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Short track, Pietro Sighel un diamante grezzo. Un verso asso per l’Italia, ma deve crescere tatticamente

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Il ragazzo si farà, ma non bisognerà attendere troppo a lungo. Pietro Sighel, figlio del grande Roberto Sighel (atleta di alto livello dello speed skating), ha ereditato la classe e la voglia di vincere paterna su una pista però più corta, ovvero quella dello short track.

Il classe ’99 del Bel Paese ha messo in mostra delle qualità non comuni che tutti gli addetti ai lavori hanno notato nel corso della staffetta mista d’argento alle Olimpiadi Invernali di Pechino, vicinissima all’oro della Cina. Una progressione incredibile di chi va in pista sempre e solo per vincere.

Ardore che però il pattinatore nostrano dovrà cercare un po’ di gestire, dovendo leggere meglio l’evoluzione tattica delle gare. L’esperienza chiaramente sarà molto utile, ma le squalifiche “ingiuste” che ha ricevuto ai Giochi sono anche frutto di una lettura non corretta.

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Pertanto, in vista della staffetta maschile in Finale A e dei quarti di finale dei 500 metri in cui sarà protagonista, la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo dovrà essere un po’ mitigata dal raziocinio, ma da uno che comunque vanta tre bronzi mondiali l’anno passato a Dordrecht (Olanda) si può essere sicuri che la stoffa ci sia, pur parlando di una rassegna iridata molto condizionata dalle assenze.

Foto: LaPresse