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Sci di fondo

Sci di fondo, dal 2022-23 i “muli da soma” avvantaggiati sui “purosangue”. D’altronde, se le regole le scrivono gli asini…

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Il concetto di “rivoluzione” è riduttivo per spiegare cosa rappresenta l’imminente stagione dello sci di fondo. L’inverno 2022-23 segnerà infatti l’ingresso della disciplina in una nuova era. Non può essere definito altrimenti il cambiamento epocale deciso dalla Fis in primavera in merito alle distanze di gara, corredato dalle modifiche vidimate nel sistema di punteggio per determinare la classifica generale di Coppa del Mondo. Due novità che, nelle intenzioni del management, dovrebbero essere propedeutiche al rilancio di un circuito in crisi. L’impressione preliminare, tuttavia, è che si stia per ottenere l’effetto contrario e lo sci di fondo stia per ricevere il cosiddetto colpo di grazia. Andiamo però con ordine e spieghiamo la situazione con dovizia di particolari.

A giugno la Federazione Internazionale ha sancito l’equiparazione delle distanze tra i due sessi. Pertanto, dal 2022-23, uomini e donne si confronteranno sui medesimi chilometraggi. Una decisione presa a dispetto dell’opinione contraria della maggior parte degli atleti, in nome dell’idolo chiamato “parità sessuale”, nonostante la disciplina la garantisse già da decenni. Maschi e femmine avevano da tempo le medesime opportunità, in quanto il numero di competizioni era lo stesso, così come non vi era differenza alcuna nel montepremi. Incurante di questa equità già esistente, la zelante Fis ha voluto parificare anche i format, agendo però in maniera discutibile.

Le gare distance si disputeranno quasi tutte sui 10 km o sui 20 km. Sono queste le due lunghezze standard a cui bisognerà abituarsi. Ci sarà anche lo spazio, una tantum, per la 50 km. Dunque, cosa significa tutto questo? Per le donne vuol dire proseguire con un format ben conosciuto (la 10 km) e ritrovarsene uno che era stato superato dall’evoluzione dello sport. La 20 km veniva infatti utilizzata negli anni ’80, ma era stata abolita nel 1988 in favore della 30 km. Quest’ultima è invece stata silurata, privilegiando una occasionale 50 km. Insomma, le ragazze o restano dov’erano o fanno un passo indietro. Alla faccia del progresso!

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Gli uomini, invece, vedono il loro circuito stravolto. La 10 km è nata a inizio anni ’90 ed è sempre stata una competizione di complemento. Ha assegnato medaglie olimpiche e mondiali, ma veniva utilizzata anche (e soprattutto) come base di partenza per gli inseguimenti. Aveva quindi un’identità ben differente da quella attuale. Nel XXI secolo, peraltro, la distanza è solo stata propedeutica ad avere tappe negli eventi multi stage. Nulla più. Con le 20 km si è messi anche peggio. Si tratta di gare disputate solo occasionalmente in un ristretto arco temporale (2008-2013), peraltro tutte nel contesto del Tour de Ski.

Dunque i maschi si ritrovano a dover competere in format senza arte né parte, privi di qualsiasi tradizione. Per di più non può sfuggire il fatto che, se per le donne il chilometraggio rimane inalterato o cresce, quello maschile venga brutalmente decurtato. Un paradosso, perché in nome dell’uguaglianza, si sono cambiate in maniera totalmente diseguale le dinamiche del circuito maschile e di quello femminile. Ubi calamitatem faciunt, progressum appellant. Dove fanno disastri, lo chiamano progresso.

A proposito di paradossi, il circuito vivrà sulla logica delle 10 km e 20 km, ma ai Mondiali di Planica 2023 si utilizzeranno ancora le vecchie distanze, in quanto il programma era già deciso da tempo! Le prime medaglie iridate del nuovo corso dovrebbero essere assegnate a Falun 2025. Venghino, Signori, venghino allo ‘Sci di Fondo’, il Circo più fantasioso e incredibile al mondo! Che non ha neanche bisogno di arrivare nella vostra città o nel vostro paese, ché già lo Sci di Fondo stesso è tutto un Circo!

