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Formula 1

F1, la Ferrari non sa più evolvere le proprie monoposto. Lo sviluppo è carente da anni, i risultati lo dimostrano

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La scorsa settimana abbiamo affrontato il tema del calo di competitività della Ferrari dopo la pausa estiva. D’altronde i risultati di Spa-Francorchamps e Zandvoort hanno mostrato una Rossa sulla difensiva, impotente contro la Red Bull e persino in affanno nei confronti della Mercedes. Un copione ben differente rispetto a quello visto almeno fino al GP di Francia, sino al quale il Cavallino Rampante sfidava alla pari il Drink Team e sovrastava le Frecce d’Argento. Monza, per quanto classificabile alla voce “reazione d’orgoglio”, non è andata in maniera troppo dissimile. Quantomeno la Casa di Stoccarda è stata ricacciata al ruolo di terza forza.

Siccome si ha la sensazione che parabola discendente nell’arco della stagione sia una tendenza conclamata, siamo andati a controllare se si tratta solo di un’impressione, oppure se effettivamente lo sviluppo della monoposto possa essere considerato una criticità per la Scuderia di Maranello. Ebbene, analizzando i risultati relativi all’era turbo-ibrida, cominciata nel 2014, emerge un dato estremamente significativo. Dopo la pausa estiva Ferrari non è mai migliorata. MAI. Se è andata bene, le Rosse sono rimaste dov’erano. Altrimenti sono peggiorate!

Allo scopo di dimostrare quanto appena esposto, si è presa in considerazione la media/punti del Cavallino Rampante in ogni stagione, osservando quella dal GP inaugurale all’ultimo prima della pausa estiva per raffrontarla a quella tenuta tra la ripresa e la bandiera a scacchi conclusiva. Il confronto è stato effettuato su sette stagioni, escludendo giocoforza il 2020, quando si cominciò a luglio a causa della pandemia di Covid-19.

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Andiamo a spiegare le tabelle che stanno per arrivare. Nella prima colonna è indicato l’anno; nella seconda la media/punti antecedente nei GP antecedenti alle ferie; nella terza la media/punti nei GP successivi alla pausa estiva; nell’ultima, tra parentesi, la differenza tra le due medie.
FERRARI
2014                12.9     7.8       (-5.1)
2015                23.6     21.3     (-2.3)
2016                20.2     17.3     (-2.9)
2017                28.9     22.7     (-6.2)
2018                27.9     26.2     (-1.7)
2019                24.0     24.0     (0.0)
2021                14.8     14.6     (-0.2)
Come si può notare, il passivo è inquietante. Mai un miglioramento, MAI. In due occasioni (2019, 2021) il Cavallino Rampante è rimasto dov’era, mentre in ben 5 casi (2014, 2015, 2016, 2017, 2018) è calato di rendimento.

Cosa si può dire, invece degli altri due top-team? I dati sono i seguenti:

MERCEDES
2014                35.7     31.4     (-4.3)
2015                38.3     35.6     (-2.7)
2016                34.6     38.9     (+4.3)
2017                32.5     34.6     (+2.1)
2018                28.8     34.4     (+5.6)
2019                36.5     33.4     (-3.1)
2021                27.5     28.3     (+0.8)

RED BULL
2014                19.9     18.9     (-1.0)
2015                9.6       10.1     (+0.5)
2016                21.3     23.5     (+2.2)
2017                16.7     20.4     (+3.7)
2018                18.6     21.8     (+3.2)
2019                20.3     19.2     (-1.1)
2021                26.5     26.8     (+0.3)

Dunque, per quanto riguarda le Frecce d’Argento, possiamo dire che nelle sette stagioni prese in considerazione, la media punti sia migliorata 3 volte (2016, 2017, 2018), rimasta stabile nel 2021 e peggiorata in 3 occasioni (2014, 2015, 2019). Quindi, complessivamente un pareggio di bilancio. Il Drink Team, invece, è ampiamente in attivo, poiché è migliorato 3 volte (2016, 2017, 2018), è restato stabile in 2 casi (2015, 2021) e solo in 2 occasioni è peggiorato (2014, 2019), peraltro di poco.

Questo per quanto riguarda i termini assoluti, ma cosa succede se rendiamo il confronto relativo? Nei successivi due specchietti viene riepilogata la differenza di media punti rispetto a Mercedes e Red Bull. Il primo numero indica la distanza antecedente alla pausa estiva, il secondo tiene conto solo dei risultati successivi e il terzo rappresenta la forbice. Per esempio, se nella prima colonna si leggesse +1.0 e nella seconda -2.0, significherebbe che sino alle ferie, Ferrari ha tenuto una media di 1 punto/gara migliore rispetto alla rivale in questione, mentre dopo di esse ha avuto una media di 2 punti/gara peggiore. La forbice sarà quindi -3.0, perché rispetto al team in questione, la media è peggiorata di 3 punti/gara.

DIFFERENZA FERRARI-MERCEDES
2014    -22.8   -23.6   (-0.8)
2015    -14.7   -14.3   (+0.4)
2016    -14.4   -21.6   (-7.2)
2017    -3.6     -11.9   (-8.3)
2018    -0.9     -8.2     (-7.3)
2019    -12.5   -9.4     (+3.1)
2021    -12.7   -13.5   (-0.8)
Dunque, Ferrari è migliorata rispetto a Mercedes solo nel 2019, peggiorando in maniera sostanziale per tre volte (2016, 2017, 2018) e rimanendo più o meno dov’era in altre tre occasioni (2014, 2015, 2021).

DIFFERENZA FERRARI/RED BULL
2014    -7.0     -11.1   (-4.1)
2015    +14.0   +13.5   (-0.5)
2016    -1.1     -6.2     (-5.1)
2017    +12.2   +2.3     (-9.9)
2018    +9.3     +4.4     (-4.9)
2019    +3.7     +4.8     (+1.1)
2021    -11.7   -12.2   (-0.5)
Il raffronto con Red Bull è deficitario. Il rapporto di forza si è spostato in favore del Cavallino Rampante in maniera ridotta esclusivamente nel 2019, in due occasioni non c’è stato un apprezzabile cambiamento (2015, 2021), mentre in ben quattro anni (2014, 2016, 2017, 2018) si è verificato un deciso peggioramento.

Se lo sviluppo fosse uno scontro diretto, Ferrari perderebbe sia con Mercedes (1-3) che con Red Bull (1-4). Sull’unico “punto” messo a segno, aleggiano grossi dubbi in merito alla liceità delle novità grazie alle quali vennero spostati gli equilibri, peraltro in maniera estemporanea.

Insomma, non è una mera sensazione. La Scuderia di Maranello è meno efficace delle concorrenti dirette nell’evolvere le proprie monoposto. Anche questo è un terreno su cui migliorare, altrimenti il Mondiale rischia di non essere riconquistato né nel 2023, né entro il 2026 come profetizzato da John Elkann. Vedremo come si chiuderà il 2022 e se ci sarà un dato in controtendenza rispetto alle triste abitudini.

Foto: La Presse