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Basket, sognando la NBA. I giovani azzurri che militano nelle Università americane e possono andare a caccia del grande salto

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Stati Uniti d’America: un mondo lontano, che per la pallacanestro è il suo centro. Molti sognano di andarci, pochi ci riescono. Sono tanti anche gli italiani che cercano l’avventura negli States, e in particolare nei college. Andiamo a scoprire, in questa sede, i nomi dei giocatori che, nell’annata 2019-2020, si sono distinti nelle varie università che hanno tra le loro attività sportive il basket maschile.

Nico Mannion: primo (e ultimo) anno ad Arizona con 14 punti e 5.3 assist di media. Lui per il draft NBA si è già dichiarato, e viene dato attualmente tra la 15a e la 20a chiamata, sebbene si sappia che questo sarà il draft più strano di sempre per tutte le circostanze legate al coronavirus. Nell’unico anno agli Arizona Wildcats è stato in grado di trovare un ottimo inizio di stagione, risolvendo spesso partite, per poi avere un calo nei mesi di gennaio e febbraio. Forse avrebbe detto la sua nella March Madness, non lo sapremo mai.

Davide Moretti: terzo anno a Texas Tech con 13 punti, 2.3 assist e 1.7 rimbalzi. Destino già chiaro per il figlio di Paolo: ancora una stagione in NCAA o, un po’ meno probabilmente, una chiamata da Italia o Europa. Avrebbe voluto inserire il proprio nome del draft, e di sicuro qualcuno l’avrebbe osservato con la grande precisione in lunetta e le ottime percentuali da tre, ma l’interruzione imprevista lo ha fermato proprio mentre stava giocando una stagione di grande costanza ai Red Raiders.

Tomas Woldetensae: terzo anno in NCAA e primo a Virginia con 6.6 punti, 2.2 rimbalzi e 1.1 assist. Per lui vale soprattutto la seconda metà di stagione, quella in cui la sua parte da tiratore si è palesata con grande forza, andando a costituire una delle caratteristiche più importanti della sua squadra. Potevano essere due gli italiani a Virginia, ma Francesco Badocchi, che con la squadra ha vinto il titolo NCAA lo scorso anno, aveva deciso di concentrarsi sulla carriera accademica. Questa mattina ha confidato a Piero Guerrini di Tuttosport che vorrebbe la Nazionale, e che i sogni restano NBA e vivere la March Madness: in breve, farà il quarto e ultimo anno quasi certamente.

Gabriele Stefanini: per lui un anno da infortunato, dato che dopo gli ottimi Europei Under 20 in cui ha avuto un ruolo fondamentale nella salvezza dell’Italia in Division A si è infortunato a un legamento del piede sinistro. Per la guardia bolognese una sfortuna enorme, dato che a Columbia, nell’annata 2018-2019, aveva viaggiato a 13.8 punti di media.

Alessandro Lever: terzo anno a Grand Canyon con 15.7 punti, 6 rimbalzi e 2.2 assist di media. Il centro di Bolzano è stato tra le poche note positive dell’anno alle Antelopes, dove si è creato, per sua stessa ammissione, un grandissimo caos. Il problema della squadra è stato legato a giocatori infortunati, che non si sono potuti inserire in squadra per ragioni di regolamenti, studio o connesse o che, più semplicemente, hanno giocato in maniera egoistica. Tutto l’opposto di un giocatore come Lever, che il suo l’ha sempre fatto anche in spogliatoio.

Mattia Da Campo: quarto anno a Seattle con 6.1 punti e 4.4 assist di media. La sua storia in NCAA è cambiata a metà del terzo anno con i Redhawks. Prima di allora giocava molto poco, poi si è infortunato lo sloveno Matej Kavas e il prodotto della Stella Azzurra Roma si è distinto subito molto bene. Buon tiratore, è diventato l’uomo che marca il giocatore più pericoloso degli avversari, ed è per questo che le sue statistiche vanno viste con il classico beneficio d’inventario.

Micheal Anumba: secondo anno a Winthrop con 6.8 punti e 4 rimbalzi di media. Ai più il nome dei Winthrop Eagles non dice molto perché il college solo nel 2007 si è spinto fino al secondo turno del torneo nazionale, ma ha prodotto diversi buoni giocatori, visti anche in Europa e alle Olimpiadi. Anumba, reggiano, al di là delle cifre si è rivelato importante per tre motivi: tanta difesa, voglia di buttarsi sui palloni vaganti e presenza a rimbalzo. Non segnerà tantissimo, ma è sempre stato in grado di mettere il suo contributo in evidenza, con sostanza.

