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Ilaria Cacciamani, softball: “Olimpiadi, qualificarsi emozione fortissima, rinviarle giusto. Forlì, quest’anno importante far crescere le giovani”

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Dalle Marche con furore: Ilaria Cacciamani, maceratese nel sangue, ormai trapiantata a Forlì, dove gioca da sette anni, si è conquistata da tempo i ranghi azzurri, facendo spesso le veci di Greta Cecchetti quando necessario. Parte integrante e fondamentale dell’Italia che ha centrato l’accoppiata Europei-qualificazione alle Olimpiadi in un brevissimo lasso di tempo nella scorsa estate, è pronta, al pari dell’ambiente italiano, a disputare un campionato di Serie A1 che si preannuncia particolare per tutte le vicissitudini precedenti. Perennemente col sorriso stampato in faccia, l’abbiamo raggiunta telefonicamente per un’intervista in cui ci ha raccontato l’avvicinarsi della stagione accorciata e le sue sensazioni azzurre, soprattutto recenti.

Come ti senti tu, e in generale vi sentite tutte, nel poter cominciare il campionato?
“Bellissima sensazione. Dopo tutto questo tempo in casa, in quarantena, anche solo poter iniziare gli allenamenti è stato bellissimo. Poi riuscire a fare il campionato è ancora più bello. Non vediamo l’ora”.

Com’è stato dover continuamente rinviare l’inizio della stagione in termini di pesantezza?
“Abbastanza pesante. Diciamo che quest’incertezza non è mai semplice, però sapevamo di dover aspettare fino all’ultimo, fino a vedere un miglioramento nella situazione. E’ stato difficile, ma allo stesso tempo sapevamo che andava fatto, quindi ci siamo adattati”.

Quest’anno, a livello di club, sarà una stagione un po’ strana, perché con le Coppe europee per quest’anno ci si è salutati.
“Purtroppo quest’anno hanno deciso di cancellarle anche abbastanza presto, giustamente. Però aspettiamo l’anno prossimo, in teoria le squadre che avevano diritto di partecipazione quest’anno lo manterranno. Quindi aspettiamo tra un anno. In pratica si tratta solo di un arrivederci”.

Nonostante tutto, a livello di A1, il softball italiano è riuscito, in fin dei conti, a reggere bene, nonostante la rinuncia di Caserta arrivata proprio a ridosso dell’inizio. Ha retto, per certi versi, meglio del baseball.
“Ho infatti saputo che a livello di A1 si sono ritirate tre-quattro squadre. Noi siamo rimasti abbastanza gli stessi, a parte Caserta che all’ultimo ha rinunciato. E’ una situazione che è comprensibile, però a noi è andata meglio. Speriamo che, nel rispetto nelle norme, riusciremo a fare un campionato ‘normale'”.

Normale nella misura in cui è stata cambiata la formula, perché ora c’è un girone regolarmente da cinque con andata e ritorno e l’altro che invece ha dovuto modificare tutto con doppia andata e ritorno, che è una cosa un po’ strana.
“Sì, è una cosa strana perché pensa che, all’inizio, prima del Covid-19, doveva essere un girone unico da dieci squadre, quindi comunque sarebbero state 9 partite di andata e 9 di ritorno, fino ad arrivare ad adesso in cui, nel nostro girone, siamo quattro squadre e questa cosa non è piacevole. Però, purtroppo, ci dobbiamo adattare. Hanno fatto una formula in modo che potessimo giocare lo stesso numero di partite dell’altro girone. Ci accontentiamo, basta giocare, tornare in campo, per quest’anno purtroppo sarà così”.

Cercando poi di non modificare troppo gli spostamenti per due motivi, uno di ordine pratico, l’altro di natura economica (perché soprattutto ora dover cambiare i viaggi alle casse delle società pesa).
“Assolutamente. Anche dividere in due gironi è stato fatto per agevolare le squadre da un punto di vista economico. Quindi sicuramente per questo ci saranno dei risparmi”.

Parlando invece di carriera, possiamo dire che Macerata e Forlì sono state le tue due grandi fasi?
“Esattamente. Macerata è dove vivo e dov’è iniziato tutto, dove ho giocato fino a quando avevo 15 anni, è la fase del debutto in Serie A1. Poi Macerata ha dovuto rinunciare all’A1 e quindi io e altre tre ragazze siamo andate via, e poi ho fatto un anno a San Marino. Quello successivo, poi, sono venuta a Forlì, dove sono rimasta e gioco da sette anni, è diventata la mia seconda casa”.

Puoi parlarci anche della tua evoluzione nel tempo come giocatrice?
“Sono arrivata a 26 anni con tante esperienze alle spalle. Il mio primo grande passo l’ho fatto andando all’Accademia. Prima c’era un’Accademia di softball dove ci si trasferiva a Tirrenia per allenarsi e andare tutto l’anno a scuola lì. L’ho frequentata per due anni, ed è stata la prima volta che mi sono mossa da casa. Ho cambiato tutta la mia vita, e mi ha fatto maturare molto. Da lì ho iniziato a giocare in Serie A1: all’inizio non è stato semplice, perché i primi anni sono sempre quelli un po’ più duri, dove devi prendere un po’ le mazzate, però il secondo grande cambiamento ce l’ho avuto quando sono venuta a Forlì. Ho cambiato squadra, allenatore, ho visto che ogni anno vedevo dei miglioramenti. Ho fatto anche tanta esperienza in Nazionale, anche lì fin dai 18 anni. Ho partecipato a competizioni internazionali che mi hanno fatto maturare molto nel tempo e aiutato molto”.

