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Biathlon, per Hofer e Windisch mirino puntato sui Giochi olimpici. Lukas sogna la consacrazione, Dominik la rinascita

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Mancano pochi giorni all’inizio della Coppa del Mondo di biathlon. In campo maschile le danze si apriranno alle ore 15.00 di sabato 27 novembre, quando a Östersund andrà in scena un’individuale. Quali sono le prospettive dell’Italia? Cominciamo ad affrontare l’argomento focalizzandoci sui veterani Lukas Hofer e Dominik Windisch.

Il primo è indiscutibilmente il leader della squadra ed è peraltro reduce da quella che deve essere considerata la miglior stagione della sua carriera. D’accordo, non sono arrivate medaglie nel grande appuntamento (a differenza del 2010-11) e la posizione in classifica generale è stata l’ottava (mentre nel 2017-18 era arrivata la quinta), cionondimeno il livello espresso sia sugli sci che al poligono è stato elevatissimo. Il trentaduenne altoatesino è, senza se e senza ma, uno dei dieci biathleti più forti del mondo e parte per salire sul podio in ogni gara. Certo, il biathlon maschile vive un’epoca in cui la competitività è esasperata e talvolta fare tutto alla perfezione non è sufficiente per chiudere fra i primi tre. Luki però sarà lì, costantemente in agguato e pronto a sfruttare l’occasione propizia.

Sarà fondamentale partire bene, perché se dovesse arrivare un podio già a dicembre, allora la musica potrebbe cambiare.  Dei 10 piazzamenti nella top-three ottenuti sinora in carriera, 8 sono arrivati nel mese di marzo, quando l’inverno è ormai in conclusione. Raccogliere invece sin da subito consentirebbe di approcciare il resto dell’annata agonistica con maggiore tranquillità, ottenendo così ovvi benefici. Purtroppo il destino sembra accanirsi contro Hofer, il quale sta facendo i conti con un non meglio identificato problema a una spalla, a causa del quale ha dovuto osservare una pausa forzata di un paio di settimane a inizio novembre. Aver perso preziosi allenamenti su neve in un momento cruciale dell’anno potrebbe essere un handicap nella fase iniziale della stagione? Soprattutto, l’inghippo avrà un impatto negativo sulla competitività dell’atleta? Domande a cui avremo una risposta solo a Östersund.

Dal canto suo Dominik Windisch viene da due anni complicati, durante i quali non è quasi mai stato in grado di realizzare una delle fiammate che gli hanno permesso di salire sul podio olimpico nella sprint di PyeongChang 2018 e vincere l’oro iridato nella mass start di Östersund 2019. Forse il trentaduenne di Anterselva ha imboccato in maniera precoce la proverbiale parabola discendente? Possibile, le carriere non sono tutte uguali, c’è chi appassisce prima di altri. Eppure, al tempo stesso, si sono visti atleti in grado di rifiorire improvvisamente anche a 33 o 34 anni, come in un’ipotetica “estate di San Martino” durante l’autunno dell’attività agonistica. Quindi, guai a dare per finito l’esperto altoatesino, che potrebbe continuare a sorprenderci. Non bisognerà allarmarsi in caso di “partenza lenta”, lui è generalmente un diesel e le prime vampate potrebbero arrivare a ridosso del Natale o subito dopo Capodanno.

Infine merita due parole anche Thomas Bormolini, come Hofer reduce dalla stagione migliore della carriera. Il trentenne valtellinese non sarà un fenomeno, ma grazie al duro lavoro ha saputo progredire di anno in anno sino a diventare un uomo in grado di entrare a più riprese fra i primi trenta, facendo talvolta capolino anche tra i primi venti. Il lombardo, oltre a raccogliere risultati di assoluto rispetto, può rappresentare una solida alternativa in ottica staffetta, soprattutto se dovesse essere al top della propria condizione atletica.

Foto: LaPresse