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Basket, Mondiali 2023: i convocati degli Stati Uniti. Pochi nomi altisonanti, ma star in ascesa come Banchero

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Paolo Banchero

Steve Kerr in panchina, Mark Few, Tyronn Lue ed Erik Spoelstra come vice. Questo il manico di Team USA ai Mondiali 2023, approcciati in maniera indubbiamente migliore dall’intero contingente americano rispetto a quelli del 2019. Se allora erano le rinunce a fioccare, e l’inevitabilità delle conseguenze psicologiche ha finito per pesare su una delle spedizioni più brutte da quando ci sono gli NBA, stavolta si è scelta una strada diversa. Quasi un profilo basso, niente superliste, ma semplicemente l’annuncio, pian piano, di chi sarebbe andato a giocare nel girone C contro Grecia, Nuova Zelanda e Giordania.

In Italia ha fatto chiaramente rumore la scelta di Paolo Banchero di andare a giocare per gli Stati Uniti, peraltro (sempre a proposito di comunicazione) con un modo decisamente rivedibile di gestire la questione all’esterno. Il ruolo della prima scelta assoluta al draft NBA 2022, però, non sembra l’uomo prossimo a essere cavalcato da Kerr vicino a canestro, da 4 o da 5 che sia. Il centro titolare, infatti, è Jaren Jackson Jr. per quel che s’è visto nelle cinque gare di preparazione. Il giocatore dei Memphis Grizzlies ha risposto tutto sommato bene, ed è anche stato l’unico con una certa costanza. Sia Banchero che Walker Kessler (Utah Jazz; difficile vederlo in campo per molti minuti) non sono infatti stati brillanti, mentre Bobby Portis (Milwaukee Bucks) ha viaggiato a corrente alternata.

Detto del fatto che un certo numero di problemi gli States potrebbero averli vicino a canestro, allontanandosi un po’ si possono trovare invece risorse di notevole spessore. Parliamo di Brandon Ingram; la seconda scelta assoluta del draft 2016, però, finora si è un po’ nascosto e non ha brillato come invece ci si sarebbe potuti attendere ed è un fatto un po’ particolare per uno che viaggia a 24 abbondanti di media a New Orleans. Ha convinto di più Cameron Johnson, ma anche lui con i suoi alti e bassi.

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Se il contributo da guardia/ala di Mikal Bridges (Brooklyn Nets come Johnson) è stato anch’esso piuttosto costante, senza picchi di rendimento, ma sempre con utilità per la squadra, è altrettanto vero che per Josh Hart ci sarà da soffrire pur di sperare di vedere il parquet una volta giunto in Asia; lui e Kessler sembrano decisamente quelli più fuori dalle rotazioni di Kerr tra tutti i partecipanti alla spedizione mondiale.

E veniamo ad Anthony Edwards: è fuor di dubbio lui che sta prendendosi i galloni di leader di questa selezione, con il picco della clamorosa prova da 34 punti con cui ha rimontato quasi da solo la Germania nell’ultima sfida di preparazione. A dargli (ampia) man forte c’è qualcuno che con i tedeschi avrebbe potuto anche giocare: Austin Reaves finora non ha mai deluso Kerr, andando sempre oltre la doppia cifra e dando un’opzione offensiva importante in più agli States. Ha salvato in più di un’occasione i Lakers, può farlo anche con Team USA.

L’altro uomo dal quale passeranno inevitabilmente le sorti della squadra americana è Jalen Brunson: il ventiseienne che ha vissuto una stagione strepitosa ai New York Knicks, con 24 punti di media, ha confermato di essere sull’onda lunga del momento vissuto nella Grande Mela e dalle sue mani possono passare in maniera abbastanza comoda punti come assist. Un ruolo da potenziale protagonista in uscita dalla panchina è riservato a Tyrese Haliburton, che è tra i giocatori in sempre maggior crescita dall’altra parte dell’Oceano e che qui, quando ne ha occasione, può mostrare alternativamente sia le doti realizzative che quelle di ottimo passatore.

Foto: LaPresse