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Editoriali

Russia, nasce il contromovimento sportivo: eventi paralleli, sfida al CIO. E altre nazioni aderiranno…

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Il prossimo anno cadrà il sessantesimo anniversario del tentativo cinese di creare un contromovimento sportivo che si opponesse frontalmente al CIO. Nel 1963 infatti ospitati dall’Indonesia di Sukarno, con il supporto in primis dei cinesi, ma anche di nordcoreani ed egiziani, oltreché con l’adesione entusiasta di albanesi e vietnamiti, furono 51 le delegazioni nazionali che parteciparono ai primi Giochi delle Nuove Forze Emergenti, con l’acronimo inglese GANEFO (Games of the New Emerging Forces).

Nonostante un discreto successo sportivo (cinque record del mondo, fra le altre cose, e prestazioni di livello mondiale in svariati sport) e una successiva edizione “asiatica” tre anni dopo nella Cambogia di Norodorm Sihanuk, il movimento autoimplose vittima delle circostanze politiche e storiche del biennio 1966-67 (la caduta di Sukarno, la crisi egiziana, la Rivoluzione Culturale).
All’epoca i sovietici, pur partecipando alla manifestazione, vi opposero una pregiudiziale politica, che spingeva i riluttanti compagni cinesi ad un agreement con il CIO, piuttosto che ad uno scontro frontale.

A quasi sessant’anni di distanza sono le condizioni storiche a far riemergere le prospettive di un contromovimento sportivo, sia pur con ruoli ribaltati: russi potenzialmente alla guida, Cina in vigile attesa, con due piedi saldi nel Comitato Olimpico e nelle istituzioni ufficiali, dopo il recente successo olimpico e paralimpico. Ma in futuro sarà ancora così?

Proprio in seguito alla squalifica degli atleti paralimpici russi e bielorussi nei giorni successivi all’ingresso di truppe russe in Ucraina, i Comitati Olimpici di Mosca e Minsk hanno organizzato una manifestazione alternativa, dal 18 al 20 marzo a Khanty-Mansiysk in Siberia. Nonostante la tensione montante, già acuita negli anni passati con la sospensione del Comitato Olimpico russo dalle manifestazioni internazionali, gli organizzatori hanno evitato evidenti riferimenti nominativi al movimento olimpico, onde evitare ulteriori e lunghe squalifiche, optando per un neutro “We are together. Sport” permettendo in questo modo l’adesione indolore anche di paratleti provenienti da Kazakistan, Tagikistan ed Armenia (solamente il Kazakistan era presente anche a Pechino, con 5 paratleti).

Quasi superfluo aggiungere che la Russia ha dominato la manifestazione, chiudendo con 39 medaglie d’oro, 40 d’argento e 27 di bronzo (per un totale di 106 medaglie). Al secondo posto si è piazzata la Bielorussia con 5 ori, 2 argenti e 9 bronzi, ultima in terza posizione invece l’Armenia con solo una medaglia d’oro.
Proprio in concomitanza con la cerimonia di chiusura il Presidente del Comitato Paralimpico russo ha annunciato che è in fase di studio l’organizzazione di Giochi su base regolare che potrebbero includere le nazioni del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) e dello SCO, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

Quest’ultima Organizzazione è formata da Cina, India, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan, oltre ad altre quattro nazioni “osservatrici”, cioè Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia, e sei nazioni come “partner di dialogo”, cioè Armenia, Azerbaigian, Cambogia, Nepal, Sri Lanka e Turchia.

Le due organizzazioni coinvolgono a vari livelli diciannove nazioni di cui solamente la Turchia, unico membro NATO, ha votato a favore ad entrambe le risoluzioni ONU contro la Russia del 5 marzo (in cui si condannava l’invasione dell’Ucraina) e del 7 aprile (in cui si votava l’espulsione di Mosca dal Comitato per i Diritti Umani), mentre Brasile, Cambogia e Nepal si sono espresse contro la Russia solo alla prima votazione, facendo un parziale passo indietro nella seconda tornata.

In questo bacino di nazioni, alle quali si possono aggiungere le altre realtà che appoggiano direttamente la Russia, come Venezuela, Corea Popolare (che a causa dell’assenza da Tokyo 2020, per una scelta di salute pubblica, è stata squalificata in vista delle Olimpiadi 2024), Eritrea o Siria, potrebbe muoversi il Comitato Olimpico Russo per rompere il proprio isolamento sportivo.
Una ricerca pubblicata sul portale “Play the game” evidenzia come tutte le Federazioni internazionali olimpiche, con la sola eccezione di quella del judo (dalla quale russi e bielorussi si sono comunque autosospesi), hanno sospeso atleti o squadre (a seconda della peculiarità degli sport) le federazioni russa e bielorussa (https://www.playthegame.org/news/comments/2022/1027_most-olympic-federations-suspend-russian-athletes-but-officials-go-free/).

È evidente che una situazione di totale isolamento sportivo non può protrarsi a tutto il periodo necessario per la risoluzione del conflitto russo-ucraino, che stante le analisi di numerosi esperti, potrebbe durare ancora molto tempo. Inoltre con una tensione montante già da diversi anni tra alcune federazioni internazionali e le controparti russe oltreché nei rapporti tra stati, un rapido rientro delle squadre russe nelle manifestazioni internazionali non sarebbe accettato di buon grado da altri membri, anche in barba all’apoliticità del movimento olimpico.
A Mosca è quindi diventato una condizione di sopravvivenza sportiva cominciare a guardarsi attorno e contare i primi potenziali alleati in vista della creazione di manifestazioni e competizioni alternative.

