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Nuoto, la rana italiana fa sognare alle Olimpiadi di Tokyo: una profondità immensa

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Italia, Paese di “ranocchi”. Potrebbe sembrare un insulto, ma non è così parlando delle prestazioni dei nuotatori azzurri nel corso dei Campionati italiani a Riccione. La rana, lo stile più complicato e tecnico, ha dato dei riscontri davvero incredibili e di altissimo spessore.

Nel settore femminile, tre atlete nuotare su tempi del genere era qualcosa da fantascienza: Martina Carraro (1’05″86), Benedetta Pilato (1’06″00) e Arianna Castiglioni (1’06″00) sono un qualcosa che nei 100 rana neanche gli Stati Uniti nei tempi d’oro sono riusciti a esprimere per profondità. Le ragazze si trovano nella top-5 mondiale stagionale e soprattutto possono puntare concretamente a una medaglia ai Giochi.

Il circolo virtuoso italico delle raniste ha coinvolto anche i ragazzi perché Nicolò Martinenghi si è trasvestito da “Adam Peaty” e nei 50 e nei 100 rana ha portato i limiti nazionali alla top-3 dei crono di ogni tempo a livello mondiale. Il lombardo si candida a un ruolo di primattore nel contesto a Cinque Cerchi e la svolta c’è stata soprattutto a livello mentale e lo si è compreso per il modo in cui ha aggredito l’acqua e ha ottenuto tempi sensazionali: 58″37 nei 100 rana e di 26″39 nei 50 rana.

Gli indizi dunque portano a qualcosa di gustoso in Giappone perché, al di là di Peaty e probabilmente di Lilly King, gli altri gradini del podio sono a disposizione dei nostri portacolori e, allo stato attuale delle cose, ci si metterebbe la firma.

Foto: Diego Gasperoni

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