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Biathlon

Biathlon, l’Italia maschile apre i provini per un ruolo da co-protagonista. Qualcuno verrà scritturato?

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Didier Bionaz

Tommaso Giacomel e Lukas Hofer a parte, l’Italia del biathlon maschile è dotata di una batteria di atleti che hanno in comune il tratto di essere venuti al mondo tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. Sono dunque ancora giovani per i canoni attuali della disciplina. Pertanto non è peregrino sostenere che tutti abbiano margine di crescita. Quanto ampio esso sia e se mai l’ipotetica ascesa diverrà realtà, è impossibile dirlo. Di sicuro, non mancano i cosiddetti “prospetti”.

Fra di essi il più interessante resta Didier Bionaz, che di Giacomel era considerato il “gemello agonistico”, essendone coetaneo e avendo a lungo seguito un percorso parallelo a quello del trentino. Cionondimeno, nell’ultimo biennio le parabole dei due hanno diverto in maniera evidente. Uno ha “acceso il secondo stadio” e ha raggiunto la velocità necessaria a entrare in orbita, l’altro invece non è ancora riuscito a dar fuoco alle polveri allo stesso modo.

L’impressione è che nel momento in cui i carichi di lavoro sono stati aumentati, dinamica necessaria se si vuole raggiungere la stratosfera del biathlon, l’organismo di Giacomel abbia reagito in maniera ottimale, comportandosi come una molla. Viceversa, il corpo di Bionaz non ha generato la medesima “risposta elastica”, accartocciandosi. Ognuno ha le proprie peculiarità e, proprio per questo, non si può escludere che il valdostano, in futuro, tocchi a sua volta le stesse quote del coetaneo. Se questo futuro si concretizzerà o meno non si sa, nessuno ha la sfera di cristallo. Di sicuro, le carriere possono seguire percorsi differenti le une dalle altre.

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A proposito di “percorsi differenti”, veniamo al caso di Elia Zeni. Di un anno più giovane di Giacomel e Bionaz, il ventiduenne trentino ha calcato una strada tutta sua, poiché non era ritenuto all’altezza di svariati coetanei o colleghi più giovani. Con dedizione e pervicacia ha saputo raggiungere un livello tale da permettergli di entrare in zona punti di Coppa del Mondo. C’è grande curiosità attorno a lui, poiché il 2023-24 sarà la sua prima vera stagione preparata “assieme ai grandi”. Chissà che non possa salire ulteriormente di colpi, divenendo un punto fisso della squadra azzurra.

Patrick Braunhofer e Daniele Cappellari hanno in comune il fatto di sparare benissimo, ma di pagare dazio sugli sci. Per entrambi, il proverbiale “salto di qualità” passa da un miglioramento nello sci di fondo. Il figlio d’arte altoatesino, per la verità, qualche segnale in tal senso lo ha già dato, ma almeno sinora ha dovuto confrontarsi con una salute piuttosto cagionevole, a causa della quale non ha ancora trovato continuità nel suo processo di maturazione.

In tema di figli d’arte, David Zingerle e Daniele Fauner stanno ancora cercando la loro dimensione in Coppa del Mondo, facendo sovente la spola tra il massimo circuito e quello cadetto, dove si confrontano con i vari Michele Molinari, Iacopo Leonesio e Cedric Christille. Si vedrà se qualcuno di questi avrà modo di crescere in maniera apprezzabile. Nel frattempo, sta già arrivando una nuova generazione, dalla quale potrebbe emergere qualcosa di buono. È però ancora prematuro fare qualsiasi genere di considerazione su chi è nato dal 2003 in poi.

Foto: La Presse