Judo
Maria Centracchio: “Il corpo mi dava segnali che non potevo ignorare. Ho portato con me i valori del Molise”

Maria Centracchio si è resa protagonista di un exploit clamoroso ai Giochi Olimpici di Tokyo nel 2021, conquistando la medaglia di bronzo nella categoria -63 kg e regalando al Molise il primo podio al femminile in una rassegna a cinque cerchi. La judoka di Isernia, capace in precedenza di vincere il Grand Prix di Tel Aviv e arrivando terza agli European Games di Minsk sempre nel 2019, ha terminato la sua carriera proprio dopo aver coronato il sogno di salire sul podio alle Olimpiadi a causa di problemi fisici. L’azzurra si è raccontata ai microfoni di OA Sport, ripercorrendo la sua storia e parlando del suo ruolo attuale.
Come stai e come vivi la tua vita dopo il ritiro?
“Sto bene, la vita da atleta è una vita molto particolare: per certi aspetti molto faticosa, per altri anche molto protetta. Quella che faccio adesso ha dei ritmi molto più ordinari, però sempre scanditi dal judo e dagli allenamenti. Appena dopo le Olimpiadi ho iniziato un percorso di formazione per poter acquisire delle competenze idonee a seguire altri atleti nel loro percorso di crescita judoistica e personale e, da qualche anno, ho la fortuna di accompagnare alcuni componenti delle Fiamme Oro: nello specifico affianco il tecnico Fiamme Oro Elio Verde e i suoi atleti e insegno nella sezione giovanile judo delle Fiamme Oro di Spinaceto“.
Hai un risultato o un episodio della tua carriera che ricordi con maggior nostalgia?
“A dire il vero non provo nostalgia per la carriera da atleta ma, guardandomi indietro, vedo un percorso fatto di grandi progressi di cui sono molto orgogliosa. In particolare ricordo con grande emozione il giorno in cui ho staccato il pass olimpico: venivo da 5 anni molto intensi in cui ho scalato con molta fatica la ranking olimpica, arrivando ad essere in un’ottima posizione prima che arrivasse il Covid e precipitando nelle sue ultime posizioni in seguito alla pandemia e a tutte le vicissitudini (globali e personali) che ne sono scaturite. L’ultima gara disponibile prima della chiusura della classifica è stato il Campionato del Mondo di Budapest 2021 e proprio in questa gara, dopo una prestazione molto sfortunata e un’attesa interminabile nella speranza che nessuno mi superasse, ho avuto la certezza matematica della qualificazione. Si tratta di un ricordo denso di significato perché ha determinato la fine di un ciclo estremamente complesso e l’inizio del mio sogno olimpico“.
Dopo le Olimpiadi di Tokyo, di fatto il tuo percorso agonistico si è interrotto a causa dei problemi fisici. Puoi raccontarci quello che è accaduto?
“Dopo le Olimpiadi ho deciso di prendermi del tempo per rimettermi in sesto fisicamente, però nel tempo il mio corpo mi ha dato dei segnali che non potevo più ignorare e, con grande serenità, ho deciso che era arrivato il momento di dedicarmi a nuovi progetti“.
Cosa ha significato per te raggiungere da outsider una medaglia alle Olimpiadi?
“Ha significato incarnare il concetto di ‘niente è impossibile’, dare speranza e motivazione a tutte quelle persone che non si sentono sempre all’altezza, che non sono i primi della classe né i più talentuosi, ma che lottano con cuore, determinazione e intelligenza per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i sogni più grandi“.
Quanto ti pesa invece considerarti una ex atleta a soli 30 anni?
“Direi che non mi pesa. Smettere con l’attività agonistica così presto è stata una scelta importante, ma consapevole e serena. Sono molto contenta di impegnarmi in questo nuovo percorso, in cui spero di poter lasciare qualcosa di positivo per gli atleti che ho e avrò modo di seguire e per il mondo del judo in generale“.
Sei stata la prima donna molisana a vincere una medaglia alle Olimpiadi: quali sono le difficoltà del praticare sport ad alti livelli nella tua Regione?
“Crescere in una regione così piccola e poco competitiva a livello sportivo non è stato semplice. Nello specifico, praticando uno sport da combattimento che necessita del confronto con molti partner sempre diversi, sono stata continuamente costretta a spostarmi e a viaggiare oltre i confini regionali, contando solamente sul sostegno della mia famiglia. Sono stata molto fortunata ad avere il supporto economico e morale delle persone a me più vicine e sono riuscita a portare i valori e le caratteristiche della mia terra: quali la tenacia, l’abnegazione e la resistenza, anche in tutti gli altri contesti sportivi che ho frequentato“.
Come vedi il futuro del judo italiano tra campioni affermati, veterani e nuove leve?
“I judoka italiani, dai veterani ai giovani talenti emergenti, sono veramente forti e promettenti. Hanno tutti delle potenzialità incredibili e sono sicura che ci daranno delle belle soddisfazioni“.
Come vedi invece il suo sviluppo nel nostro paese? Anche a livello mediatico.
“Penso che a livello mediatico ci sia ancora tanto da fare. Sicuramente è uno sport impegnativo da capire per i non addetti ai lavori, quindi è più difficile far appassionare il pubblico, ma sono fiduciosa rispetto al fatto che piano piano possa arrivare ad essere conosciuto e apprezzato anche da chi non lo pratica“.