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Ciclismo, Dino Salvoldi: “Abbiamo capito cosa serve agli juniores per fare carriera. Torneremo forti nelle corse a tappe”

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Dino Salvoldi

Nel finale di stagione è sempre tempo di bilanci, quindi ne abbiamo approfittato per raggiungere telefonicamente il commissario tecnico della nazionale Juniores Dino Salvoldi, che, dopo aver guidato per tanti anni il movimento femminile, è stato chiamato a portare nuovo vigore al settore strada e pista dei più giovani: “Lo scorso anno per me è stato un anno di “apprendistato” che mi è servito molto per conoscere le persone di un settore che avevo sempre vissuto indirettamente. La prima e unica richiesta che ho fatto – quando mi è stato detto che avrei dovuto seguire la categoria – è stata quella di riunire sotto un’unica struttura tecnica il settore strada e pista, perché non volevo che venissero penalizzati i ragazzi della pista e non venissero quindi obbligati a scegliere tra una disciplina e l’altra. La passata stagione mi è anche servita per conoscere la categoria al di fuori dei nostri confini e quindi il livello dell’attività internazionale: il nostro settore era in difficoltà e lontano dall’essere protagonista, a differenza di quest’anno in cui il gap è stato colmato“.

Quali correttivi hai cercato di apportare? Il sistema utilizzato in campo femminile, che ha prodotto la nidiata attuale di campionesse, sta venendo replicato?

“E’ chiaro che i numeri e il livello medio del ciclismo maschile sono ancora più alti, però nelle prestazioni di livello questa differenza viene meno. Abbiamo cercato di dare più continuità – iniziando presto durante la stagione – agli allenamenti su pista dando quindi l’opportunità a tanti ragazzi di frequentarla per poter gareggiare su pista, ma anche usandola come mezzo di preparazione. Parallelamente oltre all’attività agonistica, sia su strada che pista, abbiamo inserito dei mini raduni mensili (di tre giorni circa, ndr) con un gruppo iniziale di riferimento e chiaramente aperto, dove abbiamo cominciato a monitorare con maggior continuità i ragazzi”.

Si dice sempre che il ciclismo italiano va riformato dalla base. Sei d’accordo? E questo sta avvenendo? Le società sono disponibili a lavorare di concerto con lo staff tecnico e con la Federazione?

“E’ una presa di coscienza che dobbiamo fare guardando la realtà perché non possiamo continuare a pensare a com’eravamo perché il gap si amplifica sempre di più. Dobbiamo adeguarci alla realtà attuale. Ho trovato molta disponibilità da parte delle società e persone molto competenti. La percezione che abbiamo è quella di sentirci seguiti, poi è chiaro che tutto questo non si deve limitare esclusivamente alle scelte che un commissario tecnico deve fare, ma che ci sia un percorso di rivalutazione totale del nostro ciclismo per offrire ai ragazzi di questa generazione delle buone prospettive”.

Parliamo di corridori: Luca Giaimi e Juan David Sierra… 

“David è un corridore affamato, ha delle grandi qualità atletiche, ha avuto una grande evoluzione rispetto al primo anno e credo che potrà avere una carriera da grande corridore. Luca invece è un atleta ancora tutto da scoprire soprattutto sotto un punto di vista tecnico, quindi bisognerà aspettare e probabilmente avrà bisogno di più tempo e fiducia. E’ un ragazzo intelligente e con grandi potenzialità”. 

Lorenzo Mottes e Lorenzo Finn hanno le caratteristiche giuste per emergere un domani come corridori da corse a tappe?

“Mottes è stato una bellissima sorpresa di questa stagione, Finn è un primo anno e quindi lo avrò anche la prossima stagione e ci conto molto, deve migliorare tanto sotto il punto di vista tecnico e tattico”.

Senti di avere una responsabilità importante, che è quella di rilanciare il ciclismo italiano? I campioni del domani passeranno da te…

“Prima non eravamo messi male, quest’evoluzione della categoria è iniziata non di più di quattro/cinque anni fa e quindi c’è stato un momento di assestamento. Adesso abbiamo capito cosa richiede il ciclismo attuale già tra gli Juniores e dobbiamo essere veloci ad adeguarci e bravi ad anticipare gli altri. Questo è quello che dobbiamo fare per far sì che i nostri ragazzi possano avere ambizioni di carriera”. 

Saronni ha detto che “il ciclismo italiano ha il destino segnato”. Tu la pensi diversamente?

“Abbiamo ancora una grande forza nei numeri, nonostante l’appeal di altri sport sia più attraente per le nuove generazioni. La storia ci insegna come a cicli e lavorando bene senza lasciare nulla al caso torneremo ad avere grandi corridori anche nelle corse a tappe che è il nostro punto debole oggi e per questo abbiamo bisogno di più tempo”. 

Quali saranno invece i tuoi prossimi impegni?

“Settimana scorsa abbiamo terminato le valutazioni degli atleti dell’anno 2007 che sono i ragazzi che da allievi passeranno Juniores e ad inizio novembre cominceremo a formare un primo gruppo per l’attività su pista e quindi riprenderemo contatto con le società mettendoci a loro disposizione per condividere i programmi di allenamento. Per le gare invece aspetteremo la primavera. Quest’inverno sarà utile per gli incontri, i colloqui e la preparazione. Poi quando Villa ha bisogno di me sa che ci sono, sono a sua disposizione per aiutarlo”. 

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