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Formula 1

F1, la Red Bull continua a sfornare record, la “nuova era” tanto attesa rischia di essere peggio delle precedenti?

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Proviamo a fare un gioco. Torniamo con la mente al 20 marzo scorso. Sullo schieramento di partenza del circuito di Sakhir sta per prendere il via il Gran Premio del Bahrain ed il Mondiale di Formula Uno 2022. Charles Leclerc dalla pole position. Max Verstappen, fresco campione del mondo, al suo fianco. La prima gara della “nuova era” della massima categoria del motorsport. Una attesa letteralmente spasmodica per un nuovo capitolo (posticipato di un anno per colpa della pandemia) che doveva far ripartire tutti da zero. Il classico foglio bianco.

Nessuno sapeva cosa avremmo letto poi su quel pezzo di carta. Liberty Media e la FIA, in cuor loro, confidavano che il nuovo regolamento (unito al budget cap che limitava nettamente le spese rispetto alle annate precedenti) portasse al “giocattolo perfetto”. Grandi campioni, scuderie dall’altissimo lignaggio, battaglie in pista e, soprattutto, tanto equilibrio. Dopo anni nei quali, prima la Ferrari, poi la Red Bull, quindi la Mercedes, avevano cannibalizzato tutto e tutti, le dita erano incrociate.

Da Stefano Domenicali, grande capo della F1, in giù, tuttavia, i sogni si sono andati mano a mano sgretolandosi. La dura realtà ha bussato alla porta e ha presentato il suo conto. Salatissimo. Lo spettacolo si è visto solamente in selezionate occasioni, le battaglie ruota a ruota non sono mancate, certo, ma il tanto agognato livellamento di prestazioni tra team e team, come si è ampiamente compreso con il passare delle settimane, è risultato lontano anni luce. Dopo venti tappe stagionali, infatti, appare evidente come Red Bull sia ad un livello impossibile per tutti gli altri e, sotto a Ferrari e Mercedes, che sgomitano in cerca di un posto al sole, il gap con le altre scuderie è abissale, e allarmante. Di nuovo.

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Come spesso capita, i numeri sottolineano in maniera impeccabile lo scenario. Nel Mondiale di Formula Uno 2022 la Red Bull ha vinto 16 delle 20 gare disputate (80%) contro le 4 della Ferrari. Un anno fa con l’avvincente duello tra Max Verstappen e Lewis Hamilton la situazione fu decisamente differente con il team di Milton Keynes vincente in 11 gare, contro le 9 della Mercedes, quindi una a testa per Alpine e McLaren. Gli anni precedenti, come ben ricordiamo, furono contraddistinti dallo strapotere del team di Brackley con record pazzeschi, come il 19 su 21 del 2016 per una percentuale di vittorie addirittura del 90%.

Ma, come appare evidente, in questo 2022 si corre il rischio di chiudere le 22 tappe con due sole scuderie in grado di salire sul gradino più alto del podio. San Paolo e Abu Dhabi sembrano apparecchiate per vedere altrettanti nuovi trionfi di “Super Max” che potrebbe andare a toccare quota 16 successi in stagione. Numeri spaventosi (per gli avversari, sia ben chiaro) e che sollevano parecchi quesiti. Liberty Media è stata eccezionale nel prendere il pacchetto Formula Uno in un momento non certo scintillante della propria epopea ed a riportarlo in auge con numeri in fatto di spettatori, volta per volta, davvero eclatanti.

Quasi mezzo milione di persone nel weekend di Austin, poco meno di 400.000 in Messico, solo per citare le ultime due trasferte. Pensate, quindi, se in pista ci fosse davvero spettacolo e equilibrio, e non la gara decisamente noiosa di Città del Messico, ultima in ordine di tempo. Sia ben chiaro, Max Verstappen e la Red Bull meritano ogni complimento per quanto fatto e stanno facendo con la RB18, ma chi sta al di sopra non può certo essere felice di un monologo simile. Lo stesso copione, come detto in precedenza, avvenuto prima con Ferrari, quindi proprio il “drink team”, e Mercedes, con annate nelle quali troppo spesso due soli team riescono a vincere gare. Due su dieci. Troppo poco.

Risolvere una questione simile è tutt’altro che semplice ma c’è chi è pagato lautamente per trovare la giusta direzione. Un nodo “gordiano” che merita una soluzione. Non è possibile pensare che, di punto in bianco, dal 2023, Williams o Haas possano puntare a successi e titoli, ma oggettivamente che senso ha per queste Case partecipare in Formula Uno a queste condizioni se, ben che vada, si deve iniziare a pensare di subire il doppiaggio dopo un terzo di gara? La Formula Uno confidava che il 2022 fosse l’anno della “rinascita”. L’obiettivo è ampiamente fallito. Chi salverà la massima categoria del motorsport da sé stessa? 

Foto: LPS Florent Gooden DPPI