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Ciclismo

Tappa regina mutilata e assenza di immagini tv: Giro d’Italia, una doppia figuraccia mondiale

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Il capolavoro di Egan Bernal sul Giau, del quale, purtroppo, non abbiamo potuto godere in presa diretta, non basta per cancellare la giornata da incubo vissuta oggi dal Giro d’Italia. Mai, prima d’ora, la Corsa Rosa aveva fatto una figura così grama. Quella di oggi doveva essere la frazione regina di quest’edizione del grande giro nostrano. Il vero e proprio fiore all’occhiello della manifestazione che si snoda lungo il Bel Paese. Invece, la Sacile-Cortina d’Ampezzo si è rivelata un autentico buco nell’acqua a causa della modifica del tracciato e dell’assenza di immagini nel momento chiave della tappa.

Può capitare che a volte ci si veda costretti a rivedere il percorso di una frazione all’ultimo. Purtroppo nessuno può controllare il meteo. Quello che, però, tutti si chiedono è se oggi ci fossero le condizioni per fare ciò. A giudicare da quanto dice il direttore del Giro Mauro Vegni, non vi erano gli estremi per tagliare il Passo Fedaia e il Passo Pordoi dal tracciato. Tuttavia, per qualche motivo a noi ancora ignoto, visto che le giustificazioni fornite dal sopraccitato Vegni sono apparse assai confuse, le due erte dolomitiche di cui sopra, a mezz’ora dalla partenza della frazione, sono state escluse dall’itinerario odierno.

Un pensiero, ovviamente, non può che andare ai tifosi che si erano accampati su quelle salite e che hanno preso una quantità industriale di pioggia per nulla. Ci riempiamo sempre la bocca con la solita retorica su quant’è più bello il ciclismo se i tifosi sono ai lati delle strade, ma a quei tifosi non ci ha pensato proprio nessuno. Dopodiché, bisogna anche dire che le discese di Fedaia e Pordoi non sono quelle di Gavia e Stelvio. La strada, in ambedue i casi, è molto bella e si può affrontare anche col bagnato.

Affermato questo, veniamo al secondo grande problema della tappa odierna: la copertura televisiva. Sul più bello, mentre i corridori scalavano quel titano che è il Giau, le immagini sono saltate. E purtroppo non sono neanche più tornate. Anche qua, c’è da dire, che in caso di condizioni estreme, come quelle del Gavia 1988, la cosa sarebbe comprensibile. Ma sul Giau certamente non nevicava e la pioggia non era nemmeno così intensa. Oltretutto, non abbiamo visto neppure la discesa della sopraccitata erta dolomitica, per cui appare chiaro che qualcosa sia andato storto.

Il 27 luglio del 1998 si tenne la Grenoble-Les Deux Alpes, quindicesima tappa dell’ottantacinquesima edizione del Tour de France. Sul Galibier, erta che supera i 2600 metri di altitudine (il Fedaia si ferma a 2050 e il Pordoi a 2240), diluviava senza sosta. Marco Pantani scattò proprio in vetta a quel temibile colosso, a distanza siderale dal traguardo, e il resto è storia. Storia che, oggi, si può reperire facilmente su Youtube, perché la televisione francese, ventitré anni fa, non ebbe alcun problema a riprendere tutte le fasi di quella frazione.

Il fatto che oggi, nel 2021, si sia amputata una frazione che di certo non presentava le condizioni estreme della Merano-Monte Bondone del 1956, già di per sé è grave. Se a questo ci aggiungiamo la mancanza di immagini sul Giau, totalmente inaccettabile se pensiamo a precedenti simili come quello sopraccitato, il quadro della situazione assume contorni a dir poco tragici. Il glorioso nome del Giro d’Italia, oggi, ha ricevuto un bruttissimo colpo e riprendersi non sarà semplice.

Foto: Lapresse

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