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Sport invernali, puzzle spettrale in Norvegia. Sono mesi da incubo nelle discipline nordiche

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Tarjei Bø
Tarjei Bø / Shutterstock

Il 2025 si sta rivelando una sorta di annus orribilis per la Norvegia delle discipline nordiche (che tra i Fiordi stanno alla cultura nazionalpopolare come la F1 o il ciclismo stanno a quella dell’Italia). Forse la locuzione latina è molto forte, ma se si mettono tutti gli eventi degli ultimi mesi uno a fianco dell’altro, ne viene fuori un quadro inquietante.

A gennaio, nel biathlon, è arrivato l’annuncio a sorpresa dei fratelli Bø, che hanno deciso di terminare la propria carriera con un inverno d’anticipo rispetto al preventivato. Niente Milano Cortina 2026 per Johannes e Tarjei, con la squadra maschile privata di due “pezzi da novanta”.

A febbraio anche Jarl Magnus Riiber, il più grande esponente di tutti i tempi della combinata nordica, ha seguito le orme dei Bø. Il suo però è stato un addio ancor più clamoroso di quello dei biathleti. Perché, a differenza di Johannes, non ha mai vinto un oro olimpico e perché l’età, 27 anni, non è certo quella di Tarjei (quasi 37).

In contemporanea sono arrivati gravissimi infortuni a raffica nella squadra femminile di salto con gli sci. Quello dell’emergente Thea Minyan Bjørnseth è stato talmente traumatico da compromettere la sua partecipazione ai Giochi olimpici di Milano Cortina 2026 con un anno d’anticipo.

A marzo, nella medesima disciplina, si è poi verificato lo scandalo della frode sportiva sulle tute, una figuraccia senza precedenti le cui conseguenze non sono ancora definitive (si attendono novità in merito dal congresso Fis di metà giugno) e che ha letteralmente raso al suolo l’immagine della squadra maschile.

A maggio è arrivato anche l’addio del combinatista Jørgen Graabak, due volte campione olimpico e validissimo esponente del movimento norsk, privato anche del proprio numero tre dopo il saluto di Riiber. A seguire, lo sci di fondo femminile ha perso il proprio faro, Therese Johaug ha confermato come il suo comeback agonistico non si protrarrà. Aveva detto che sarebbe stato ristretto al 2024-’25 e così sarà.

Aggiungiamoci che il bilancio finanziario dei Mondiali di Trondheim è al di sotto delle aspettative. Il comitato organizzatore aveva previsto ricavi per 20 milioni di corone (circa 1,7 milioni di euro), ma le ultime stime parlano di un indotto del 25% inferiore alle attese. Peraltro, un dato che impallidisce se si pensa che i Mondiali di Oslo 2011 generarono ricavi per quasi 70 milioni di corone!

Per la verità, tutto questo sarebbe preceduto da un prologo dicembrino, la tachicardia che ha colpito la biathleta Ingrid Landmark Tandrevold, rovinando quasi completamente la sua stagione (e di conseguenza quella dell’intero movimento femminile).

Insomma, è un puzzle spettrale quello che si compone se si incastrano tutti i pezzi, apparentemente slegati gli uni dagli altri, ma in realtà congiunti da un minimo comune denominatore. Solo lo sci di fondo maschile è rimasto immune a qualsiasi evento di disturbo. Almeno sinora, perché il 2025 non è neppure a metà…