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Formula 1

F1, Red Bull ormai superiore alla Ferrari: solo ‘merito’ dell’eventuale Budget Cap sforato?

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Al di là dell’investigazione ai danni di Sergio Perez, il Gran Premio di Singapore ha dimostrato come Red Bull sia ormai superiore a Ferrari in ogni dove. Sia sui tracciati superveloci, che su quelli cittadini. Da Monza a Marina Bay, passando per Spa-Francorchamps e Zandvoort. Non in ordine cronologico, bensì seguendo i connotati delle piste. Non c’è contesto dove, in questo momento, la F1-75 riesca ad avere ragione della RB18. Dunque, visto che c’è chi la sta buttando in caciara, tanto vale porsi la domanda se lo sforamento del budget cap sia il segreto del successo del Drink Team.

Quest’idea implicherebbe che Red Bull non solo avrebbe speso più del consentito nel 2021, bensì anche nel 2022 e sarebbe questa la ragione dell’evoluzione più efficace della RB18. In altre parole, si sottintenderebbe che il Drink Team stia, in tutto e per tutto, barando. Francamente, a oggi, effettuare un ragionamento di questo tipo non è solo prematuro. È pretestuoso e infantile. In primis non sono ancora chiari i connotati delle infrazioni contestate alla squadra diretta di Christian Horner. Le ultime voci provenienti dall’Olanda (dunque terra di Max Verstappen, fatto che obbliga a prenderle con le pinze) affermano che la vicenda sia stata gonfiata dai media e la situazione sia molto meno delicata di quanto stia venendo dipinta. Sarà davvero così? L’unica è aspettare i comunicati ufficiali. Ora come ora, qualsiasi ipotesi vale l’altra.

Solo nel momento in cui sarà cristallino l’oggetto e la mole della contestazione della Fia a Red Bull si potranno effettuare ragionamenti di sorta. Di certo spendere più del dovuto può portare vantaggi in ambito sportivo, ma ora come ora la connessione sarebbe oltremodo forzata. Rappresenterebbe un becero ragionamento da tifosi della peggior specie, ai quali non sembra vero di poter trovare un alibi per l’ennesima disfatta ferrarista che, per la quindicesima volta consecutiva, ha già cominciato a lavorare sull’anno prossimo.

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Per esempio, si può negare che Adrian Newey sia un progettista geniale? È sulla cresta dell’onda da più di 30 anni. Le sue intuizioni hanno cambiato la Formula 1. È un visionario, a volte ha prodotto monoposto talmente all’avanguardia da risultare fin troppo estreme (diversi concetti proposti sulla famigerata e fallimentare McLaren MP4-18 del 2003 verranno ripresi, con successo, sulla Red Bull RB7 del 2011). Se è questa la mente che segue lo sviluppo della RB18, allora è comprensibile che questa possa evolvere in maniera più efficace delle rivali. L’unico in grado di tenere testa a Newey e, talvolta di creare monoposto migliori, è stato Rory Byrne.

La si veda come si vuole. Se si vogliono vestire i panni del tifoso, allora si dica pure che il Drink Team è una banda di imbroglioni e vince solo perché spende più del dovuto. Così come la Mercedes vinceva solo perché si scriveva le regole da sola (a proposito, com’è che la Direttiva Tecnica 39 non li ha fatti tornare a vincere, visto che se la sono scritta loro?). La Ferrari invece è come Calimero? Se la prendono tutti con lei perché è piccola e rossa?

Se invece si vuole essere obiettivi, si deve seguire il criterio del Rasoio di Occam. A parità di condizioni, la spiegazione più semplice è quella più probabile. È quindi più verosimile che
A) tutti tramino alle spalle della Ferrari, oppure
B) che un team talvolta neppure in grado di contare fino a quattro (come avvenuto in occasione del pit-stop di Sainz a Zandvoor) non riesca a sviluppare la monoposto in maniera altrettanto efficace rispetto ad altri? Soprattutto considerando come quella di un deficit evolutivo nell’arco della stagione sia una tendenza conclamata?

Peraltro, se fosse davvero così facile infrangere le regole o scriversele da soli, com’è che la Scuderia di Maranello non riesca a fare altrettanto, facendosi bagnare il naso a destra e a manca? Fino a quando la vicenda budget cap non verrà chiarita, parlare di Red Bull superiore perché aggira il limite massimo di spesa sarà una chiacchiera da bar sport. E potrebbe rimanere tale anche quando si comprenderà la reale portata della vicenda finanziaria attorno al Drink Team.

Foto: LaPresse