Seguici su

Biathlon

‘Ambesi Winter Corner’: “I fuoriclasse non tradiscono: Hanyu, Shiffrin e Sablikova lasciano il segno”

Pubblicato

il

Torna, puntuale come sempre, Ambesi Winter Corner, la rubrica tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista di Eurosport. Come di consueto in questa sede verranno offerte analisi e trattate le tematiche d’attualità legate alle discipline olimpiche invernali.

La settima puntata spazia in ogni dove. Si parla molto di pattinaggio di figura, ma non verranno trascurati il biathlon, lo sci alpino, il salto con gli sci e il pattinaggio di velocità. Buttiamoci allora sulle numerose portate odierne, poiché la carne al fuoco non manca.

Massimiliano, partiamo dal pattinaggio di figura, perché quanto accaduto nel weekend a Sapporo ha del clamoroso. Potresti spiegare cosa è successo?
“L’ultima edizione del NHK Trophy è già entrata a pieno titolo nella storia. Tutti i programmi sono stati vinti da pattinatori che hanno concluso in prima posizione la fase di qualificazione del Grand Prix senza mai essere sconfitti in alcun segmento di gara. A Sapporo, sono caduti primati mondiali a volontà, ma, al di là ei numeri, si sono viste prestazioni di alto spessore tecnico e artistico.
Per quanto riguarda la corsa alla finale, i pronostici della vigilia sono stati ampiamente rispettati in tre delle quattro specialità. L’unica eccezione è stata rappresentata dalla prova maschile, che, oltre a Yuzuru Hanyu e al sempre solido francese Kevin Aymoz, ha garantito un’insperata qualificazione anche all’incredulo cinese Boyang Jin, complici i passaggi a vuoto dello statunitense Jason Brown e del russo Makar Ignatov”.

Entriamo più nello specifico. Vorrei una tua analisi approfondita su quanto messo in mostra da Yuzuru Hanyu.
“Come prevedibile, ha ottenuto in scioltezza più di 300 punti, soglia superata per la seconda gara consecutiva e per la nona volta in carriera. Ovviamente, si tratta di un record assoluto perché nessun altro pattinatore ha coronato l’impresa per più di cinque volte in eventi internazionali.
Il quarto successo nel NHK Trophy gli è valso anche il ventesimo podio della carriera nel Grand Prix (solo Plushenko ne ha ottenuti di più nel settore maschile), il ventiquattresimo podio consecutivo in eventi internazionali, nonchè il primato assoluto di punti all-time nel Grand Prix sommando i quattro programmi della fase di qualificazione.
A Sapporo si è però visto un Hanyu dai due volti. Il fuoriclasse nipponico è apparso rilassato, a tratti scanzonato nel senso più positivo del termine e comunque perfettamente a suo agio nel programma corto, ma più teso e contratto nel segmento più lungo di gara, affrontato come se l’obiettivo fosse quello di archiviare il più in fretta possibile la vittoria senza farsi male per poi focalizzare le attenzioni sulla finale di Torino.
Considerando la caratura del soggetto, l’accezione “evitando di farsi male” resta del tutto eufemistica in quanto nell’ultimo minuto del programma ha improvvisato dal nulla una combinazione quadruplo toeloop+triplo toeloop e, a seguire, una combinazione triplo axel+euler+triplo salchow. In tal senso, il fatto che si sia preso entrambe le licenze in assoluta sicurezza/scioltezza la dice lunga sullo stato attuale di forma e sulla sua idea di rischio, assai distante dalla comune concezione.
Nei due giorni di gara, l’unico passaggio a vuoto sugli elementi di salto ha riguardato la combinazione quadruplo toeooop+euler+triplo flip, non realizzata perché il toeloop è stato inopinatamente aperto in volo, ma in questo caso più dell’errore ha colpito la lucidità con cui ha prontamente predisposto un “piano b” con l’obiettivo di perdere per strada meno punti possibili. Tra le note positive, oltre alle sequenze di passi senza particolari sbavature, non può passare in secondo piano la riacquistata padronanza del quadruplo rittberger, completato più volte in allenamento e realizzato in maniera efficace anche in gara.
Per il resto, un paio di elementi di trottola del programma corto, flying camel in particolare, non sono stati realizzati con la consueta precisione e gli sono costati il primato stagionale, ma il problema non si è ripetuto nel programma libero, nel corso del quale nessuna trottola è apparsa “viaggiata” o non ben realizzata.
A questo punto, c’è grande curiosità riguardo il layout che verrà presentato in finale. Non è dato sapere se ci saranno novità, ma a tal proposito qualche dichiarazione del dopo gara è sembrata sibillina. L’unica certezza è che il desiderio di rivalsa dopo essere stato sconfitto nei Mondiali di Saitama dello scorso marzo è ancora tutt’altro che sopito.
Quindi, ne vedremo delle belle anche perché il programma libero della finale si disputerà sabato 7 dicembre, giorno del venticinquesimo compleanno del due volte campione olimpico e mondiale”.

