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Ciclismo

Giro d’Italia 2021, lo Zoncolan è la salita più dura d’Europa? Il confronto con Mortirolo ed Angliru. Ma il versante…

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Il Giro d’Italia 2021, domani, prevede l’arrivo in vetta allo Zoncolan. Il Mostro della Carnia è considerata, in assoluto, una delle salite più dure che vengono affrontate nelle gare a tappe di tre settimane. Poche sono le erte che possono essere accostate a questo colosso. In Italia c’è il Mortirolo, il quale è paragonabile se consideriamo lunghezza e pendenza media, ma la cui pendenza massima non si avvicina a quella esorbitante dello Zoncolan dal versante di Ovaro.

Se ci spostiamo in Spagna, invece, troviamo un’erta che per picchi non ha nulla da invidiare allo Zoncolan, vale a dire l’Angliru. Il Mostro delle Asturie, però, nella prima parte ha dei tratti in cui è possibile respirare e la sua pendenza media è inferiore a quella dello Zoncolan da Ovaro. Ascese più dure dello Zoncolan, ad ogni modo, esistono, ad esempio la mitica Scanuppia – Malga Palazzo, la quale, però, non può essere scalata in bicicletta.

Tuttavia, come accennato in precedenza, il versante più duro dello Zoncolan, che potremmo, effettivamente, ritenere l’erta più dura mai affrontata in una corsa a tappe, è quello di Ovaro. Domani, invece, i corridori scaleranno il Mostro della Carnia da Sutrio, proprio come accaduto nel 1997 al Giro Rosa e nel 2003 al Giro d’Italia. Parliamo, comunque, di un’ascesa assai impegnativa, la quale misura 14,1 chilometri e ha una pendenza media dell’8,5%. Inoltre, gli ultimi tre chilometri sono al 13%.

Detto questo, lo Zoncolan da Sutrio non è comunque un’erta paragonabile al Mortirolo o all’Angliru. Si tratta di una salita come se ne affrontano diverse nei grandi giri e, probabilmente, non è nemmeno da considerarsi l’ascesa in assoluto più dura di questo Giro d’Italia. Sega d’Ala e il Passo Fedaia, infatti, reggono sicuramente il confronto e anche l’Alpe di Mera, benché più corta, presenta segmenti non particolarmente meno impegnativi rispetto a quelli di questa versione del Mostro della Carnia.

Foto: Lapresse

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