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Ginnastica artistica, l’Italia si trova costretta a investire più sui generalisti che sugli specialisti? Il regolamento verso le Olimpiadi

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Mancano due anni alle Olimpiadi di Parigi 2024 e la ginnastica artistica è in fermento, anche perché a inizio autunno incomincerà il percorso di qualificazione. Saranno i Mondiali 2022 a mettere in palio i primi pass per la rassegna a cinque cerchi: le squadre che saliranno sul podio staccheranno il biglietto per i Giochi. Gli altri nove posti a disposizione verranno messi in palio in occasione dei Mondiali 2013. Ricordiamo che ogni formazione sarà composta da cinque atleti, dunque uno in più rispetto alle rose che abbiamo visto la scorsa estate a Tokyo.

Rispetto all’ultimo ciclo, sono stati tolti i pass aggiuntivi per gli specialisti. O meglio: le Nazioni che si sono qualificate alle Olimpiadi con la squadra non potranno avere a disposizione ulteriori biglietti (nell’ultima spedizione era in vigore il formato 4+2). Proprio questo meccanismo, decisamente meno arzigogolato rispetto al recente passato, obbliga i vari Paesi a fare delle scelte e penalizza gli specialisti puri: un atleta fortissimo su un attrezzo, in particolar modo al maschile, può essere meno funzionale rispetto a un generalista solido su tutti gli attrezzi.

Il picco secco di uno specialista potrebbe non risultare sufficiente per una squadra ed è proprio questo il motivo per cui ginnasti di elevato spessore in una determinata prova si trovano costretti ad aggiungere anche altri esercizi, proprio per essere utili alla squadra e contribuire alla qualificazione olimpica. L’Italia sta lavorando in quest’ottica: ai Mondiali 2023 quattro azzurri saliranno su ogni attrezzo e i migliori tre punteggi verranno conteggiati, va da sé che bisogna giocare con gli incastri per portare a casa il risultato.

Ginnastica artistica, Europei 2022: i pre-convocati dell’Italia. Fate all’assalto, Bartolini e Lodadio sugli scudi

Ad esempio gli anellisti Marco Lodadio e Salvatore Maresca, il volteggista Thomas Grasso, lo sbarrista Carlo Macchini stanno già lavorando su altre specialità, dove non si distinguono in termini assoluti ma dove sono chiamati a portare a casa punti preziosi per la squadra. In tal senso il lavoro di un all-arounder come Nicola Bartolini (Campione del Mondo al corpo libero e superbo al volteggio) risulterà determinante, come l’apporto dell’esperto Ludovico Edalli (due Olimpiadi alle spalle), del buon Matteo Levantesi (attenzione alle sue parallele) e di giovani come Lorenzo Casali, Lay Giannini, Yumin Abbadini.

I nomi sono però tantissimi, senza dimenticarsi ad esempio del cavallista Edoardo De Rosa, e questo costringerà il DT Giuseppe Cocciaro ad effettuare scelte dolorose. Specialisti puri obbligati a cimentarsi anche su altre attrezzi (non tutti e sei), generalisti con punte di spicco in alcune prove, individualiste più regolari. Una vasta gamma di opzioni che dovrà essere gestita per cercare di tornare alle Olimpiadi dopo due cicli di assenza. E poi a Parigi 2024 cosa si farà? Si tornerà a puntare sugli specialisti per portare a casa le medaglie oppure si ridarà fiducia allo schema che verrà adottato ai Mondiali 2023? Precisiamo meglio: un super specialista che magari non ha contribuito alla qualificazione olimpica ma che avrebbe chance di salire sul podio ai Giochi, verrà convocato per l’appuntamento più importante? La risposta dovrebbe sembrare scontata…

Il discorso al femminile è ben diverso in casa Italia. Le Fate sono da sempre delle eccellenti generaliste, con picchi da urlo su singoli attrezzi. Una modalità “ibrida” studiata da tempo dal DT Enrico Casella e che ha portato a ottenere risultati eccellenti nella gara a squadre: medaglia di bronzo ai Mondiali 2019, quarto posto alle Olimpiadi a una manciata di decimi dal podio. Le azzurre non avranno problemi a qualificarsi per i Giochi nella capitale francese, dove si presenteranno per cercare qualcosa di importante: Giorgia Villa, Asia D’Amato, Alice D’Amato, Martina Maggio, Angela Andreoli, Elisa Iorio, Veronica Mandriota ed eventuali ulteriori innesti cercheranno di sognare in grande. Qui c’è il rebus Vanessa Ferrari, ma è tutto un altro capitolo.

Foto: Federginnastica