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Calcio femminile, Sara Gama sottolinea: “Lavoriamo per il professionismo e l’aumento degli investimenti. Siamo ancora indietro”

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Il 30 novembre 2020 si è materializzato qualcosa di storico nell’asset politico in ambito calcistico. Sara Gama, capitana della Nazionale di calcio femminile, è stata la prima donna a essere nominata vice-presidente dell’Associazione Italiana calciatori.

Un qualcosa di molto significativo, dal momento che Gama ha da sempre incarnato la lotta per i diritti delle donne nel “Pallone”, contro la ghettizzazione e la discriminazione di genere esistente nel nostro Paese. Negli ultimi anni il calcio femminile si è conquistato dello spazio, grazie soprattutto a quanto hanno saputo fare le ragazze di Milena Bertolini nei loro match per le qualificazioni mondiali e per i quarti di finale raggiunti nella rassegna iridata.

Una competizione che ha acceso i riflettori sull’intero movimento, ma i passi da fare sono ancora molti. “Il Mondiale in Francia, non per i riflettori che sono stati una conseguenza e ci hanno comunque fatto piacere, era il nostro obiettivo. Lo abbiamo centrato compiendo un grande percorso nelle qualificazioni“, ha sottolineato Gama, intervistata da Sky Sport. “Un’avventura iniziata nel 2015: un cammino di quattro anni nel quale il calcio femminile in Italia è cambiato profondamente con l’ingresso dei grossi club maschili professionistici e anche per l’apertura dei settori giovanili alle bambine. All’estero sono sopra le 100.000 tesserate, noi invece siamo ancora lontani da questo traguardo“, la sottolineatura della capitana della Juventus.

E dunque i programmi sono i soliti: “Vogliamo lavorare per portare avanti il professionismo e soprattutto fare in modo che vi siano investimenti maggiori affinché le ragazzine che vogliono giocare possano farlo, avendo dei modelli che prima non avevano“.

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Foto: LaPresse

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