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Ciclismo su pista, Francesco Lamon: “Sto cercando di capire i segreti di Viviani per farne tesoro. Il quartetto azzurro è in fase di sperimentazione”

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Quando si parla di pista, Inseguimento a squadre, Nazionale italiana, e i grandissimi risultati ottenuti nelle ultime stagioni, gran parte del merito va anche al venticinquenne di Mirano Francesco Lamon, una delle colonne portanti del quartetto azzurro. Nonostante la sua giovane età, tre anni fa è stato uno dei portacolori italiani dell’Inseguimento a squadre presente alle Olimpiadi di Rio 2016. Una gioia che, con ogni probabilità, si ripeterà nell’agosto del 2020 con la rassegna a cinque cerchi di Tokyo, dove il veneziano e gli altri azzurri del quartetto tenteranno di andare alla caccia della tanto bramata medaglia olimpica; soprattutto dopo il percorso di grandissima crescita affrontato finora e che fa ben sperare per la rassegna giapponese. Recente artefice del nuovo record italiano di questa specialità raggiunto in occasione della Coppa del Mondo di Glasgow assieme a Filippo Ganna, Simone Consonni, e Liam Bertazzo, Francesco, sempre in terra inglese, ha tirato fuori anche un’inaspettata prestazione di livello mondiale nell’Omnium, dove ha conquistato il terzo posto. Che sia di buon auspicio per una possibile acquisizione dell’eredità di Elia Viviani?

Partiamo innanzitutto tracciando il tuo bilancio personale di questa stagione su pista

“La stagione su pista di quest’anno è stata caratterizzata da alti e bassi sia fisici che morali; prima di tutto la mia caduta al Mondiale in Polonia che ha penalizzato anche la prestazione dei miei compagni, raccogliendo così pochi punti in vista delle Olimpiadi. In quel momento avevo un enorme senso di colpa nei confronti degli altri azzurri e di tutto il gruppo. Però non abbiamo mollato e ci siamo rimboccati le maniche, consapevoli che avremmo dovuto impegnarci ancora di più per riguadagnare i punti persi. E così è stato. Ci eravamo prefissati di fare più punti possibili durante gli Europei di Apeldoorn ad ottobre, e ce l’abbiamo fatta, raccogliendo un argento europeo e successivamente un bronzo e un argento nelle seguenti Coppe del Mondo. Ad avvalorare tutto ciò il record italiano nell’inseguimento a squadre, ovvero 3.49.464, che per noi è stata una bella soddisfazione”. 

Come ti sei avvicinato al mondo dei velodromi? 

“Mi sono avvicinato ai velodromi da esordiente quando militavo nell’UC Mirano; società con la quale sono ancora in ottimi rapporti di amicizia, e quando posso vado sempre a trovarli. Inizialmente non andavo molto volentieri in pista perché facevo davvero tanta fatica rispetto agli altri. Poi le cose sono via via migliorate, fortunatamente. Con il passare degli anni ho sempre cercato di collocarmi in una squadra in grado di potermi dare la possibilità di svolgere entrambe le attività, e su questo non ho nulla da dire perché sono sempre stato supportato da persone comprensive e preparate che ringrazio”. 

Cosa significa avere in Nazionale un campione olimpico come Elia Viviani? 

“Avere in gruppo una persona come Elia ti dà quella carica in più. È letteralmente un trascinatore, la classica figura del leader. È di stimolo per tutto il gruppo ed è una persona che ammiro molto. E poi scherziamo molto assieme su cose anche al di fuori della bici”. 

A Glasgow hai fatto capire che potresti intraprendere un ottimo percorso anche con l’Omnium. Ti piacerebbe seguire le orme di Elia? 

“Il bronzo di Glasgow è venuto un po’ per caso perché inizialmente sarebbe dovuto scendere in pista Consonni, successivamente sostituito da me per preservarsi per la Madison del giorno successivo. A mente fredda sono sicuro che un argento sarebbe stato a portata di mano, ma so che non mi sono alimentato abbastanza per la vicinanza delle quattro prove l’una dall’altra. Ma sono davvero contento per il bronzo. Ad ora penso che Elia abbia quell’esperienza in più che a me manca per correre un Omnium in maniera super competitiva; quindi non mi colloco al suo livello, anche se sto cercando di capire quali sono i suoi segreti per farne poi tesoro. Il mio obiettivo principale rimane il quartetto”. 

Passiamo all’Inseguimento a squadre. Qual è la caratteristica principale di questa specialità che “ami” di più? Quanto conta la simbiosi che c’è nel quartetto?

“La simbiosi in un quartetto è tutto. Perchè se un quartetto non è ben assortito si sfalda, ed è come un treno che deraglia. L’affiatamento che c’è tra di noi ormai è il nostro punto di forza, perché ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro. Ogni volta che scendiamo in pista è come una sfida nuova; tanto che Liam Bertazzo, per sdrammatizzare subito prima della partenza, ci dice sempre “dai che questa è la prova della vita”, ma saremo già a 20 prove della vita ormai. Scherzi a parte, riusciamo sempre a trovare il modo di scendere in pista senza pressioni, e in questo anche il nostro CT Marco Villa ci dà una grossa mano”. 

Fin dove potrà spingersi il quartetto azzurro e su che cosa vi state concentrando per migliorarvi ulteriormente?  
 
“Stiamo lavorando davvero molto bene con il quartetto, ora siamo nella fase in cui sperimentiamo tattiche di corsa nuove, testiamo nuovi materiali… . E per ora i feedback sono positivi, quindi per scaramanzia non mi sbilancio più di tanto; anche se devo ammettere che dentro di me sono molto fiducioso. In tutto ciò siamo supportati anche da un bel gruppo di giovani come Davide Plebani, Stefano Moro e Carloalberto Giordani che sono sempre molto disponibili e preparati”. 

Tokyo 2020, un obiettivo oramai concreto. Ti saresti mai aspettato di arrivare fino a questo punto? 
 
“Tokyo 2020 ormai è alle porte, e noi stiamo dando il massimo nelle ultime Coppe del Mondo per avere un avvicinamento il più tranquillo possibile con i punti, anche se non dovrebbero esserci più dubbi. Tokyo per me è un secondo sogno che si avvera dopo Rio, ma sono consapevole che qui ci vado con una motivazione e consapevolezza in più”. 

Cosa ti auguri, o comunque che cosa ti aspetti dal tuo futuro? 

“Dal mio futuro mi auguro di raccogliere tutto ciò che ho seminato in queste stagioni e di cogliere dei risultati importanti. Non solo per un fatto personale, ma anche per tutta la gente che mi segue; e soprattutto per il GS Fiamme Azzurre che ringrazio ogni volta in cui posso, sempre per ciò che hanno fatto e continuano a fare per me. Un ringraziamento va anche alla Biesse Carrera Arvedi che mi dà l’opportunità di svolgere l’attività su strada, oltre naturalmente alla Federazione Ciclistica Italiana”. 

 

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@lisa_guadagnini

Foto: UEC

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