti che si sente male, con le inevitabili conseguenze sui fatti di campo (ma, ovviamente, vale prima di tutto la salute della persona). Quello che segue è il game più battagliato dell’incontro, con Anisimova che spedisce nell’aria di Londra il primo set point a sua disposizione in risposta. Sul secondo non deve fare nulla: doppio fallo di Sabalenka, 6-4.
I primi game del secondo set corrono via tutto sommato in maniera priva di rischi, ma più si va avanti e più la tensione si alza. Noon è nemmeno un caso che, a un certo punto, si veda Sabalenka coprirsi sotto l’asciugamano a un cambio di campo nella fase centrale. La numero 1 WTA, però, regge la situazione e fino al 3-3 l’equilibrio resta ben più che vivo, pur andando più vicina lei al break rispetto ad Anisimova. Break che arriva nel proverbiale settimo game, ed è una specie di contrappasso, perché così come aveva raccolto il primo set, l’americana cede la battuta: doppio fallo a 30. Deve faticare comunque ancora la bielorussa, che il set potrebbe anche chiuderlo sul 5-3, avendo un’occasione in un momento infinito ai vantaggi. Viene però costretta a sbagliare di dritto, dunque deve rinviare di poco il sospiro di sollievo. Che, comunque, arriva in forma di 6-4.
Il terzo set parte con un autentico flash, cioè il break a zero da parte di Sabalenka proprio nel primo game, con Anisimova che non sembra più in grado di tenere la situazione in mano, se non sul piano del ritmo, quantomeno sul piano della realtà di quella che può essere la tenuta mentale. Tutti vengono però smentiti in fretta: Sabalenka manca una palla del 2-0 e poi subisce il controbreak, cominciando ad avere più problemi sul dritto. Quello che, sul 2-1 Anisimova, la tradisce nel modo più impensabile: ai vantaggi e dovendo salvarsi, con l’americana lontanissima e il campo vuoto, tira sopra la rete una cosa che non aveva nessun bisogno di tirare: palla che vola via fuori, 3-1. La numero 1 del mondo lotta ampiamente per provare a rimettersi in carreggiata, ma non ce la fa: deve recuperare da 4-1. Il match s’infiamma, la bielorussa salva una palla del doppio break, non c’è più un game o un punto che non abbia il sapore della lotta. E, sul 5-3, Anisimova finisce per avere sì un match point annullato via rovescio largo, ma va anche a perdere la battuta. A quel punto parrebbe destino segnato, ma, di botto, le sorprese non sono finite: Sabalenka va sotto 0-40, cancella i primi due match point con una prima la cui risposta se ne va e con una serie di miracoli di dritto, ma sul terzo non può fare nulla. E deve vedere l’avversaria gioire per un momento che un anno e mezzo fa era ancora impronosticabile.
Al netto dei numeri, con un saldo di 31-37 Sabalenka contro 30-42 Anisimova in fatto di vincenti ed errori gratuiti, e con il 60%-44% per l’americana a fare da corretto corredo della vittoria sulla seconda di servizio, va rimarcato come per la vincitrice si tratti di raccogliere un’eredità importante. Tolte le Williams, infatti, era vent’anni che una giocatrice a stelle e strisce diversa da loro non entrava nell’ultimo atto: fu Lindsay Davenport, che con Venus giocò una delle finali più belle della storia recente. Anisimova diventa la quarta giocatrice a battere la numero 1 del mondo sulla strada della finale di Wimbledon, la terza a battere Sabalenka su tre superfici (Bertens, Vondrousova) e la seconda (con Bianca Andreescu) a raggiungere la finale l’anno dopo aver perso nelle qualificazioni nello stesso Slam in cui l’ha poi colta. Il tutto nello stesso giorno in cui Sabalenka fa 100 match in uno Slam con almeno un set vinto: meglio di lei solo Martina Navratilova (142 distribuiti su quasi sei anni).
