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Sci di fondo, Mondiale dell’Italia finito con 7 giorni di anticipo. Pochezza, immobilismo e rassegnazione

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Alla vigilia dei Mondiali di sci nordico ad Oberstdorf (Germania) l’Italia partiva con ambizioni di medaglia ridotte al lumicino. Il nostro Francesco Paone aveva giustamente scritto “una speranza… e mezza“, riferendosi alla team sprint in tecnica libera come carta principale, mentre la sprint individuale in tecnica classica andava annoverata maggiormente nella categoria dei ‘sogni’.

Archiviata senza squilli la team sprint odierna, possiamo definire il Mondiale dell’Italia terminato con ben sette giorni di anticipo, almeno per quanto riguarda le occasioni di comparire nel medagliere (salvo gradite ed inattese sorprese nei prossimi giorni). Le possibilità di salire sul podio si sono di fatto azzerate: né combinata nordica né salto con gli sci vantavano chissà quali velleità, mentre lo sci di fondo non ha raccontato nulla di diverso da quanto sappiamo da anni. Una pochezza annunciata, che stride con un passato ormai lontano in cui l’Italia sfidava ad armi pari i colossi scandinavi.

Inutile girarci attorno: da ormai un decennio lo sci di fondo italiano è Federico Pellegrino. Punto. Dal 2015 al 2019 il Bel Paese ha collezionato sei medaglie tra Mondiali ed Olimpiadi: tutte portano la firma del valdostano, che fossero sprint individuali oppure a coppie. Oggi la striscia di podi nella team sprint, che durava proprio dal 2015, si è interrotta perché Francesco De Fabiani non ha offerto il contributo sperato, andando in crisi nel corso della sua ultima frazione e mettendo Pellegrino nelle condizioni di dover recuperare un margine troppo ampio su coloro che si giocavano le prime tre posizioni.

Possiamo definire Federico Pellegrino una sorta di ‘ultimo dei Mohicani’ dello sci di fondo tricolore. L’ultimo campione vero, che nel 2022 sogna ancora di poter mettere le mani su quell’oro olimpico che andrebbe a completare un palmares già ora straordinario. L’azzurro ha però imboccato la seconda parte della carriera: a 31 anni potrà garantire qualche altra buona stagione nelle sprint, tuttavia è chiaro che nulla dura per sempre. I prossimi sette giorni di Mondiale rischiano di diventare concretamente uno sgradito aperitivo di quanto vivremo nel post-Pellegrino, con l’Italia relegata e, cosa ancor peggiore, rassegnata al ruolo di mesta comparsa.

Francesco De Fabiani prometteva benissimo da giovane. Un fondista completo, si diceva, abile in entrambe le tecniche e peraltro dotato di uno spunto veloce interessante e necessario nei grandi appuntamenti. A 27 anni il valdostano non è mai davvero sbocciato. Ha ottenuto una sola vittoria in Coppa del Mondo nell’ormai lontano 2015, dopodiché ha ottenuto nel complesso ben sette podi nelle mass start con distanza di 15 km, un format che non figura né nel programma dei Mondiali né in quello dei Giochi Invernali. Nel complesso De Fabiani, ad oggi, ha ottenuto due top3 individuali in Coppa del Mondo in gare olimpiche: alla già ricordata vittoria nella 15 km tc con partenza ad intervalli di Lahti 2015 si aggiunge il secondo posto nella sprint tl di Cogne 2019, peraltro alle spalle di Pellegrino. Poco, decisamente troppo poco.

Oltre Federico Pellegrino, il nulla. Con questo intendiamo che nessuno, al di fuori del valdostano, può regalare all’Italia una medaglia iridata o olimpica individuale. Se scorriamo l’elenco dei convocati per i Mondiali, ci accorgeremo di come siano presenti tanti atleti intorno ai 30 anni che, giocoforza, prendono parte al grande evento con meri obiettivi decoubertiniani. Non manca poi qualche giovane, anche se nessuno sin qui ha mostrato di certo la stigmate del campione. Senza girarci troppo attorno: i tecnici hanno portato in Germania quasi solo atleti che, nella migliore e più ottimistica ipotesi, festeggerebbero con lo champagne un ingresso nelle prime 30 posizioni.

Questa è, da tempo, l’Italia dello sci di fondo. I risultati di Pellegrino, nell’arco degli anni, hanno colpevolmente celato un immobilismo dirigenziale ingiustificabile. Perché non è possibile che il settore femminile viva ormai da un decennio nell’assoluta mediocrità e non si intervenga; non è possibile che quei pochi giovani interessanti non vengano affiancati con un progetto serio per spiccare il volo gradualmente anche nel circuito maggiore. Un esempio? Luca Del Fabbro. Nel 2019 vinse l’oro nella 30 km tc mass start dei Mondiali juniores, da allora se ne sono quasi perse le tracce: qualcuno dovrà pur risponderne…Non è possibile, in generale, che ci si sia tristemente abituati alla avvilente modestia di un movimento che sino a tre lustri fa il mondo ci invidiava. Servirebbe un cambio di rotta drastico nella gestione logistica e delle risorse umane, tuttavia negli ultimi anni non si è mai percepita una reale volontà in questo senso ai pieni alti. Inutile stupirsi, dunque, se un Mondiale finisce con sette giorni di anticipo (e magari in futuro, quando Pellegrino non sarà più competitivo per le medaglie, non inizierà neppure…).

Foto: Lapresse