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Joel Retornaz: “Le sconfitte ci hanno temprato. Non possiamo nasconderci verso Milano Cortina 2026”

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Joel Retornaz Italia curling
Joel Retornaz/ LaPresse

Un inciampo europeo che fa parte del percorso, un tabù semifinale che prima o poi sarà sfatato, un obiettivo ambiziosissimo per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026. È iper motivato Joel Retornaz, skip della Nazionale maschile di curling pronto a vivere una seconda parte di stagione che si dipanerà tra gli impegni dello Slam e gli attesissimi Mondiali di Moose Jaw (Canada). Sullo sfondo i Giochi in casa, dove la posta in gioco sarà altissima.

In uno sport sui generis che vive di situazioni, l’azzurro crede fermamente nella forza della propria formazione, esplosa letteralmente nelle ultime annate sportive ottenendo risultati prestigiosi come le vittorie nel Grand Slam e il bronzo ai Mondiali 2024 dopo un cammino lungo, tortuoso e difficile. Proprio in quest’ottica, il recente “passo falso” degli Europei di Lohja (dove i nostri ragazzi si sono fermati al Round Robin) sembra non preoccupare il Capitano della squadra nostrana, ben focalizzato sui prossimi impegni.

Joel, ormai sono passate tante settimane dalla fine dei Campionati Europei, terminati con il mancato accesso in semifinale. Per molti è stato un passo falso, ma forse è stata semplicemente una battuta d’arresto che fa parte del percorso. A mente fredda, cosa non ha funzionato?

Credo faccia parte del percorso, non la vedo come una battuta d’arresto o un passo falso. Bisogna capire in che prospettiva la si vede: per quello che abbiamo dimostrato negli ultimi anni, può essere considerato un passo falso in quanto siamo stati sempre lì tra le prime squadre d’Europa, cosa che non era assolutamente scontata fino a qualche anno fa. Adesso è chiaro che ci siamo abituati a dei risultati importanti da parte nostra e quindi quando questi risultati non vengono raggiunti lo si può percepire come un fallimento. Per me però, ripeto, fa parte del percorso. C’è da tenere in considerazione che in tutto il movimento internazionale si è alzato molto il livello, non dobbiamo dimenticare inoltre che comunque abbiamo portato a casa sei vittorie tre sconfitte, un risultato che di solito ti permette di accedere ad una semifinale agli Europei. Purtroppo abbiamo perso le tre partite sbagliate che, poi, per una serie di risultati e di combinazioni ci han fatto star fuori dai play-off, ma ci sono squadre che si sono qualificate con lo stesso nostro ruolino di marcia, quindi diciamo che sicuramente il risultato non è quello che volevamo ottenere, ma non possiamo neanche troppo piangerci addosso perché comunque abbiamo fatto un Europeo abbastanza buono“. 

Fino a poco tempo fa eravate considerati gli outsider del torneo, oggi invece partite da favoriti per le prime quattro posizioni. Questa nuova dimensione vi ha pesato? Avete sentito il peso delle aspettative?

Non l’abbiamo patita troppo questa cosa; secondo me la nostra crescita ha cambiato non tanto noi, quanto i nostri avversari; se prima quella dell’Italia poteva essere considerata una partita abbordabile, oggi che siamo tra i favoriti per i play-off i nostri avversari mettono un qualcosa in più per evitare di affrontare il match sottogamba; per questo motivo riescono a portare sul ghiaccio delle performance di altissimo livello che comunque ci mettono in difficoltà; quando si vince, non è mai scontato“.

A proposito, quali team vedi in forte crescita?

