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Tennis, Matteo Berrettini: “L’UTS mi è servito per trovare la forma, US Open? Niente si potrà fare a cuor leggero”

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Un Matteo Berrettini a 360° quello che emerge in un’intervista esclusiva di Ubaldo Scanagatta su ubitennis. Il tennista romano, che disputerà in questa settimana sia il torneo organizzato da Thiem a Kitzbuhel che gli incontri dell’UTS 2020 a Nizza, ha svelato le sensazioni di questa fase di avvicinamento alla ripresa agonistica effettiva, prevista per il mese di agosto, anche se le perplessità legate dal Covid-19 negli Stati Uniti non mancano.

In primis, Berrettini si è pronunciato circa il proprio stato di salute, essendosi messo alle spalle alcuni guai fisici che lo avevano un po’ limitato all’inizio di questa stagione. L’Ultimate Tennis Showdown è stato utile: “Mi sento bene fisicamente; è un tennis diverso, le partite sembrano andare in una direzione e poi può succedere di tutto. Nonostante il lungo stop, però, mi sento pronto per ricominciare. Questo evento è molto divertente ed è utile per avvicinarsi agli eventi ufficiali. Sto giocando partite di livello con avversari di livello“. A Montecarlo gli allenamenti con Jannik Sinner non sono mancati e Matteo si è lasciato scappare alcune parole sul giovane altoatesino: “Gioca bene, devo stare attento quando giochiamo… mi devo impegnare: è giovane ma picchia duro“.

Sul nodo US Open, i dubbi non mancano per le differenti condizioni di sicurezza tra Europa e Usa: “In questo momento veniamo testati due volte a settimana, e qui in Francia la situazione non è grave come a New York. L’idea è quella di andare, ma bisogna vedere l’evolversi delle cose. Per tutti è importante capire cosa succederà nei vari tornei se un tennista verrà trovato positivo. Per queste cose ci vuole un parere scientifico. A cuor leggero credo che in questo momento non si faccia nulla, e se dovessi decidere di andare lo farei seguendo tutte le precauzioni del caso. Cercherei di avere contatti solo con il mio team e rispettare i protocolli“. Nello specifico l’azzurro teme anche i casi positivi asintomatici che vi sono stati ad esempio nell’Adria Tour: “Noi sportivi abbiamo una situazione particolare: se dobbiamo fare quarantena senza sintomi, a quel punto i successivi tornei diventano un po’ un casino perché non puoi allenarti. Essere positivi non è brutto solo per il rischio della malattia, ma perché andrebbe a influenzare tutta la programmazione”.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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