Tennis
I precedenti di Jannik Sinner a Wimbledon: tra una semifinale e momenti difficili
Jannik Sinner è alla quinta partecipazione a Wimbledon nel tabellone principale, la sesta in assoluto. Andiamo a ripercorrere i suoi precedenti, tra vette, giornate no e anche qualche sfortuna non piccola (soprattutto pensando all’anno scorso e a quanto emerso settimane dopo).
2019: la prima volta. In quella fase il passato di Sinner sull’erba era fondamentalmente inesistente: non l’aveva mai vissuta da junior e, da pro, ci aveva appena disputato quattro match, tre a ‘s-Hertogenbosch tra qualificazioni e primo turno (Jarry) e uno a Halle (da wild card, Sousa). Nel primo turno delle qualificazioni toccò l’australiano Alex Bolt, che riuscì a rimontarlo per 2-6 7-5 12-10. Di fatto è l’unica volta in cui Jannik, sebbene dalla parte sbagliata, ha potuto vivere il quinto set a oltranza, che di lì a poco sarebbe stato fatto sparire in qualsiasi istanza a livello Slam.
2021: si salta un anno perché, semplicemente, nel 2020 non si è giocato il torneo causa Covid-19 (e l’AELTC poteva permetterselo, essendo assicurato anche contro un evento pandemico del genere). Sinner veniva da un momento non positivo: aveva trovato due volte Nadal tra Roma e Roland Garros (2° turno e ottavi) e, poi, nell’unica volta in cui si è presentato al Queen’s qualcuno lo aveva sorpreso. Quel qualcuno si chiamava Jack Draper, e sarebbe diventato sia un top 5 che uno dei migliori amici dell’altoatesino nel mondo del tennis. Allora, però, questo si sapeva poco: si seppe, invece, che a Jannik toccò un sorteggio davvero brutto ai Championships, contro l’ungherese Marton Fucsovics, che lo batté per 7-5 3-6 7-5 6-3.
2022: ancora a secco di vittorie in un main draw sull’erba, Sinner passò da Eastbourne prima dei Championships, anche perché aveva dovuto riprendersi da uno dei tanti infortuni di quell’annata che fu la più difficile della sua scalata. Stavolta, però, dopo la sconfitta con l’USA Tommy Paul nel tradizionale torneo dell’East Sussex, Jannik si mosse bene ai Championships. Primo turno vinto contro contro Stan Wawrinka, anche se lo svizzero non è mai stato un erbivoro, poi secondo contro lo svedese Mikael Ymer e terzo, in tre set peraltro, contro John Isner, e il gigante americano di erba qualcosina sapeva. L’ottavo più atteso, quello con Carlos Alcaraz, ebbe il palcoscenico del Centre Court. L’azzurro aggredì costantemente da subito in risposta, poi dal secondo set le cose si riequilibrarono, ma finì bene: 6-1 6-4 6-7(8) 6-3. Poi venne Novak Djokovic, e per un bel po’ all’Italia parve di sognare. Il serbo, però, tornò dal bagno rinfrancato e fu 5-7 2-6 6-3 6-2 6-2.
2023: finalmente un’annata di preparazione completa sull’erba, anche se in questo caso Sinner si trovò a ritirarsi nel quarto di finale di Halle contro Alexander Bublik (già, il kazako tende a ritornare nella storia dell’attuale numero 1). Jannik stava salendo di giri, e a Wimbledon se ne ebbe una prova. Via in scioltezza i primi due turni in stile argentino (Juan Manuel Cerundolo e un Diego Schwartzman non più alla competitività di pochissimi anni prima), nel terzo set per strada con il francese Quentin Halys, agli ottavi battuto il colombiano Daniel Elahi Galan e poi, ai quarti, il russo Roman Safiullin in quattro parziali. Tabellone favorevole, si disse, ma intanto vanno sfruttati e lui lo fece. Capitò un’altra volta Djokovic: 6-3 6-4 7-6(4) a favore del serbo, ma l’italiano sapeva di essergli più vicino del 2022 e lo disse chiaramente. Ci fu chi lo prese in giro. Ma lui sapeva molto bene quello che diceva.
2024: arrivato da numero 1 del mondo, Sinner aveva molto su cui puntare ai Championships. Nel primo turno perse un set con Yannick Hanfmann, poi, al secondo, l’Italia tennistica si riunì per seguire un vero match stellare da erba, perché con Matteo Berrettini solo quello poteva essere. Finì 7-6(3) 7-6(4) 2-6 7-6(4) per Jannik, che poi di problemi non ne ebbe troppi con il serbo Miomir Kecmanovic e neppure con l’USA Ben Shelton. I guai, quelli veri, arrivarono con Daniil Medvedev. O meglio, non per il russo in sé, ma perché tante cose stavano accadendo. Si sarebbe scoperto poi che era già in corso tutta la vicenda clostebol, anche se nessuno all’esterno lo sapeva. E quella notte non aveva dormito. Risultato: poco dopo il primo set Sinner si sentì poco bene. La partita assunse contorni letteralmente surreali, finì al quinto, ma la portò a casa Medvedev per 6-7(7) 6-4 7-6(4) 2-6 6-3.