A proposito di competizioni nazionali, su Instagram: “Un sogno lungo 16 anni”.
“Eh sì! Diciamo che è stata una cosa stranissima. La prima partita di softball che ho visto, a casa mia, è stata durante le qualificazioni alle Olimpiadi di Atene 2004. Le facevano a Macerata, e mio papà giocava a baseball, mi ha portato a vederle così, senza troppa importanza. Da lì, invece, da quella settimana in cui ho conosciuto lo sport, e in cui l’Italia si è qualificata per le Olimpiadi di Atene, è nata la mia passione. Dopo tutto questo ciclo ritornare a giocare per lo stesso obiettivo e raggiungerlo è stata un’emozione fortissima”.

Come un cerchio che, se non si è chiuso, quantomeno ha trovato la sua quadratura, al netto del fatto che il softball continua a entrare e uscire dal programma olimpico.
“Purtroppo. Però sì, è stata una strana coincidenza”.

E non è nemmeno stata l’unica delle soddisfazioni in azzurro. Europei, varie altre manifestazioni.
“Gli Europei li ho vinti nel 2015 e 2019. Poi ho giocato due Mondiali, che sono sempre un’esperienza diversa, che ti aiuta e ti forma. E’ bellissimo”.

A proposito degli ultimi Mondiali, il ricordo più glorioso è una partita piovosa. Dalla pioggia alla vittoria. Quella con la Cina.
“Assolutamente. Quella partita è stata rimandata per due giorni con pioggia e vento continui. Era l’ultima partita per qualificarsi tra le prime otto. L’attesa è stata abbastanza difficile, però poi, per com’è andata la partita e abbiamo giocato, il fatto che siamo riuscite a vincere con la Cina, che pochi mesi prima ci aveva stracciato in Australia, e a farlo per manifesta, è stata una soddisfazione immensa”.

Fra l’altro ve la siete giocata con quasi tutte, alla fine dei conti. Non è stata una cosa da poco.
“Decisamente no. Abbiamo dimostrato che quel gruppo stava crescendo. Siamo un gruppo abbastanza giovane, ma già da lì abbiamo dimostrato di potercela giocare contro squadre come Australia, Canada, Messico, che comunque sono tra le prime al mondo. Siamo state soddisfatte di quello che abbiamo fatto”.

Andando un attimo in avanti, tu cosa pensi del rinvio delle Olimpiadi e quanto e cosa ha comportato per te e per il gruppo azzurro?
“Il fatto che siano state posticipate le Olimpiadi è stata una scelta giusta in una situazione del genere. Era il minimo che potessero fare, non c’è niente da discutere. Come gruppo, come atleta, sicuramente, è una cosa che ha pesato e sta pesando molto, ti dà tanta incertezza, anche tristezza, perché purtroppo in una situazione del genere è normale. Dall’altro lato siamo tutte d’accordo sul fatto che abbiamo un anno in più per prepararci al meglio e per arrivare più pronte, quindi lo sfrutteremo al massimo per arrivare più pronte possibile”.

Parlavi del fatto che il gruppo è giovane. Ci sono sempre tante e sempre nuove giocatrici in rampa di lancio, ed è un segnale importante.
“Assolutamente. In prima squadra abbiamo già ragazze anche del 2000, quindi è sicuramente una cosa positiva, che fa sperare per tutto il movimento e per il futuro. Ce ne sono tante che hanno anche tante possibilità di crescita. Speriamo che, andando avanti, ce ne saranno sempre di più, e che il movimento cresca”.

Quanto importante è stato, ed è, il ruolo di Enrico Obletter in questo andar bene della Nazionale?
“Il ruolo dell’allenatore è centrale, quando si tratta dello sport. Per noi è sicuramente stato fondamentale. Secondo me la cosa più importante che è riuscito a fare è stata quella di gestire il gruppo, metterlo insieme, prendere le caratteristiche migliori e tirarle fuori da ognuna di noi. Sicuramente ha avuto un ruolo centrale, come lo abbiamo avuto tutte. Lui e il gruppo sono stati la parte fondamentale”.

Tornando alla stagione: dove vuole arrivare Forlì quest’anno?
“Quest’anno è anche un po’ diverso, dove già dagli allenamenti sono state introdotte molte ragazze del settore giovanile cui credo che la società voglia dare meritatamente spazio. Quest’anno credo sia importante per far crescere le giovani. Sicuramente l’ossatura della squadra è sempre la stessa, e gli obiettivi sempre gli stessi, quelli di fare il meglio possibile, quindi ci proviamo anche quest’anno”.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: FIBS / EzR NADOC

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