Anzitutto nel calcio, secondo quanto riferito dalla TASS, il Direttore della Federazione Russa, Andreij Leskakov, ha dichiarato che per mantenere un livello di competitività della squadra nazionale e delle squadre di club, escluse dalla FIFA e dalla UEFA, la Federcalcio sta studiando la possibilità di organizzare incontri amichevoli con squadre provenienti da Cina, Iran, Uzbekistan, Kazakistan e anche dalla Corea Popolare.
In particolare l’Iran potrebbe rappresentare una “pista calda” viste le recenti minacce mosse dalla FIFA (possibile esclusione dai Mondiali del Qatar per l’irrisolta questione delle presenza femminile sugli spalti, questione che rimane però senza risoluzione in numerosi altri paesi che hanno garantita piena cittadinanza nella federazione calcistica e godono di ampie e salde entrature politiche) e le prossime mosse dell’AFC, la Confederazione calcistica asiatica.
Secondo alcune indiscrezioni infatti l’AFC starebbe lavorando sulla creazione di una SuperLega asiatica, che a differenza di quella europea, avrebbe tutti i regolari crismi del riconoscimento ufficiale.

Sembra che a prendere parte alla competizione, che andrebbe a sostituire l’AFC Champions League sarebbero squadre provenienti da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Uzbekistan, Australia, Cina, Corea del Sud e Giappone. Fosse vera questa lista saltano all’occhio alcune assenze ingiustificabili, su tutte proprio quella dell’Iran (quinto nel ranking delle Federazioni AFC), ma anche di Hong Kong (ottavo), della Giordania (nona), del Tagikistan (undicesimo), del Vietnam (dodicesimo), dell’Iraq (tredicesimo), della Thailandia (quattordicesima) e via via fino a Filippine, India, Libano o Indonesia, federazioni in costante crescita, che possono garantire anche un bacino d’utenza importante. Quella iraniana quindi non sembra giustificata da alcune scelta di valore tecnico, soprattutto per un paese di così grande tradizione in Asia, ma ha tutte le evidenze di una scelta di carattere politica.

Riuscisse la Russia ad entrare in questa faglia in seno all’AFC avrebbe tutta la forza di creare una Lega alternativa, portando con sé federazioni come Siria, Bielorussia, Turkmenistan, Kazakistan, Corea Popolare e Iran. A quel punto la palla passerebbe alla Cina, che per il secondo anno consecutivo è entrata in conflitto con l’organizzazione della Champions League Asiatica (le società invieranno le squadre giovanili) a causa delle sovrapposizione tra manifestazione continentale e inizio del campionato nazionale e delle normative antipandemiche in Cina. Dopo le scelte governative con il depotenziamento economico della Chinese Super League, con numerosi club in crisi economica e gran parte dei principali calciatori stranieri che hanno lasciato il campionato, Pechino potrebbe trovarsi di fronte al dilemma se scegliere l’AFC e la nuova struttura d’élite oppure se fare un percorso comune con la Russia.

Anche nella pallacanestro i russi sembrano muoversi in direzione della creazione di una lega alternativa, patrocinata questa volta dalla squadra del CSKA Mosca, una delle potenze del continente europeo (2 volte campione dell’Eurolega nelle ultime 5 edizioni): secondo il prestigioso giornale spagnolo El Mundo Deportivo, il CSKA starebbe lavorando per organizzare una Lega Europea alternativa all’Eurolega, alla quale dovrebbero partecipare 5 squadre russe, 4 turche, 3 greche, 3 serbe, 1 ungherese, 1 bulgara e 1 montenegrina.

La lista pare di difficile attuazione: la Turchia, attraverso Turkish Airlines, è il main sponsor dell’Eurolega, e con Grecia, Bulgaria e Montenegro è allineata alle direttive NATO, a differenza dell’Ungheria, mentre il neorieletto Presidente serbo Aleksandar Vučić ha manifestato a più riprese la vicinanza a Mosca, nonostante i voti sfavorevoli nelle Risoluzioni ONU, secondo le sue parole obbligati dalle pressioni di Washington e, parere nostro, per non isolarsi in quella sede in vista delle crescenti tensioni in Kosovo. Inoltre mancherebbero squadre bielorusse mentre quelle kazake militano, a differenza del calcio, nelle competizioni asiatiche.

Il fatto che uno dei più prestigiosi giornali sportivi europei riporti una notizia di questo tenore significa due cose: anzitutto i russi vogliono mostrare che il movimento sportivo europeo è tutt’altro che compatto come risulta dalle numerose manifestazioni e dalle scelte politiche delle federazioni, in secondo luogo che qualcosa a Mosca e dintorni si sta muovendo nella direzione di un contromovimento sportivo.

Al momento ci si muove fra notizie futuribili piene di condizionali, ma nel caso quali sarebbero le nazioni pronte a seguire la Russia?
Proviamo a stilare una lista ipotetica, basata su quattro gradi di interesse e per ragione di quanto scritto sopra ridotte al solo quadrante geografico Euro-Asiatico:

SICURE (posizione risoluta filo-russa): Russia, Bielorussia, Corea Popolare, Siria [visto il riconoscimento moscovita, aggiungiamo: RP Donec’k, RP Lugansk, Abcasia; e visti i riconoscimenti incrociati Transnistria, Ossezia del Sud e, a seconda delle necessità politica nei confronti dell’Azerbaigian, la filoarmena Repubblica dell’Artsakh]

POSSIBILI (alleate strategiche della Russia): Kazakistan, Armenia, Iran, Tagikistan, Uzbekistan, Kirghizistan

INTERESSATE (posizione neutralista nel conflitto, legami storici con la Russia): Serbia, Afghanistan, Mongolia, India, Laos

DA TRATTARE (posizione neutralista nel conflitto): Cina, Iraq, Vietnam, Ungheria, Pakistan

A cura di Marco Bagozzi