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Salto con gli sci

Sophie Sorschag, la “Lara Colturi del salto con gli sci”, che sogna di regalare una medaglia olimpica al Kosovo

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Sophie Sorschag

Nella giornata di lunedì 30 ottobre è arrivato l’ultimo, definitivo, semaforo verde per Sophie Sorschag, saltatrice con gli sci austriaca. Pardon, kosovara. Perché la notizia riguarda proprio la possibilità di (ri)vederla al via delle gare di Coppa del Mondo, che per le ragazze volanti cominceranno a Lillehammer, nei primi giorni di dicembre.

Chi non fosse avvezzo all’ambiente dello skispringen, deve sapere che Sorschag sta per compiere 25 anni, essendo nata il 14 novembre del 1998 a Villach, non lontana dal confine italiano. La carinziana ha intrapreso una carriera agonistica che, nel corso del tempo, l’ha portata a ottenere tre piazzamenti nella top-ten nel massimo circuito ed essere inserita nel quartetto fregiatosi della medaglia d’oro nella prova a squadre dei Mondiali di Oberstdorf 2021.

Un traguardo non banale, considerando come l’Austria sia una superpotenza della disciplina e la concorrenza interna nell’ottica dei team event iridati sia elevatissima. Successivamente Sorschag ha anche partecipato ai Giochi olimpici di Pechino 2022, seppur vedendosi promossa dal ruolo di “riserva” a quello di titolare a causa della positività al Covid della caposquadra Marita Kramer, atrocemente beffata dal virus influenzale a ridosso di una manifestazione a Cinque cerchi dove si sarebbe presentata da favorita assoluta.

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Dopodiché, nella primavera 2022, è accaduto qualcosa di poco chiaro. L’atleta ha rotto qualsiasi legame con la sua federazione (Ösv). In un’intervista dell’epoca aveva dichiarato di essere stata “fatta fuori” dallo staff tecnico. L’ente federale aveva negato questa lettura, affermando come fosse stata l’atleta a tagliare qualsiasi ponte. Poco importa la forma, la sostanza è che la saltatrice se è andata sbattendo la porta.

Sorschag non ha però voluto porre fine alla propria carriera. L’unica soluzione era quella di cambiare bandiera. Accompagnata dal proprio tecnico di fiducia, lo sloveno Jure Radelj, ha cominciato una serie di trattative con diverse federazioni nazionali. Svezia, Estonia, Bulgaria. Tutte strutturate e dotate di un movimento dai numeri esigui nel salto con gli sci, seppur in grado di produrre qualche eccellenza. Alfine, però, la carinziana si è sorprendentemente paracadutata in Kosovo.

Tradizione in termini di salto con gli sci? Zero. Atleti prodotti nel corso di un secolo abbondante di storia? Zero. Neppure ai tempi della Jugoslavia o della Serbia, sia chiaro. La federazione kosovara di sci è membro della Fis dal 2011. Nel suo organigramma figurano tre persone. Un presidente (Miamil Kelmendi) e due vice-presidenti, ovvero un medico (Shyqyri Mema) e un professore di educazione fisica (Bujar Turjaka). La sede è nello stesso palazzo in cui è stanziato il comitato olimpico (alla cui presidenza Kelmendi fu in passato candidato, venendo però sconfitto). Comunque, esiste. Qualcosa, a livello di sci alpino, lo si è visto. Almeno in termini di fare atto di presenza qua e là. L’arrivo di Sorschag dota il Kosovo di un’atleta in grado di lasciare il segno nel massimo circuito, seppur di un altro ambito, sinora inesplorato.

“Il nostro obiettivo è di tornare in Coppa del Mondo immediatamente – ha dichiarato Jure Radelj – “anche se non sarà semplice ritrovare il ritmo delle gare dopo una pausa così lunga (quasi due anni, nda). Sophie è quel genere di personaggio che può far nascere un movimento in Kosovo, dove si vuole costruire un piccolo trampolino per incoraggiare i bambini a praticarlo”.

Sorschag stessa fa eco al suo allenatore: “Volevo gareggiare per una nazione che apprezzi il mio lavoro e dove sono la benvenuta. Ecco perché sono felice di rappresentare il Kosovo, dove le persone sono ospitali e amichevoli. Il mio obiettivo è di vincere una medaglia olimpica. So che questo Paese ha già conquistato 3 ori nello judo. Questo fatto rappresenta una grande motivazione”.

Parole forti, obiettivi ambiziosi, verosimilmente sogni destinati a restare tali. Cionondimeno, mai dire mai. Per quanto vi sia una probabilità infinitesimale che Sorschag si fregi di un pendaglio metallico a Milano-Cortina 2026 (o in altre edizioni successive), quella possibilità, esiste. Come la federazione kosovara di sci, destinata a entrare nella geografia della disciplina in tempi brevi.

Il caso di Lara Colturi è, per motivazioni che ne hanno portato alla genesi e per età dell’atleta, totalmente differente. Il punto in comune è quello di salutare la propria federazione per legarsi a una struttura di dimensioni esigue, peraltro di Paesi culturalmente affini.

È analogo anche il fine. Non essere frenate da alcun vincolo esterno al merito sportivo. Sorschag, come Colturi, ha investito su sé stessa. La sciatrice azzurra, e la sua famiglia, hanno vinto la loro scommessa. Questo dicono i risultati del 2022-23. Vedremo se la saltatrice carinziana, con le debite proporzioni e i dovuti distinguo, saprà fare altrettanto.

Foto: La Presse