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Ciclismo

Giro d’Italia 2021: Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo faticano, ma non naufragano

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Il Colle Passerino ha emesso i primi verdetti del Giro d’Italia 2021. Abbiamo compreso chi non potrà giocarsi la Maglia Rosa (su tutti il portoghese Joao Almeida e l’olandese Bauke Mollema), chi sta bene e chi invece ha mostrato le prime crepe di una condizione non ottimale. Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo non partivano tra fanfare e squilli di tromba alla vigilia della Corsa Rosa: il siciliano, 36 anni, è reduce da un recupero a tempo di record dopo l’operazione al polso destro; il lucano deve fare i conti con l’anagrafe che recita come data di nascita il 1982.

La Piacenza-Sestola ha generato sensazioni contrastanti per i due grandi veterani del pedale tricolore. Non godono di una condizione stellare, questo è fuori di dubbio, tuttavia non sono nemmeno naufragati, anzi. Non può sorprendere che Nibali non sia al 100%, sarebbe anzi insolito il contrario. Perdere 10 giorni di allenamento, proprio alle porte del primo grande obiettivo della stagione, pesa non poco sul rendimento attuale dello Squalo. Gli manca il ritmo gara, se pensiamo che il siciliano non si attaccava il pettorale sulla schiena dalla Milano-Sanremo, svoltasi ormai due mesi fa. L’aver saltato Tour of the Alps e Liegi-Bastogne-Liegi ha privato il classe 1984 di due trampolini di lancio ideali per affinare gli ultimi dettagli e riacquistare quell’intensità che solo il confronto diretto con gli avversari può darti.

Nibali confida sotto sotto di poter crescere alla distanza, magari esprimendo il meglio di sé nel corso della terza settimana: la specialità della casa almeno sino al 2019, mentre nel Giro sui generis del 2020 accusò un calo di rendimento proprio nelle tappe conclusive. Non è comunque scontato che lo Squalo possa recitare un ruolo di primo piano in classifica generale e non va escluso che, ad un certo punto, possa anche decidere di alzare bandiera bianca e lanciarsi verso altri obiettivi, che siano un successo di tappa o la maglia azzurra di miglior scalatore. Anche perché il polso fa ancora male in alcuni frangenti. Per come si è messa la stagione, con una frattura che proprio non ci voleva, ora più che mai il mirino è fissato sulle Olimpiadi di Tokyo. Ed è in Giappone che il fuoriclasse italiano confida di lasciare, chissà, l’ultimo grande segno della carriera.

Pozzovivo e Nibali hanno perso 34″ dai vari Egan Bernal, Giulio Ciccone, Mikel Landa, Hugh Carthy ed Alexandr Vlasov, ma anche 17″ da corridori come Simon Yates, Romain Bardet, Remco Evenepoel o Davide Formolo che non hanno di certo incantato. Con i due italiani sono però giunti avversari di tutto rispetto come Pello Bilbao, Jai Hindley e Pavel Sivakov. Distacchi importanti, ma non eccessivi, peraltro da mettere in conto per due veterani che, anche a causa dell’età, hanno perso quell’esplosività necessaria per eccellere su salite così brevi e dalle pendenze importanti. La storia potrebbe cambiare, almeno in parte, sulle montagne più regolari e dal chilometraggio elevato.

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Sestola ha rappresentato solo il primo esame e, per quanto visto oggi, diremmo che Nibali e Pozzovivo ben difficilmente potranno giocarsi il podio, ma più concretamente una posizione tra la settima e la quindicesima. I valori in campo potrebbero venire confermati, ma anche ribaltati in vista delle prossime tappe. E chissà che Giulio Ciccone non sia l’artefice di quel ricambio generazionale così agognato dal ciclismo italiano.

Foto: Lapresse

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