“Direi sicuramente la Germania, non era tra le prime formazioni a livello continentale da parecchi anni, era da un po’ di tempo che non riusciva a primeggiare e ha vinto l’Europeo da outsider. La loro formazione è molto giovane e darà del filo da torcere a tutti in questa stagione. Poi se riusciranno a mantenere questo livello anche nei prossimi anni non lo sappiamo, ma è certo che si tratta di una realtà importante. Nessuno si aspettava che potessero essere a questi livelli. La stessa Norvegia sta facendo bene, ci hanno messo in difficoltà. E’ una squadra altalenante, ma ha esperienza e ha fatto tante competizioni di questo livello. Attenzione però: io quando parlo di formazioni parlo di squadre, non di movimento nazionale, è un po’ come il nostro caso. Il nostro risultato non rispecchia il movimento generale italiano, la stessa cosa vale per Germania e Norvegia. Al contrario per esempio di Scozia e Svizzera che hanno investito tanto e si trovano con più di una formazione di alto livello. Non a caso tra le prime sedici che partecipano al Grand Slam troviamo più di una formazione scozzese e più di una formazione elvetica. Germania e Norvegia hanno sostituito un po’ quelle che alla vigilia dovevano formare il quartetto finale assieme a Scozia, Svizzera, ossia Italia e Svezia che sono trovate invece fuori dalle prime quattro per un discorso di classifica avulsa, di scontri diretti e quant’altro: la campionessa olimpica in carica Svezia è rimasta fuori con lo stesso numero di vittorie e sconfitte nostro”. 

Da un punto di vista strategico, come avviene lo studio degli avversari? Le competizioni di curling sono strutturate in un modo che non permette di visionare quello che stanno facendo gli altri, visto le tante prove in contemporanea…

Lo studio dell’avversario si fa eventualmente prima della competizione. È difficile che una squadra vada a modificare il proprio modo di giocare durante la competizione in corso, poi si può decidere di affrontare una partita in un modo piuttosto che in un altro giocando un po’ più offensivo piuttosto che difensivo, però fondamentalmente lo stile di gioco delle squadre è sempre quello, quindi sappiamo che partita andremo ad affrontare ancora prima di scendere sul ghiaccio, indipendentemente dal momento della competizione in cui ci troviamo“. 

È incredibile come la squadra maschile e femminile abbiano avuto un exploit quasi in contemporanea. Arriva un momento in cui si mette tutto a posto, dove si fa un passo in avanti significativo. Come interpreti la crescita italiana nelle due categorie?

Credo che i due percorsi siano diversi; nonostante oggi le due formazioni facciano parte dell’élite mondiale, il percorso è stato differente. Il team maschile viene da tanti anni di sconfitte e di batoste. Io mi ci metto per primo, perché comunque ho iniziato nel lontano 1994 e sono arrivato a giocarmi gli Slam nelle ultime tre stagioni dopo aver passato anni bui in termini di risultato; il percorso è stato simile anche per i miei compagni di squadra. Quindi prima abbiamo dovuto mandare giù tante sconfitte; questo ci ha fatto crescere con un percorso abbastanza lento e difficoltoso. Oggi non dico che apprezziamo molto di più quello che abbiamo, ma sappiamo che è frutto veramente di tanto lavoro e di tanto sacrificio. Le atlete del femminile sono riuscite ad arrivare a questi livelli in maniera un po’ più facilitata. Anche perché comunque sono molto più giovani di alcuni della mia squadra, hanno meno rospi mandati giù e si sono trovate nel posto giusto al momento giusto. Magari il nostro esempio le ha aiutate, ma comunque si sono trovate in una situazione in cui molte squadre femminili avevano smesso di giocare, ci sono stati anche dei cambi in alcune squadre per via di maternità e quant’altro. Sono così riuscite ad entrare in un circuito dentro il quale sono rimaste con merito“.

La sensazione è che resti ancora l’ultimissimo passaggio. Cosa manca ancora a questa Italia? Forse un pizzico di esperienza in più nelle partite che contano?