Guglielmo Caruso: secondo anno a Santa Clara con 9.7 punti e 4.4 rimbalzi di media. Dopo un passato alla PMS Moncalieri e a Napoli (oltre che con le Nazionali giovanili), il grande balzo verso gli States l’ha fatto alla fine della stagione 2017-2018 passata in A2. Quest’anno, con i Broncos, ha giocato circa 18 minuti a partita, restituendo però sempre i fatti concreti: miglior prestazione quella contro i San Jose State Spartans, con 25 punti sul tabellino. Per l’ala di Napoli c’è, potenzialmente, un buon futuro in un college che vorrebbe rinverdire fasti antichi.

Mattia Acunzo: è andato a giocare a Toledo, dov’è al primo anno. Con i Rockets, però, non ha ancora messo piede in campo a causa di un infortunio a un piede, che ne ha così rinviato il debutto in NCAA alla prossima stagione sportiva.

Erik Czumbel: primo anno a UTSA con 4.2 punti, 1.8 rimbalzi e 1.5 assist di media. Per i meno conoscitori del microcosmo degli States, UTSA sta per University of Texas at San Antonio. I Roadrunners al torneo nazionale ci sono arrivati quattro volte, ma fermandosi sempre al primo turno della March Madness. Quest’anno l’ex Trapani è entrato in una squadra nella quale si è fatto valere per l’ottima mano da tre punti (36.6%). Curiosità: lo allena Steve Henson, che quanto a tiratori se ne intende, essendo stato uno dei più mortiferi della storia della Virtus Roma, nelle due stagioni capitoline (1995-1996 e 1996-1997).

Ethan Esposito: terzo anno a Sacramento State con 9.1 punti e 4.6 rimbalzi di media. Guardia, napoletano di nascita, Esposito è un’ala che soprattutto nella fase centrale della stagione ha saputo mettersi in luce con molte buone prestazioni, in particolare quella da 22 punti che ha segnato la vittoria contro Portland. Il suo non è un college tra i più rinomati, ma all’interno del sistema di Brian Katz si è saputo ritagliare un buon ruolo.

Thomas Binelli: terzo anno a Eastern Michigan con 8.6 punti e 3.1 rimbalzi di media. Bolognese, prodotto della BSL San Lazzaro (come Woldetensae) e della “sua” Virtus Bologna, sta attraversando quell’America che il padre, il celebratissimo Augusto “Gus” Binelli, non percorse nonostante fosse stato chiamato al draft NBA (chiamata numero 40, Atlanta Hawks, 1986). Gioca con una certa continuità da ala, ed è cresciuto molto nella seconda parte di stagione fino al picco dei 26 contro gli Huskies di Northern Illinois. E dire che, per infortunio, aveva saltato le prime partite: ha comunque mantenuto la fiducia di coach Rob Murphy.

Federico Poser: secondo anno a Elon con 4.7 punti e 2.1 rimbalzi di media. Ancora non è diventato uno dei principali protagonisti nell’università del North Carolina, che non è tra le più celebrate. Il ruolo dell’ex Treviso, al momento, è un po’ marginale, perché prima dello stop ha giocato poco più di 13 minuti a gara, risultando però molto importante sia a inizio che a fine stagione, con varie gare dai numeri importanti e in doppia cifra.

Pietro Agostini: secondo anno a Kennesaw State con 2.1 punti e 2.8 rimbalzi di media. Anche lui non è esattamente l’uomo sul quale, al momento, gli Owls (che hanno una buona storia in tempo di Division II con un titolo nazionale relativo nel 2004) puntano. Si tratta di una situazione, la sua, nella quale non è nemmeno facile emergere, dal momento che la squadra non è proprio una delle più vittoriose dell’Atlantic Sun Conference: in stagione regolare nessun successo.

Abbiamo qui presentato i giocatori che militano nei college maggiori, quelli che vivono la Division I. Non ci sono però soltanto loro, perché tanti italiani giocano anche nelle divisioni inferiori. In Division II, in particolare, ci sono Scott Ulaneo, Roberto Vercellino, Andrea Lo Biondo, Tommaso Gini e Mattia Morini, mentre in Division III troviamo Otis Reale, Michele Capasso e Federico Gallinari (cognome non casuale: è il fratello di Danilo). Negli junior college (categoria un po’ particolare, dalla quale è passato anche Woldetensae) ci sono Edoardo Del Cadia (che potrebbe andare in Division I nel prossimo anno), Sami Sanad, Joshua Pettenò e Tommaso Colombo.

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Credit: Ciamillo

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