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Italia-Germania 2-0, Mondiali 2006: il trionfo di 14 anni fa a Dortmund, frutto del coraggio e del riscatto

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No, non è un errore dell’autore. L’argomento è Italia-Germania del 2006. E’ vero, è in corso altro e soprattutto la pandemia ha completamente sconvolto la nostra quotidianità. In una fase in cui si cerca disperatamente una parvenza di normalità, guadare a ciò che è stato può essere un rifugio.

Era il 4 luglio 2006, il match era quello al Westfalenstadion di Dortmund (Germania) e la Nazionale azzurra di Marcello Lippi si giocava l’accesso alla Finale dei Mondiali in terra tedesca contro i padroni di casa, che mai erano stati sconfitti su quel campo. Un fortino nel quale il tifo faceva tremare le gambe.

Non fu così per i ragazzi nostrani, determinati, umili e coraggiosi. Un successo all’italiana, forte della solidità difensiva e della creatività tipicamente del Bel Paese. Come definire altrimenti la realizzazione di Fabio Grosso, a pochi minuti dai calci di rigore (dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sullo 0-0)? Un tiro a giro di sinistro micidiale, sull’imbeccata geniale di Andrea Pirlo, e per il povero Jens Lehmann niente da fare.

Abbracci, urla e cronisti impazziti. Un momento unico che racchiude in pochi istanti perché il calcio è lo sport più bello del mondo. Negli ultimo scampoli di partita, anticipo imperiale di Fabio Cannavaro, contropiede guidato da Francesco Totti, assist al bacio di Alberto Gilardino e marcatura di Alessandro Del Piero, in quella porta dove i suoi tiri avevano scosso i cuori bianconeri contro il Borussia Dortmund in Champions League. Finì così una partita incredibile, condita da pali e traverse in quei supplementari da leggenda.

Sappiamo poi come è andata contro la Francia. Lo score lo conosciamo ma, forse, abbiamo dimenticato come quel successo si sia originato. Un gruppo solido, fatto di calciatori di qualità, ma di unità di intenti e voglia di soffrire, difendersi e ripartire. Ecco, giocare in contropiede, in verticale e fare quello che l’Italia ha sempre fatto. Negli ultimi anni, forse anche un po’ invidiosi dalle vittorie altrui, si pensava che bastasse “travasare” il modello spagnolo e poi quello tedesco per cambiare. Forse abbiamo finito per perdere la nostra identità e ora la Nazionale di Roberto Mancini sta cercando di rimettere insieme i cocci.

IL VIDEO DEI GOL DI ITALIA-GERMANIA 2-0

Tuttavia, quel successo fu importante anche per un mero discorso sociale. In queste settimane di emergenza sanitaria abbiamo finto di non sapere quale messaggio il calcio sia capace di veicolare: quel 4 luglio rappresentò la rivalsa di chi era all’estero, a lavorare in Germania, costretto a mandar giù diversi bocconi amari, frutto di stereotipi e di pregiudizi nei nostri confronti. La squadra di Lippi diede modo a chi si era sentito messo in un angolo di urlare il proprio orgoglio italico, troppe volte bistrattato dalla presunzione di chi ha l’ardire di sentirsi superiore.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse 

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