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Formula 1

F1, GP Austria 2020: la SF1000 un progetto nato male. Una gestione sportiva poco chiara a Maranello

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E’ vero, la gara di Spielberg (Austria) ancora deve andare in scena, ma una Ferrari ridotta così è un colpo al cuore per i suoi tifosi. La Rossa si è presentata all’appuntamento impreparata. Se gli altri avevano fatto i compiti a casa, portando nuovo materiale, la Rossa era ancora a chiedersi quali fossero le cause di una fragilità aerodinamica spiccata della SF1000.

L’impatto con la pista e la realtà è stato devastante e il raffronto con la vettura 2019 sul medesimo tracciato impietoso. Certo, qualche variabile poteva essere sfavorevole (temperature, grip ecc.), ma resta il fatto che il monegasco Charles Leclerc, se avesse replicato il crono dell’anno passato, avrebbe ottenuto il terzo posto a un tiro di schioppo dal duo Mercedes. Questo dato, ancor più di tutto, ha il sapore della condanna per una gestione che, ancora una volta, alimenta dei punti di domanda molto forti. La sensazione è quella di una grande confusione.

Si parla per ipotesi, perché nessuno può vivere le vicende interne alla scuderia, però la sensazione che in questa fase ci si trovi ancora a mettere insieme i pezzi del puzzle e anche la vicenda legata all’addio di Sebastian Vettel fa parte di un contesto caotico. Il Reparto Corse pare soffrire l’assenza di una guida come era stata il presidente Sergio Marchionne fino al 2018. Non è un caso che sotto la sua gestione, pur priva di successi iridati, il Cavallino Rampante era riuscito a proporsi come candidato n.1 della Mercedes, creando anche alcune monoposto, come quella del 2017 e appunto del 2018, capaci di battagliare con Lewis Hamilton. In quella circostanza sono emerse altre fragilità, sul fronte sportivo, in cui Vettel ha finito per farsi carico di eccessive responsabilità ed è incappato in una serie di errori.

Le due monoposto delle due ultime stagioni, prive di bilanciamento aerodinamico entrambe e con l’ultima ancor più instabile, sono la rappresentazione di un rumoroso silenzio a livello dirigenziale. Di fatto, le ultime parole risalgono alla presentazione della vettura a febbraio, poi nulla. Sembra quasi che il Team Principal Mattia Binotto sia un po’ il parafulmine ideale, con chiare responsabilità, di questo periodo complesso per la Ferrari. Per questo, iniziare quest’annata quasi alzando bandiera bianca è piaciuto poco e il settimo e undicesimo posto di Charles e Seb parlano chiaro.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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