Venghino, Signori, venghino perché lo spettacolo Fis non è finito, qualche genio un’altra riforma ha partorito! Dal 2022-23 lo sci di fondo avrà un sistema di punteggio completamente diverso rispetto al passato. Prima di esporlo, andiamo a spiegare qual è la logica che ha spinto a effettuare la modifica. Negli ultimi anni, molti degli atleti più in vista hanno cominciato a selezionare le gare a cui partecipare, disertando di conseguenza diversi appuntamenti di Coppa del Mondo allo scopo di privilegiare le competizioni con medaglie in palio, dunque Giochi olimpici e Mondiali.

La Federazione Internazionale, preoccupata per la svalutazione del massimo circuito, ha voluto incentivarne la partecipazione. Come? Partorendo una tabella che premia il presenzialismo! La zona punti è stata allargata ai primi 50 e le differenze tra una posizione e l’altra sono state ridotte al minimo. Tutti ricordiamo la sequenza 100-80-60-50-45-40-36-32-29-26 e via a scendere. Orbene, da quest’anno la top-10 sarà retribuita secondo lo schema 100-95-90-85-80-75-72-69-66-63.

Come si può notare, la vittoria mantiene il medesimo valore. Cambia invece il peso specifico dei piazzamenti. Se il terzo posto prima valeva il 60% di un successo, ora vale il 90%. La dinamica agghiacciante però è un’altra. La nuova 11ma posizione vale tanto quanto la 3a del passato. La 21ma piazza di oggi pesa quanto la 5a di ieri. Siamo, insomma, all’azzeramento della meritocrazia e all’appiattimento dei valori. Situazioni in antitesi con il concetto di agonismo stesso. Eppure vi si è arrivati. Perché?

Perché in Fis si ritiene che questo sistema di punteggio, dove partecipare è de facto più importante di vincere, invogli le stelle a prendere parte a quante più gare possibili. La sensazione, invece, è che si sortirà l’effetto opposto. I big si renderanno conto di come la Sfera di cristallo possa diventare appannaggio di atleti che, pur finendo sistematicamente alle loro spalle, potranno far leva sul presenzialismo, raccogliendo punti pesantissimi pur senza lasciare veramente il segno.

Facciamo un esempio per spiegare nel dettaglio cosa sta per succedere. Il Klæbo di turno con una vittoria, un secondo posto e un’assenza si portava a casa 180 punti; lo Nyenget di turno, piazzandosi una volta 15°, una volta 4° e una 8°, ne raccoglieva 98. Dall’imminente inverno, Klæbo con un successo e una posizione d’onore otterrà 195 punti, mentre Nyenget, con gli stessi piazzamenti di cui sopra ne incamererà 206! Insomma, avete capito quale politica si è deciso di seguire.

Il risultato? Il Klæbo di turno magari allargherà le braccia e dirà: “Perché devo svenarmi per provare a vincere la Sfera di cristallo, se un avversario ben lontano dal mio livello può superarmi semplicemente facendo legna? Allora, a maggior ragione, tanto vale concentrarmi sui Mondiali, usando la Coppa del Mondo solo come preparazione. Anzi, magari la Coppa del Mondo non la faccio neppure. Me ne resto nel circuito interno norvegese, evitando viaggi troppo lunghi”. Pertanto è probabile come l’esito della riforma sarà opposto a quello desiderato. Come se non bastasse, questa nuova logica di punteggio andrà a discapito degli uomini e delle donne di seconda fascia capaci di realizzare saltuari exploit, svalutati dalla scarsa differenza tra un piazzamento e l’altro.

A voler essere cattivi, verrebbe da usare una forte metafora. Il nuovo sistema favorirà i muli da soma a discapito dei purosangue. Se poi si volesse essere ancora più cattivi, si potrebbe dire che in realtà è tutto molto coerente, perché se il circuito viene gestito dagli asini, allora è ovvio che questi tutelino i loro simili. Però non lo diremo. Si sta avvicinando Natale e, di conseguenza, faremo i buoni.

Foto: La Presse