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F1, questa Ferrari è uno spettacolo! Macchina sopraffina, i segreti del dominio di Leclerc ad Albert Park

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Leclerc Ferrari F1 La Presse AUstralia

È un’Alba Rossa quella che benedice l’odierna domenica. La citazione cinematografica riguarda solamente il titolo, perfetto per descrivere quanto accaduto quest’oggi. La Ferrari e Charles Leclerc hanno dominato da capo a coda il Gran Premio d’Australia, conquistando la seconda vittoria in tre gare del 2022. Un successo che però ha un peso specifico enorme elevatissimo per tre ragioni.

Numero 1. C’erano grossi dubbi in merito all’effettiva competitività della Rossa in gara. Le simulazioni del long run effettuate durante le prove libere avevano dato l’impressione che Red Bull potesse avere qualcosa in più in termini di passo, soprattutto con le mescole più dure. Si sapeva come con le soft sul giro secco la F1-75 potesse essere più efficace, ma si temeva di vedere una RB18 più performante alla distanza. Invece con le medie non c’è proprio stata partita, in quanto entrambe le monoposto di Milton Keynes hanno sofferto oltremodo il graining all’anteriore. C’è stata meno differenza con le hard, ma comunque Leclerc ha fornito la sensazione di poter mettere a cuccia Verstappen indipendentemente dal ritiro di quest’ultimo. Le difficoltà iniziali di Sainz, scattato con le dure, avevano addensato nuvoloni neri sulla seconda metà di gara del compagno di squadra, il quale ha però dissipato ogni nembo.

Numero 2. È una vittoria per K.O. quella di oggi. Non solo perché Max si è ritirato con il retrotreno in fiamme, ma soprattutto per il modo in cui è giunta l’affermazione. Per la prima volta in questo 2022 non c’è stata battaglia tra i due coetanei, se si esclude un timido attacco dell’olandese in occasione della ripartenza della Safety Car chiamata per ripulire la pista dai detriti lasciati dal botto di Vettel. È verosimile che, problema tecnico o meno, oggi Verstappen avrebbe dovuto inchinarsi a un Leclerc davvero inattaccabile.

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Numero 3. Last, but not least, la F1-75 è uno spettacolo. L’esagerato porpoising mostrato nelle prove libere aveva destato qualche preoccupazione in tema di assetto, ma alla fine il saltellamento ha aggiunto solo un po’ di pepe a una pietanza già deliziosa. Leclerc in qualifica ha fatto la differenza solo nel terzo settore, in gara ha invece malmenato chiunque anche nel primo segmento dell’Albert Park. La Red Bull riusciva a fare partita patta solo nella parte centrale, non a caso la più veloce.

Qual è il segreto del successo ferrarista? Verrebbe da dire nessuno. “Semplicemente” la Ferrari del 2022 è una vettura, finalmente, riuscita bene! Il marcatissimo porpoising potrebbe essere il segnale di un fondo che lavora benissimo, risucchiando in maniera estremamente efficace la monoposto verso il suolo. Non a caso, carico aerodinamico e trazione sono i punti di forza di un’auto con ben pochi difetti. Colpisce il fatto che la F1-75 sia sostanzialmente identica a quella vista nei test del Bahrain, senza alcun aggiornamento di rilievo. Il nuovo estrattore, portato in Australia, non è neppure stato usato. D’altronde gli americani, ogni tanto, hanno qualcosa da insegnare agli altri. “If it works, don’t fix it” dicono negli States. Cioè, “se una cosa funziona, non sistemarla”.

Si tratta di un concetto affine al nostro “squadra (o macchina, nel caso della F1) che vince non si cambia”. Facile a dirsi, bisognerà comunque evolvere, perché i rivali non rimarranno fermi. Quest’anno non ha molto senso lasciar perdere lo sviluppo in vista della prossima stagione, non ci sono rivoluzioni regolamentari alle porte. Il Cavallino Rampante ha evidentemente sfruttato al meglio la possibilità di concentrare tutte le proprie risorse sulle vetture a effetto suolo, lasciando da parte evoluzioni significative sul modello del 2021, a differenza di Red Bull e Mercedes, costrette a portare al limite la RB16B e la W12, in quanto ingaggiate in un violentissimo corpo a corpo per la conquista del titolo.

Il segreto è di Pulcinella. La Ferrari ha effettuato un investimento sul futuro, stringendo la cinghia dall’estate 2020, quando è diventato chiaro quanto fosse disastrosa la SF1000. Ci si è fermati, si è analizzata la ragione della catastrofe e ci si è mossi di conseguenza, per evitare che si ripetesse. Adesso a Maranello si raccolgono i frutti di un biennio di lavoro silenzioso. Una bella rivincita per tutto il Reparto Corse e anche per Mattia Binotto, talvolta preso di mira anche ingiustamente da chi ritiene di fare satira.

Mancano ancora 20 gare alla fine del campionato, la strada da percorrere è lunghissima e tanto può accadere. Però, per la prima volta dal 2018, si può affermare senza paura che la Scuderia del Drake sia da Mondiale. Con una grande differenza rispetto al recente passato, però. Stavolta sono tutti gli altri a inseguire. Da quanto tempo non accadeva? Forse bisogna tornare addirittura ai tempi di Michael Schumacher. I Tifosi sognano e hanno ragione. È un alba rossa, quella di oggi, ma il sorgere del Sole non ha dissipato i sogni. Anzi, li ha resi più concreti.

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Foto: La Presse