Nuoto
Marco Pedoja: “Vedo tanti nomi nuovi verso Los Angeles 2028. Ricordo un dettaglio dell’oro di Martinenghi”

È stato Marco Pedoja l’ospite dell’ultima puntata di “Swin Zone” in onda sul canale Youtube di OA Sport. Il tecnico delle nazionali giovanili, nonché storico allenatore di Nicolò Martinenghi, si è raccontato a 360°, partendo ovviamente dal momento clou, ovvero la medaglia d’oro del ranista azzurro agli ultimi Giochi Olimpici di Parigi 2024.
“Sono passati 8 mesi ma per me è come se fosse ieri, ovviamente. L’immagine che più mi è rimasta nella mente è quella della luce del blocco di Nicolò al momento del tocco. Da dove eravamo nella piscina non capivamo come fosse andato il tocco finale, per cui ci siamo affidati alla luce. Quando ho visto che quella rossa si è accesa sulla sua corsia ho capito che aveva vinto. L’immagine che mi rimane è quella”.
Un rapporto tra i due che ha valicato la vasca. “Con Nicolò posso dire che siamo cresciuti insieme. Sapevo che era un’atleta con grandi potenzialità, ma quanti ne abbiamo visti perdersi o raggiungere un risultato e, soprattutto a livello di testa, vivere un blocco, uno stallo, una difficoltà e cambia tutto. Il suo oro di Parigi? Un risultato super, forse inaspettato per molti. Io, invece, me lo sentivo. Anzi, lo dicevo già con gli amici dopo il Sette Colli. Bravo lui a piazzare la zampata al momento giusto. La gara perfetta che c’eravamo detti di fare prima del via”.
La separazione tecnica è arrivata in maniera naturale sentendo le parole del tecnico varesino: “Già all’inizio della stagione ci eravamo parlati sull’argomento. Lui aveva un po’ di difficoltà a livello di stimoli per proseguire, per tante motivazioni personali e logistiche. Ci siamo goduti l’ultimo anno senza mai pensare che lo fosse davvero. Poi dopo che a Parigi ha vinto quando eravamo in pullman parlavamo di cosa fare nel 2025. Senza pensarci. Dopo la vacanze, però, Nicolò mi ha parlato e abbiamo ragionato. Penso che ci siamo lasciati nel momento migliore”.
Come detto, Marco Pedoja non è più l’allenatore di Martinenghi, ma è diventato tecnico a livello di nazionali giovanili. “Un ruolo che mi piace e penso mi si addica. Non tanto perché non mi piaccia il nuoto dei grandi ma, forse, dentro di me, mi diverte di più e mi stimola maggiormente questo ruolo. Forse mi riesce anche meglio. Fare crescere questi ragazzi è bellissimo, condurli fino al risultato finale. Per me dev’essere così: dal basso arrivano i giovani che devono mettere in discussione i grandi. Penso sia fondamentale mettere un po’ di incertezza”.
Pedoja parla poi della sua filosofia con i più giovani: “Io credo che il divertimento sia fondamentale. La base di tutto. Credo che si debba uscire da ogni gara con il sorriso. Anche se sei andato male. Anche se non hai trovato il tempo che volevi. Il bicchiere dev’essere sempre mezzo pieno. Ok il piazzamento non è quello che sognavi, ma devi sempre pensare che hai migliorato in un aspetto, hai messo in pratica qualcosa che hai provato. Imparare dai propri errori”.
Quali saranno i nomi verso Los Angeles 2028? “Oltre alla scontata Sara Curtis, ci sono diversi atleti e atlete pronti a fare bene. Tra le donne direi Santambrogio, nome già conosciuto, che ho visto allenarsi. Atleta ben seguita e talento del delfino. Direi anche Burato nella rana. Ha un gran fisico e sa nuotare davvero bene. Poi le ragazze dei 200 sl, come Sama o Nannucci. Senza dimenticare anche Alessandra Mao classe 2011”.
“Tra i maschi – conclude – non si può non citare D’Ambrosio. Ormai non lo considero più un giovane, dopotutto ha già disputato una Olimpiade. Nella rana c’è ovviamente Mantegazza. Mi sembra molto forte e penso che potrà segnare il record italiano nei 200. Molto bene anche il dorso maschile. Un nome un po’ fuori traccia? Viberti”.