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Bob, Coppa del Mondo 2022-2023. Francesco Friedrich è un’entità mistica, come Edwin Moses e Michael Jordan

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La Coppa del Mondo di bob riprende a essere davvero tale, poiché per la prima volta dopo la pandemia si tornerà a gareggiare in America. Le prime tre tappe stagionali saranno infatti divise tra Canada e Stati Uniti (Whistler Mountain terrà a battesimo la nuova stagione, dopodiché ci si trasferirà a Park City e Lake Placid), mentre l’Europa entrerà in scena a partire da gennaio. Il triplice appuntamento in terra tedesca (Winterberg e double header ad Altenberg) condurrà a Mondiali di St.Moritz. Infine, chiusura a febbraio tra Igls (Austria) e Sigulda (Lettonia).

Quali sono i temi dell’annata 2022-23 in campo maschile? Uno solo, perché stiamo assistendo a un’autentica personificazione della disciplina. Si tratta di una dinamica che si innesca nel momento in cui un atleta gode di una superiorità tale rispetto agli avversari da permettergli di esprimersi in una dimensione propria. Questo è esattamente ciò che sta facendo Francesco Friedrich, il quale potrebbe ormai sentenziare a pieno diritto “Der bobsport bin ich”, ovvero “Il bob sono io”, giusto per parafrasare il leggendario “L’État, c’est moi!” del Re Sole.

È doveroso spiegare qual è la portata del “Fenomeno Friedrich”. Nel corso del ciclo olimpico 2018-2022 si sono disputate 72 gare tra Olimpiadi, Mondiali e Coppa del Mondo. Il cosiddetto “primo livello”. Ebbene, il tedesco ne ha vinte 58, tenendo pertanto una percentuale di affermazioni superiore all’80%! Allargando l’orizzonte, ci si renderà conto di come non venga battuto in competizioni con medaglie in palio addirittura dal 2016. Peraltro, il sassone aveva già cominciato a macinare successi di peso, dunque la sua bacheca straborda di medaglie d’oro e di Sfere di cristallo.

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A quali personaggi possiamo accostare Friedrich? Se volessimo restare nell’ambito degli sport invernali, andrebbero citati Ingemar Stenmark o Therese Johaug. Se si parlasse di atletica leggera, dovremmo guardare agli Edwin Moses nei 400 ostacoli o alle Iolanda Balas nel salto in alto. Se ci avventurassimo nel ciclismo, verrebbe in mente Eddie Merckx. Se poi azzardassimo un viaggio negli sport di squadra, avremmo di fronte l’equivalente di Michael Jordan nel basket. D’accordo il bob è un ambito molto più ristretto e, di conseguenza, con una concorrenza inferiore. Cionondimeno, il parallelismo è figlio del fatto che ognuno dei citati sia diventato talmente grande nel proprio sport al punto di venire identificato come sinonimo dello stesso. Peraltro, piccolo o grande che sia il bob, nulla del genere si era mai visto nella storia di una disciplina che vanta una tradizione agonistica ormai secolare.

Chiaramente tutto questo, prima o poi, finirà. La domanda è se sarà il trentaduenne di Altenberg a salutare la compagnia da numero 1 indiscusso quando si sarà stancato di dominare in lungo e in largo, oppure se qualcuno sarà in grado di deporlo. Ora come ora, la seconda ipotesi appare improbabile. Di alternative concrete non se ne vedono all’orizzonte. Anzi, la concorrenza ad altissimo livello sembra destinata a ridursi, poiché il canadese Justin Kripps e l’austriaco Benjamin Maier si sono ritirati, mentre il russo Rotislav Gaitiukevich è stato messo al bando in virtù del suo passaporto. Restano in azione i vari Johannes Lochner, Brian Hall e Oskars Kibermanis, ma da anni ognuno di loro deve accontentarsi di mangiare le briciole lasciate sul piatto dal Cannibale.

Infine, due parole sull’Italia, che dopo un XX secolo da protagonista è costretta a recitare un ruolo marginale nel XXI. Non ci sono grandi ambizioni neppure per il 2022-23. Anzi, di ambizioni non ce ne sono proprio, se non quella di sopravvivere nella speranza di tornare a occupare un posto al Sole, un giorno o l’altro. Con l’augurio di non dover aspettare il XXII secolo.

Foto: La Presse