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Biathlon, l’Ibu ricorda agli atleti di non puntarsi la carabina addosso. Incredibile, ma vero!

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Chiunque abbia avuto a che fare con delle armi da fuoco e abbia ricevuto un’educazione responsabile in merito, conosce a memoria i 4 principi fondamentali per garantire la sicurezza a sé stessi e agli altri. Numero 1, considerare ogni arma sempre come carica. Numero 2, non puntare mai la bocca da fuoco verso qualcosa o qualcuno che non si vuole colpire. Numero 3, tenere sempre il dito lontano dal grilletto fino a quando non si è pronti a sparare. Numero 4, assicurarsi sempre di cosa c’è alle spalle e ai lati del bersaglio a cui si vuole sparare.

Il biathlon è, ovviamente, uno degli ambiti dove queste regole vengono instillate in chiunque pratichi la disciplina. In maniera efficace, perché al poligono vengono sparate decine di migliaia di colpi ogni inverno senza che si registri il benché minimo incidente. D’altronde c’è poco da scherzare. Una distrazione, anche minima, può costare una vita umana. Evidentemente è questa la ragione che ha spinto la federazione internazionale a ribadire un concetto che, teoricamente, dovrebbe essere acquisito. Mai puntare la carabina contro sé stessi!

È palese come quanto accaduto durante la staffetta mista di Pokljuka della scorsa stagione non sia passato inosservato. L’8 gennaio, Thierry Langer è caduto in discesa. Arrivato al poligono ha trovato la diottra della propria arma ostruita dalla neve. Allo scopo di pulirla, l’esperto belga classe 1991 ha ruotato la carabina in senso verticale e cominciato a soffiare, con il risultato di puntarsi la canna in faccia in diretta televisiva. La calibro 22 era scarica, ma l’azione è in aperto contrasto con i primi due principi fondamentali di sicurezza. Soprattutto, non forniva certo una bella immagine.

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Qualcosa di simile lo si era visto già a Oberhof nel 2013, quando il tedesco Florian Graf si comportò allo stesso modo. Il teutonico venne, difatti, squalificato. Viceversa, Lange non è stato sanzionato. Verosimilmente perché, prima di pulire la diottra, ha tolto il caricatore. Cionondimeno, l’accaduto ha attirato forti critiche nei confronti dell’Ibu, che non è rimasta sorda alla vox populi, decidendo di effettuare un proverbiale giro di vite sulla policy da tenere al poligono. Non ci sarà più spazio discrezionale in merito alle sanzioni, qualsiasi comportamento pericoloso verrà punito con la squalifica.

Niente di strano, in linea teorica. Però, all’atto pratico, è quasi sconvolgente apprendere come un organo di governo sportivo si debba preoccupare di ricordare agli atleti concetti che dovrebbero essere acquisiti e scontati. Un po’ come rammentare a una persona adulta di non mettere le dita nella presa della corrente elettrica o non toccare un fuoco. Per carità, prevenire è sempre meglio di curare, ma davvero siamo arrivati a questi livelli? Viene da citare la battuta pronunciata da Ellen Ripley nel film Aliens – Scontro finale: “Il quoziente intellettivo è precipitato mentre ero via?”. Il dubbio del personaggio interpretato da Sigourney Weaver è legittimo nel biathlon del 2023.

Foto: La Presse