Passiamo al settore femminile, dove lo spettacolo non è mancato. Quali sono le tue considerazioni su quanto visto fra le ragazze?
“Abbiamo assistito a una gara per palati finissimi che, come prevedibile, ha espresso tre finaliste.
In particolare, il duello ad alta quota tra Kostornaia e Kihira è stato uno dei piatti forti del primo scorcio della stagione. Alla fine ha avuto la meglio la sedicenne russa, che ha mancato il primato mondiale per poco meno di due punti lasciando intendere di avere le carte in regola per provare a battere la compagna di allenamento Alexandra Trusova.
Nel programma libero si è rivista anche una discreta Alina Zagitova, che però in questo momento appare priva dei mezzi tecnici per confrontarsi ad armi pari con le altre qualificate alla finale, Tennell esclusa.
La campionessa olimpica per la prima volta in carriera non ha concluso una tappa del Grand Prix nelle prime due posizioni, ma resta da appurare quale possa essere la sua reale dimensione in una gara senza errori degni di nota.
La fase di qualificazione si è conclusa con tre accadimenti senza precedenti per il settore femminile in quanto tutte le gare sono state vinte da pattinatrici originarie della stessa nazione, al debutto in categoria maggiore (mai avvenuto anche nelle altre specialità) e allenate dal medesimo staff tecnico (idem come sopra). Peraltro, tutte le vittorie sono arrivate con largo margine, nonostante in ogni occasione le giovani atlete di Eteri Tutberidze abbiano lasciato sul piatto punti pesanti per via di errori o discutibili chiamate del pannello tecnico, vedi quanto avvenuto con il triplo axel di Alena Kostornaia nel programma corto degli Internationaux de France. A margine, non può passare in secondo piano il fatto che quattro delle sei finaliste siano allenate dallo staff diretto da Eteri Tutberidze, la vera vincitrice della fase di qualificazione”.

L’argomento Hanyu, così come la gara femminile e tutti gli altri temi legati all’NHK Trophy saranno come di consueto approfonditi nel podcast?
“Sicuramente, stasera a partire dalle ore 20.45 durante la sesta puntata di Kiss&Cry reloaded parleremo diffusamente, assieme ad Angelo Dolfini, di ogni possibile motivo d’interesse proposto dal weekend. Sarà possibile effettuare domande in diretta tramite la chat di Spreaker, dopodiché ogni puntata potrà essere ascoltata on-demand o scaricata direttamente dalla pagina Spreaker della trasmissione, oltre che da Apple Podcast e Spotify”.

Nella danza non abbiamo avuto sorprese di alcun tipo. Le tue impressioni su quanto accaduto e in particolare sulla performance di Guignard/Fabbri?
“Charlene Guignard e Marco Fabbri hanno conquistato il quinto podio consecutivo nel Grand Prix, ma il terzo posto ottenuto a Sapporo non è stato sufficiente per ottenere la qualificazione alla finale di Torino. Va anche detto che alla vigilia l’impresa si annunciava improba in virtù della caratura degli avversari. Gli allievi di Barbara Fusar Poli hanno tentato il tutto per tutto nella rhythm dance riuscendo effettivamente ad alzare l’asticella, ma i russi Stepanova/Bukin, che partivano da una posizione di vantaggio, non sono stati da meno e grazie al margine accumulato hanno chiuso già a metà gara il discorso qualificazione.
Per il resto, i francesi Papadakis/Cizeron si sono confermati almeno una spanna sopra la concorrenza vincendo la sesta tappa consecutiva della carriera e migliorando tutti i primati stagionali, peraltro già in loro possesso”.

