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Combinata nordica, l’Italia cerca il bandolo della matassa. Gli azzurri usciranno dall’anonimato in cui sono scivolati?

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L’Italia della combinata nordica maschile prova a ripartire dopo una stagione oggettivamente deludente. Sarebbe scorretto fare di tutta l’erba un fascio, perché c’è chi ha vissuto il miglior inverno della carriera, cionondimeno se guardiamo ai risultati nel loro complesso non ci può certo essere soddisfazione per quanto accaduto nel 2021-22. Allo scopo di risalire la china si è approntato l’ennesimo cambio di guida tecnica sul trampolino, autentico vulnus del movimento.

Conclusa la direzione del tedesco Danny Winkelmann, cominciata in maniera promettente ma poi naufragata nell’anonimato, si è presa la decisione di affidarsi a un allenatore nostrano, proveniente però dal mondo del salto. Parliamo di Andrea Morassi, che ha quindi cambiato ambito. In passato l’Italia ha avuto esperienze negative mettendo uno specialista a seguire i combinatisti, ma quanto accade in altri Paesi dimostra che si può lavorare proficuamente anche arrivando dalla disciplina cugina. Tom Hilde in Norvegia e Heinz Kuttin in Germania sono lì a dimostrarlo.

Dunque, ennesimo anno zero, nella speranza che non lo sia anche nei risultati. Di sicuro tale non è stato il 2021-22 di Raffaele Buzzi, unica nota lieta della squadra azzurra nell’ultimo inverno. Il ventisettenne tarvisiano, finalmente assistito dalla salute, ha potuto raggiungere la dimensione a cui era atteso da tempo, ovverosia quella dell’atleta in grado di piazzarsi costantemente in zona punti. Per il 2022-23, l’obiettivo sarà quello di continuare sulla falsariga di quanto realizzato dodici mesi orsono, cercando magari di fare occasionalmente breccia nelle prime 20 posizioni.

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I due veterani del team, nonché i due italiani più blasonati della storia, sono invece reduci da una stagione da dimenticare. Alessandro Pittin e Samuel Costa sono sprofondati nell’irrilevanza dopo aver calcato, in un’altra epoca, i palcoscenici più importanti. D’altronde, la competitività di entrambi sul trampolino è calata notevolmente rispetto a quella del passato. Non sono più dei ragazzini (il friulano si avvicina all’Età di Cristo, il gardenese sta scavalcando le trenta primavere), ma non bisogna disperare. Primo perché fare peggio del 2021-22 è praticamente impossibile. Secondo perché nella combinata nordica attuale c’è spazio per risollevarsi anche quando sul viso comincia a comparire qualche ruga. Magari il podio resterà irraggiungibile, ma già tornare a marcare punti con regolarità rappresenterebbe un rendimento di assoluto rispetto.

Diverso il discorso di Aaron Kostner, il quale è stato vittima del fenomeno dell’intermissum progressum da cui sono stati “colpiti” anche le atlete di altra disciplina provenienti dalla medesima area geografica. Il ventitreenne gardenese è indiscutibilmente involuto, sia nel salto che nel fondo. Come e perché questo sia avvenuto è una materia che si spera sia stata studiata in primavera da chi ha il compito di risollevare le sorti di un ragazzo di sicuro talento, già capace di farsi valere negli ambiti più prestigiosi. Lo zero assoluto del 2021-22 non può rappresentare la reale dimensione di Kostner, il quale può potenzialmente valere le prime trenta posizioni in ogni gara (anche qualcosa di più se tutto dovesse girare per il verso giusto).

A proposito di potenziale, si fa un gran parlare di Iacopo Bortolas, diciannovenne trentino sul quale vengono riposte enormi speranze. C’è addirittura chi lo ritiene un piccolo Lamparter, ma affinché si possa davvero produrre un atleta in grado di affermarsi nel circuito maggiore, è necessario che quel potenziale venga sviluppato adeguatamente dai tecnici preposti a farlo. Le qualità sul trampolino sono evidenti e il talento non si discute. È imperativo, però, accompagnare il ragazzo in maniera corretta sul piano tecnico, in modo da non disperdere un autentico gioiellino. Sarebbe un delitto perdere per strada un giovane così promettente.

A proposito di nuove leve, un discorso simile può essere applicato al coetaneo Stefano Radovan, seppur più portato per il fondo che per il salto. Il teenager trentino ha caratteristiche differenti rispetto a Bortolas e necessita di essere indirizzato in maniera diversa, ma può diventare un punto fermo della squadra azzurra del futuro. Quanto, questo futuro, sia prossimo non è dato a sapersi. Dipenderà dall’evoluzione dell’atleta e dalla capacità di chi lo segue a coltivarne produttivamente il talento. Infine non va dimenticato Domenico Mariotti, classe 2001 di buone speranze. La sua dimensione attuale è rappresentata dal circuito cadetto, in attesa di capire se potrà salire di colpi e diventare carta concretamente spendibile anche in Coppa del Mondo.

Foto: La Presse