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Formula 1

Cosa è successo in F1, perché è cambiato l’ordine d’arrivo e chi è stato penalizzato

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In questa epoca la Formula Uno ha raggiunto vette di appeal e seguito che non si erano forse mai viste nella sua ultra-settantennale storia. Ogni fine settimana, dopotutto, va a riscrivere i record in fatto di presenze. Come dimenticare il quasi mezzo milione di spettatori sulle tribune del Gran Premio d’Australia, oppure i 400.000 e passa di Austin, solo per citare due tappe del calendario. Come detto, cifre che spiegano perfettamente come la massima categoria del motorsport sia al suo apice assoluto. Il lavoro del suo CEO, Stefano Domenicali, a quanto pare, è andato nella direzione giusta, creando anche un seguito tra i giovani che ha del clamoroso e ha reso la F1 un evento globale, dagli Stati Uniti (che ora hanno ben tre Gran Premi) fino all’Europa.

La Formula Uno, tuttavia, in questo momento ha due grandi nemici. Uno, in pista, e stiamo parlando solo a livello di spettacolo, sia ben chiaro, si chiama Max Verstappen. Il bi-campione del mondo, effettivamente, sta procedendo con una andatura talmente superiore a tutti i rivali che sta “cannibalizzando” ogni turno, qualifica o gara, con un dominio che raramente si è visto nell’era recente. Ma, come sempre, bravo lui e straordinaria la Red Bull che ha messo in mano all’olandese una vettura sensazionale. Il maggiore “nemico” della Formula Uno, ed è inutile girarci attorno, è la Formula Uno stessa.

Per quale motivo? Quanto accaduto nella giornata di ieri e, più nel complesso, nel weekend tra i monti della Stiria, è andato a scrivere una pagina difficilmente commentabile del motorsport. Oltre 1.200 segnalazioni di violazione dei “track limits” della pista del Red Bull Ring (che, ringraziando il cielo, ha solamente 10 curve) sono un qualcosa di inaccettabile, che va a minare dalle fondamenta la credibilità del lato sportivo della F1. Tempi cancellati uno dietro l’altro, qualifiche che hanno visto piloti concludere senza nemmeno un tempo valido e che arrivavano ai box senza rendersi conto di dove, e come, avessero violato tali limiti. Poi si è arrivati alla gara, e si è andati davvero “oltre”.

F1, il nuovo ordine d’arrivo del GP d’Austria: cosa cambia e chi sono i tanti penalizzati

La domenica del Red Bull Ring ha visto lo spegnimento dei semafori, come tradizione, alle ore 15.00 e si è conclusa con l’ennesimo dominio assoluto di Max Verstappen, alle ore 16.30, minuto più minuto meno. Già dopo pochi giri dei 71 previsti la direzione gara ha iniziato a segnalare in maniera quasi schizofrenica che i piloti stavano andando a violare gli ormai famigerati track limits. Una volta, due volte, tre volte, bandiere bianco-nere, poi la penalizzazione. 5 secondi, che potevano diventare 10, e così via. In qualche modo l’ordine di arrivo è stato composto, ma non sapevamo che ci trovassimo solamente all’inizio di una vera e propria soap opera.

Attorno all’orario di cena, infatti, dal tracciato austriaco è rimbalzata la notizia che Aston Martin aveva presentato un reclamo proprio sulla questione track limits e, da li a poco, la FIA aveva confermato la liceità di tale protesta sul fatto che, secondo il team inglese, diversi piloti non erano stati penalizzati per le suddette violazioni. In soldoni, sarebbe arrivata una nuova pioggia di secondi da scontare. E così è stato. Proviamo a riassumere brevemente: Nick De Vries, che durante la gara si era già beccato 5 secondi per avere forzato un avversario fuori dal tracciato, ha ricevuto 15 ulteriori secondi per violazione dei track limits. Kevin Magnussen e Logan Sargeant ne hanno ricevuti 5, Carlos Sainz, Alexander Albon, Lewis Hamilton e Pierre Gasly 10, Yuki Tsunoda altri 15, quindi Esteban Ocon è arrivato addirittura al mezzo minuto!

Una situazione che, quindi, è andata a riscrivere completamente l’ordine di arrivo a 5 ore di distanza dal momento in cui Max Verstappen (con ampio agio sui rivali) aveva tagliato il traguardo sotto la bandiera a scacchi. Come si può descrivere in maniera migliore il concetto di “nemico” interno in F1? La stessa classe regina del motorsport che va a rovinare un weekend di gara con penalizzazioni assurde, tempistiche cervellotiche e la sensazione che, ogni volta, tutto non faccia che aumentare il rischio di disinnamoramento del pubblico verso quello che, in realtà, assomiglia sempre più ad un “giocattolo perfetto”. Penalità per sostituzioni di componenti sulle vetture, pioggia di secondi per track limits, piloti che appena escono dai binari vengono sanzionati per un sorpasso troppo azzardato o una difesa energica senza dimenticare gli “impeding” dati o non dati. Aiutiamo la Formula Uno a difendersi da sé stessa, e non penalizziamola.

Foto: LPS Otto Moretti