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Nuoto, Italia a due velocità: settore maschile più competitivo di quello femminile. Peserà l’addio di Federica Pellegrini

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I Giochi Olimpici hanno parlato chiaro sul presente e probabilmente anche sul futuro, soprattutto in chiave Parigi 2024, del nuoto italiano. L’Italia sta vivendo il suo periodo d’oro, anche se a Tokyo di ori non ne sono arrivati nel nuoto, anche per colpa della sfortuna che si è materializzata sotto forma di mononucleosi a Gregorio Paltrinieri e l’impressione è che, dopo un periodo piuttosto lungo caratterizzato dai grandi risultati a livello femminile della Nazionale italiana, gli equilibri si siano spostati verso il settore maschile.

A Tokyo tra le donne italiane solo Simona Quadarella è riuscita a portare a casa una medaglia pesantissima negli 800 stile libero in una gara complicata anche dal risultato deludente dei 1500 e Tokyo ha segnato l’ultima grande gara internazionale di Federica Pellegrini che lascerà un vuoto difficilmente colmabile, sia a livello di personalità ma anche, ad esempio, nelle varie staffette miste dove, al momento, non si intravede una specialista dello stile libero veloce alla sua altezza capace di giocarsela e di limitare i danni con le grandi interpreti mondiali della velocità.

In campo femminile si riparte dalla rana, con Arianna Castiglioni, uscita da una stagione controversa, con la mancata convocazione ai Giochi, ma con tante altre soddisfazioni e miglioramenti sensibili a livello cronometrico, con Martina Carraro che il meglio di sè lo ha dato nella prima parte della stagione, riuscendo comunque a disputare una finale olimpica individuale, obiettivo dichiarato dopo essere salita dal dicembre 2018 su tutti i podi internazionali possibili ed immaginabili e con Benedetta Pilato, la star del futuro che ha vinto tutto quello che si poteva fino a metà luglio e poi è scivolata sulla buccia di banana in una gara che non sente ancora sua fino in fondo, i 100 rana, nella manifestazione più importante, i Giochi Olimpici che, a meno di sorprese, la vedranno protagonista fra tre anni a Parigi.

Si riparte anche da Simona Quadarella che si preannuncia protagonista del mezzofondo nel prossimo triennio e c’è da pensare che, visto il suo carattere, non mollerà di un centimetro da qui a Parigi, mentre serve un ricambio generazionale, anche in tempi piuttosto stretti, nei settori dello stile libero veloce, dove qualcosa si è intravisto nell’ultimo anno, nel dorso, dove la sola Margherita Panziera è competitiva a livello internazionale, dominante al momento in Europa ma molto meno performante quando il campo partenti si allarga e scendono in vasca le grandi specialiste che arrivano dagli altri continenti (Usa, Canada e Australia su tutti).

Attesa anche per qualche nome nuovo nella farfalla, visto che ormai il dualismo tra Di Pietro e Bianchi dura da qualche anno e da dietro si è mosso poco o nulla. Qualcosa si muove invece nei misti, dove Sara Franceschi è ancora giovane e può completare il suo percorso di crescita e Ilaria Cusinato è sempre lì lì per esplodere ma finora non è riuscita a fare il salto di qualità. L’assenza, da due anni a questa parte, dei criteria giovanili, vera e propria fucina di giovani per il nuoto italiano non aiuterà certo la crescita del movimento ma la speranza è che qualcosa si smuova in fretta dopo la ripresa dei campionati giovanili che si sono disputati durante i Giochi Olimpici.

In campo maschile, invece, la salute è ottima. I grandi protagonisti delle gare giovanili dell’ultimo lustro sono tutti entrati in modo prepotente nella squadra azzurra e hanno contribuito ai grandi risultati di Tokyo, dagli enfant prodige Federico Burdisso a Thomas Ceccon, fino ad arrivare a Nicolò Martinenghi, il cui percorso è stato più accidentato ma che si è preso grandi soddisfazione nell’ultimo anno e sembra destinato a crescere ulteriormente, passando da Alberto Razzetti che ha completato il suo percorso di maturazione regalando all’Italia un altro grande specialista nei misti. L’impressione è che stia arrivando altro materiale di qualità su cui i tecnici azzurri possono lavorare tra gli uomini, alcuni giovanissimi si sono già messi in mostra sia a Riccione sia agli Europei juniores e la certezza è che nelle ultime stagioni il lavoro svolto dallo staff tecnico azzurro fa in modo che il passaggio da giovanile ad assoluto sia molto meno traumatico rispetto a qualche tempo fa.

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