Invece nelle coppie si è materializzata la clamorosa mancata qualificazione alla finale da parte dei russi Tarasova/Morozov.
“Si tratta a tutti gli effetti della principale sorpresa di questa edizione del Grand Prix insieme all’eliminazione del giapponese Shoma Uno. Il caso della coppia russa è però singolare in quanto, nonostante sia stata terza per punti raccolti nei quattro programmi di gara, non è andata oltre la settima posizione nella classifica della fase di qualificazione, che tiene principalmente conto dei piazzamenti nelle varie tappe.
I vice-campioni mondiali dovevano sperare in una debacle in Giappone dei canadesi Moore-Towers/Marinaro, che sul campo non hanno, invece, avuto grossi problemi nel conquistare il posto d’onore alle spalle dei cinesi Sui/Han”.

Però a questo punto vorrei che ti esponessi. Cosa pensi della formula di qualificazione alla finale del Grand Prix? È giusto considerare solo i piazzamenti degli atleti anziché i punteggi ottenuti?
“La formula è praticamente questa da sempre e non è semplice apportare cambiamenti o migliorie
In questa stagione, solamente nella danza le sei coppie che hanno effettivamente raccolto più punti nei quattro programmi di gara sono entrate in finale.
In campo femminile, Evgenia Medvedeva, quinta in assoluto per punti ottenuti, ha concluso la fase di qualificazione al decimo posto, mentre nel settore maschile può recriminare qualcosa Nam Ngyuen, che si è ritrovato settimo nonostante abbia raccolto oltre venti punti in più di Boyang Jin, sesto.
Forse si potrebbe intervenire affinchè le sei teste di serie del tabellone vengano individuate in maniera diversa e, quindi, non facendo riferimento ai soli piazzamenti dell’ultima edizione dei Campionati mondiali, ma, in ogni caso, si porrebbe sempre il problema di come classificare i pattinatori al debutto in categoria maggiore.
Non va poi dimenticato che, di tanto in tanto, l’esito della fase di qualificazione viene falsato dalla rinuncia di qualche testa di serie, ma in questo caso non esiste alcuna soluzione per supplire al problema”.

Chiudiamo il capitolo pattinaggio di figura con una domanda su Nicole Della Monica e Matteo Guarise. Quali sono i tuoi pensieri in merito alla loro performance in Giappone?
“Nicole Della Monica e Matteo Guarise non sono riusciti a confermarsi sui livelli della Coppa di Cina. Se però nel programma corto il regresso in termini di punti è stato figlio di un inopinato incidente di percorso nell’esecuzione del sollevamento di gruppo cinque, nel segmento più lungo di gara non sono mancati errori in serie su salti in parallelo e lanciati. Alla luce dell’andamento della competizione, il quinto posto sarebbe anche potuto essere alla portata, ma, in realtà, poco cambia considerando il ritardo di condizione figlio di un serio infortunio alla spalla patito in estate da Della Monica”.

Abbandoniamo il ghiaccio per trasferirci sulla neve. Nel weekend a Östersund comincia la Coppa del Mondo di biathlon. Fra le donne le azzurre potranno ripetere i fasti dell’inverno passato?
“Direi che ormai non ci sono più le condizioni per nascondersi. Le aspettative sono assai elevate e ci sono tutti i presupposti per disputare una stagione in linea con quella passata, senza ombra di dubbio trionfale. Secondo numerosi addetti ai lavori, Lisa Vittozzi potrebbe essere la principale favorita per la sfera di cristallo, ma troverà concorrenza in casa in quanto Dorothea Wierer, una volta rotto il ghiaccio, potrebbe provare a realizzare quel back to back che nel biathlon femminile manca dal lontano 2002. Nelle ultime venti tappe, Olimpiadi comprese, la squadra azzurra ha conquistato almeno un podio. Arrivare a 30 significherebbe concludere la terza stagione consecutiva archiviando un piazzamento nelle prime tre posizioni in ogni località. Per un movimento con numeri modesti come quello italiano, si tratta di risultati che hanno dell’incredibile. Inoltre, i Mondiali di casa cascano temporalmente nel momento giusto e saranno un’occasione unica per provare a fare la storia”.

