Seguici su

Sci Alpino

Sci alpino, la “disciplina regina” dei Giochi invernali rischia l’estinzione? Le sfide poste dalla sicurezza e dal clima

Pubblicato

il

Goggia LaPresse

La stagione 2023-24 dello sci alpino volge al termine. Verrebbe da dire “per fortuna”, perché quella prossima a chiudersi è stata un’annata di pura sofferenza sotto svariati punti di vista. In primis per i dubbi concernenti alla sicurezza, sollevati dai tanti (troppi) infortuni susseguitisi senza soluzione di continuità.

Sotto questo aspetto si potrebbe riciclare la frase di lancio del film di culto “Highlander, l’ultimo immortale”, che nel 1986 venne pubblicizzato dallo slogan “ne resterà soltanto uno”. Nel caso di specie, non sarebbe riferito alla razza dei guerrieri immortali di cui si narra nella pellicola, bensì in relazione agli atleti in grado di concludere la stagione senza alcun incidente di rilievo.

A fine gennaio si era già sviluppato il tema della sicurezza, auspicando una riflessione da parte della Fis relativamente al modo in cui vengono strutturati i calendari e alle misure “passive” per ridurre i rischi insiti a uno sport che, volenti o nolenti, ha dentro di sé una dose di pericolo, soprattutto nelle discipline veloci. In tal senso i segnali sembrerebbero essere stati recepiti dal management e si può essere ottimisti in merito.

Sport Invernali, hanno ancora senso le federazioni nazionali? O va seguita la strada del ciclismo? Il dibattito è aperto

Cionondimeno, la sofferenza di cui si è parlato in apertura riguarda soprattutto le cancellazioni a raffica accusate dallo sci alpino. Sarebbe stucchevole elencarle tutte, poiché non finiremmo più. Sul sito della Federazione Internazionale la scritta rossa “Cancelled” compare con sempre più frequenza e invadenza.

Non è tanto una questione relativa alle singole specialità. Lapalissianamente, la discesa libera ha più possibilità di patire un annullamento perché molto più impegnativa sul piano organizzativo. Bisogna svolgere almeno una prova, dinamica che implica come de facto servano almeno due giorni per disputare una gara, raddoppiando le incognite relative al meteo. Inoltre gli spazi necessari a un’Abfahrt non sono certo gli stessi di uno slalom.

Però veniamo da un weekend in cui sono stati stralciati lo slalom e il gigante di Kranjska Gora, letteralmente liquefatti dalla pioggia. A Saalbach, in questi giorni, sono previste massime di 17°C! Dunque, nulla è al riparo. Se sulla sicurezza si può agire meramente di umano ingegno, con le condizioni meteo è obbligatorio adattarsi.

Non c’è la presunzione di affrontare un discorso sui massimi sistemi del cambiamento climatico. Perché e percome questo si stia verificando, se davvero sia un mutamento destinato a diventare sempre più marcato, oppure una “fase calda” a cui nel giro di qualche decennio ne seguirà una “fredda” non sono materie per chi gestisce lo sci alpino.

Il management di questo sport deve occuparsi di salvaguardarne la prosecuzione. Pertanto si prenda atto del fatto che programmare gare a 800 metri di quota sulle Alpi a metà marzo significa tirarsi la zappa sui piedi da soli. Le soluzioni di contingenza ci possono essere. Bisogna, però, ingegnarsi per trovarle.

Come? Gli strumenti non mancano. La struttura dei calendari è il primo, scegliendo con elucubrazione dove e quando andare. Come detto, ponderare al meglio spostamenti, località e discipline sarebbe propedeutico anche a ridurre i rischi di “tirare il collo” agli atleti dal punto di vista fisico.

Il cerino è in mano ai “padroni del vapore”. Tenere in piedi il tendone del Circo Bianco non è solo una questione di dovere o di rispetto nei confronti di una tradizione ultra-secolare. È una banale faccenda di interesse. Nella primavera del 2024 lo sci alpino non dovrà discutere semplicemente su temi relativi alla propria evoluzione, bensì su quelli inerenti alla sopravvivenza stessa.

In conclusione, si vogliono porre un paio di domande a tutti. Da chi si trova nella stanza dei bottoni all’appassionato occasionale. Dove e come si vede lo sci alpino del 2034 o del 2049?

Le nuove generazioni arriveranno all’età adulta potendo assistere ancora a una discesa libera come la conosciamo oggi? Oppure lo sci alpino del 2054 sarà divenuto uno sport indoor, fatto solo slalom in ski-dome? “Ai posteri, l’ardua sentenza” come si suole dire. Posteri che, però, giudicheranno quanto verrà deciso in questi anni cruciali.