L’esperienza è fondamentale quando si gioca a certi livelli, mi sento però di dire che la mia formazione già abbia un’esperienza sufficiente. Io nel 2025 farò 42 anni, quindi ho esperienza da vendere. Amos Mosaner poi è classe ’95, Sebastiano Arman classe ’97, anche loro hanno alle spalle parecchie competizioni internazionali. Direi che ci manca veramente poco, ma dire cosa è difficile. In tanti possono pensare che abbiamo il complesso della semifinale perché ci siamo fermati ormai negli ultimi anni tante volte lì sia in campo mondiale che europeo. Però io non credo che abbiamo il complesso della semifinale, è brutto da dirsi, ma si tratta di situazioni che fanno sì che le partite vengano perse o vengano vinte. Nel curling vince chi sbaglia meno, questo è da sottolineare. Un piccolo errore può costare caro, soprattutto in campo maschile, dove qualsiasi sbavatura la paghi. Ne abbiamo giocate veramente tante, difficile trovare motivazioni sul perché le abbiamo perse se non nel mero errore tecnico. Quindi secondo me l’unica cosa da fare è rimanere lì sul pezzo, continuare ad allenarsi in un certo modo, cercare di voler raggiungere sempre i migliori risultati ed essere sempre migliori cercando di fare meglio giorno dopo giorno. Io sono convinto che quella semifinale la vinceremo, chissà se non lo faremo proprio nel momento in cui conta di più. Non dimentichiamoci che come formazione abbiamo vinto quattro Slam nelle ultime due stagioni; per vincere un Grand Slam, devi passare da una semifinale. Quindi è vero che si tende sempre a pensare al Campionato Europeo, al Mondiale e all’Olimpiade perché poi alla fine sono quelle le medaglie pesanti che contano, però gli Slam come livello non hanno niente da togliere alle competizioni appena citate”.

In più sono fondamentali appunto per conoscere meglio gli avversari…

“Il curling è uno sport strano. Abbiamo fatto il Mondiale ad aprile, lì abbiamo battuto il Canada di Brad Gushue e abbiamo perso in semifinale da Edin della Svezia. La settimana dopo li abbiamo incontrati entrambi per una fatalità nel girone dello Slam e abbiamo perso contro i canadesi che avevamo battuto la settimana prima e abbiamo vinto contro Edin; quindi questo fa capire quanto sia imprevedibile il curling e quanto siano le situazioni spesso a dettare il risultato finale di una partita”.

Durante i Campionati Italiani di pattinaggio di figura il Presidente della FISG Andrea Gios ha dichiarato di voler ambire a conquistare almeno una medaglia in tutte le discipline del ghiaccio. Il curling in questo senso gioca un ruolo da protagonista, visto che può puntare a tre metalli in ogni specialità. Dirlo è un azzardo?

Partiamo dal facile, dal doppio misto. L’Italia è campionessa Olimpica in carica, quindi di sicuro potrebbe ripetersi soprattutto in una specialità dove è più facile primeggiare; lì ci sono un po’ più di aspetti da considerare, oltre che la prestazione vera e propria, devi imbroccare la settimana buona, ci sono tante variabili, è meno pronosticabile. L’Italia appunto parte da detentrice del titolo, quindi non possiamo nasconderci dietro un dito. Nel maschile beh, abbiamo terminato la stagione scorsa come numeri uno al mondo. Quindi anche lì non possiamo troppo nasconderci: l’ho detto nelle altre tre edizioni in cui ho partecipato credendoci magari un po’ meno, adesso sicuramente credo che abbiamo tutte le carte in regola per poter fare una medaglia e lo dico con la consapevolezza che magari non avevo in passato. Ma lì era più un sogno nel cassetto che qualcosa di tangibile. Le ragazze hanno dimostrato di riuscire ad attestarsi tra le prime sia in campo mondiale che europeo, dunque non è per niente sciocco dire che in tutte e tre le discipline potremmo puntare ad una medaglia. Non è un’eresia”.

Inutile dire che per i Mondiali, previsti in Canda tra marzo ed aprile, l’obiettivo sarà quello di arrivare più in alto possibile…

L’obiettivo è quello di far meglio di quanto abbiamo fatto l’anno scorso, dove abbiamo ottenuto una bellissima medaglia di bronzo, sappiamo che abbiamo il potenziale per riuscire a far qualcosina in più“.