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Sci di fondo, i favoriti per la Coppa del Mondo 2022-2023: solo Norvegia all’orizzonte per un circuito in rovina

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Nei prossimi giorni, la stazione sciistica di Ruka (Finlandia) terrà a battesimo la XLII edizione dei resti diroccati della Coppa del Mondo maschile di sci di fondo. Sarà anche un giudizio tranchant, ma è evidente come tre distinti colpi di falce abbiano ulteriormente picconato, per non dire completamente raso al suolo, un già traballante edificio che di “massimo circuito” mantiene il nome, ma non più la sostanza.

Il primo e il secondo Sichelschnitt sono arrivati già in primavera, quando la Fis ha preso la decisione di equiparare le distanze tra i due sessi e di cambiare il sistema di punteggio della Coppa del Mondo. Novità e conseguenze di queste mosse sono già state ampiamente esposte e dibattute in altri articoli dedicati alle questioni. Sarebbe dunque stucchevole tornare sui due temi, perché si scadrebbe nella ripetitività.

Sintetizzando al massimo quanto accadrà, è sufficiente dire che nelle prove distance ci si muoverà principalmente sulle 10 km e sulle 20 km, format praticamente privi di tradizione (e di senso) per il settore maschile, decisamente più vicino all’epicentro del terremoto rappresentato dall’atto della Federazione Internazionale. Invece, i nuovi punteggi andranno a premiare soprattutto il presenzialismo, riducendo notevolmente il peso dei risultati stessi. Come potrebbe essere definito altrimenti un sistema che conferisce a chi arriva 16° addirittura la metà dei punti di chi vince la gara?

Sci di fondo, dal 2022-23 i “muli da soma” avvantaggiati sui “purosangue”. D’altronde, se le regole le scrivono gli asini…

Il terzo e più violento colpo di falce è, invece, di matrice esclusivamente politica. A ottobre la Fis, come quasi tutti gli organi di governo sportivi internazionali, ha bandito Russia e Bielorussia dalle competizioni sotto la propria egida. In altre parole, il tasso tecnico dello sci di fondo maschile crollerà improvvisamente di un buon 40%. Senza i russi viene sostanzialmente meno quasi la metà del campo partenti di alto/altissimo livello. De facto, nel 2022-23 non ci sarà alcuna vera Coppa del Mondo. Il circuito con questo nome sarà una sorta di Coppa di Norvegia allargata, mentre la Coppa di Russia sarà una specie di Coppa del Mondo senza norvegesi.

Chi trae beneficio da tutto questo? Senza dubbio chi non avrà i russi tra i piedi. I sudditi di Re Harald V, per esempio, avranno ben pochi rivali da temere. Magari il finlandese Iivo Niskanen nelle gare distance, piuttosto che l’italiano Federico Pellegrino o i francesi Lucas Chanavat e Richard Jouve nelle sprint, ma per il resto la concorrenza rasenta i -273,15° C, ovvero lo zero assoluto.

Dunque, Johannes Høsflot Klæbo avrà gioco facile poiché la sua nemesi Alexander Bolshunov (e il rampante Alexander Terentev, nome nuovo delle sprint) sono stati messi alla porta, giusto? Sbagliato. Il ventiseienne norvegese ha vissuto una off-season complicata a causa di un fastidioso infortunio che gli ha ripetutamente messo i bastoni tra le ruote. La sua condizione atletica è, pertanto, tutta da verificare. Come se non bastasse, il nuovo sistema di punteggio sembra pensato per annacquare la sua strabordante superiorità. È sufficiente mezzo raffreddore per ritrovarsi attardati in classifica generale, figurarsi quali conseguenze può avere un perdurante fastidio all’anca.

Chi vincerà la Sfera di cristallo? Forse chi, fra gli atleti di alto livello, disputerà più gare. Piazzarsi costantemente nei primi dieci sarà più importante di vincere le competizioni singole. Siamo giunti a questo. Ha ragione il britannico Andrew Musgrave, che ai propri interessi antepone ancora l’onestà intellettuale. L’inglese di stanza in Norvegia ha definito senza mezzi termini l’imminente stagione. A suo modo di vedere (e non solo) la Coppa del Mondo alle porte avrà la medesima sostanza di quella che il sergente Hartman di Full Metal Jacket definiva un “pezzo informe di materia organica anfibia”.  Comunemente conosciuta con un altro nome. Di cinque lettere in lingua italiana.

Foto: La Presse