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Boxe, Tyson Fury si ritira o sogna la riunificazione? Gli scenari dei pesi massimi e l’attesa per Joshua-Usyk

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Tyson Fury sembra davvero sull’orlo del ritiro. Il Campione del Mondo WBC dei pesi massimi, ieri capace di difendere brillantemente la sua cintura demolendo il malcapitato Dillian Whyte, ha fatto intuire la sua intenzione di lasciare il ring. Non è stato chiaro e diretto, ma le dichiarazioni rilasciate dopo l’incontro sono abbastanza esplicative sul suo pensiero: “Avevo promesso alla mia amata moglie Paris che il terzo match contro Wilder sarebbe stato l’ultimo. Abbiamo avuto una battaglia, era stata una grande trilogia. Poi ho ricevuto l’offerta di combattere a Wembley e penso che doveve farlo per i miei fan, per ogni persona del Regno Unito che oggi è venuta qui a vedermi combattere. Ora ho fatto tutto, penso che questa possa essere l’ultima uscita del Gipsy King. Che modo di salutare, un grande ringraziamento al Regno Unito“.

Tyson Fury ha ribadito di essere uno dei più grandi pugili dell’era contemporanea: agilità di gambe impressionante nonostante la mole mostruosa (206 cm per 120 kg), tecnica sopraffina, jab sinistro da manuale, esplosività di colpi e montante destro impetuoso. Il colosso di Manchester controlla perfettamente il ring ed è in grado di imporsi gradualmente, fiaccando la resistenza degli avversari con una serie di imbeccate precise e in grado di fare male. Il micidiale KO inflitto ieri sera al rivale, proprio sullo scadere della sesta ripresa, è stato rimarchevole e ha mandato in visibilio i 94.000 spettatori che hanno gremito il Wembley Stadium di Londra per quella che potrebbe essere stata la sua ultima recita.

Il britannico ha confermato la propria imbattibilità (32 vittorie e 1 pareggio) e, qualunque cosa decida di fare in futuro, ha scritto comunque la storia della categoria regina: si è laureato Campione del Mondo WBA, WBO, IBF, IBO battendo Vladimir Klitschko nel 2015, ma l’anno dopo è risultato positivo alla cocaina e ha perso le corone, ritornando sulle scene soltanto nel 2018. Si è ributtato immediatamente in gioco ai massimi livelli col primo match (pareggiato) contro Deontay Wilder per la cintura WBC, conquistata poi nel 2020 mandando al tappeto lo statunitense e difendendola nel terzo atto dello scorso autunno, prima dell’agevole compito di ieri sera nella capitale inglese.

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Il ribattezzato The Gipsy King potrebbe decidere di ritirarsi da imbattuto e da campione in carica. Lo scenario appare plausibile, considerando appunto le dichiarazioni rilasciate alla vigilia e ripetute subito dopo l’incontro. Siamo però sicuri che Tyson Fury non si faccia stuzzicare dall’ipotesi di disputare quello che sarebbe (davvero) il match del secolo? La possibile riunificazione delle cinture iridate dei pesi massimi non interessa al 33enne? Il confronto con il vincente della sfida tra Oleksandr Usyk e Anthony Joshua fa oggettivamente gola ed è attesa da tutti gli appassionati della nobile arte.

L’ucraino concederà la rivincita al britannico, a cui ha strappato i titoli WBA, WBO, IBF, IBO lo scorso autunno. Riuscirà il rinominato AJ a tornare sul trono o il coriaceo Usyk si confermerà? Lo sapremo quest’estate (si parla di fine giugno-inizio luglio, ma si attendono conferme): il ribattezzato The Cat ha avuto il via libera per lasciare il fronte di guerra e si sta allenando, l’ex campione medita la vendetta come fece con Andy Ruiz.

Se Fury dovesse davvero ritirarsi, allora la cintura WBC diventerebbe vacante. L’organizzazione potrebbe decidere di metterla in palio in una futura sfida valida per le altre cinture detenute (scenario difficile, ma è stato fatto nel 2020 quando Canelo Alvarez sconfisse Callum Smith tra i supermedi) oppure potrebbe decidere di organizzare un incontro a parte per avere il proprio campione (appare più probabile in un panorama internazionale sempre più spezzettato).

Potrebbero tornare in auge lo statunitense Deontay Wilder (che ha detenuto questa cintura dal 2015 al 2020) e il messicano Andy Ruiz, oppure il britannico Dillian Whyte potrebbe avere una nuova chance. Andrebbero considerati anche i non irresistibili Joe Joyce, Joseph Parker, Frank Sanchez (rispettivamenti numeri 2, 3, 4 del ranking di sigla).

Foto: Lapresse