La Coppa del Mondo di salto, invece, è già cominciata. Quali sono i tuoi pensieri sull’opening stagionale di Wisla? Mi riferisco sia all’aspetto agonistico che a quello logistico dell’ouverture.
“Abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione di come iniziare la stagione con una settimana di anticipo in una località della cosiddetta Europa Centrale rappresenti un’importante opportunità commerciale, ma anche un rischio per l’incolumità degli atleti senza entrare nel merito dello spettacolo. Chiaramente, l’incidenza del vento non può essere presa in considerazione in quanto variabile impazzita e non controllabile, ma i problemi legati alla preparazione della zona di atterraggio erano prevedibili e si sono puntualmente verificati con tanto di cadute e infortuni.
Riguardo i valori in campo, è difficile esprimersi. A seconda della giornata di gara e delle condizioni meteo del momento si sono visti alti e bassi, in alcuni casi anche eclatanti. Ora come ora, è complicato indicare con certezza chi stia saltando bene o meno. Senza dubbio ci sono alcune impressioni di massima, ma bisognerà aspettare i due appuntamenti di Kuusamo per farsi una vera opinione. In ogni caso, Daniel Andre Tande è un vincitore più che degno”.

Guardiamo ora allo sci alpino femminile. Vorrei sapere i tuoi pensieri su Mikaela Shiffrin, che tanto per cambiare, continua a riscrivere di suo pugno il libro dei record.
“Mikaela Shiffrin ha per l’ennesima volta evidenziato una solidità mentale che, per forza di cose, non può mancare a chi ha vinto più di 60 gare in Coppa del Mondo prima di compiere 25 anni. Oltre a questo, c’è l’onnipotenza tecnica perché chi parte con il pettorale numero 29 nella seconda manche e infligge quasi quaranta centesimi di distacco alla più immediata inseguitrice e oltre un secondo a tutte le altre è automaticamente in possesso di due marce in più, che peraltro lei può inserire a piacimento a seconda delle necessità.
Per il resto, parla il primato in solitudine di 41 successi in slalom di Coppa del Mondo e mi soffermerei anche sui 50 podi tra i pali stretti raggiunti in anticipo rispetto ai pochi eletti che si sono spinti oltre. Stenmark conquistò il 50esimo podio a 24 anni e 334 giorni, mentre la fuoriclasse statunitense c’è riuscita a 24 anni e 255 giorni, impiegando sei anni in meno rispetto a Marlies Schild, unica donna ad avere ottenuto più di 50 podi (56) tra i pali stretti.
Comunque la si voglia vedere, Shiffrin si è già appropriata della leadership nella classifica generale che, salvo infortuni, manterrà fino al termine della stagione”.

Tra gli uomini, invece, la sensazione è che il nome del successore di Hirscher sia tutt’altro che scontato. Quali sono le tue impressioni su quanto visto a Levi?
“Henrik Kristoffersen ha confermato il feeling con Levi, dove negli ultimi sei anni ha ottenuto due vittorie e cinque podi complessivi. La vittoria è sì andata al cosiddetto “favorito tecnico”, ma l’impressione maturata sul campo è che nei prossimi appuntamenti non sarà banale per il norvegese battere il giovane francese Clement Noel, che, dopo essersi imposto nella prima manche, ha pasticciato qua e là mostrando a intermittenza sprazzi di classe, forse sinonimo di superiorità.
In ottica classifica generale, ha fatto specie la giornata nera di Alexis Pinturault, che nella passata stagione non aveva evidenziato una difficoltà così marcata tra i pali stretti. E’ chiaro che se il livello del transalpino in slalom fosse quello di Levi, i tanti discorsi effettuati a inizio stagione riguardo i favori del pronostico per la conquista della sfera di cristallo assumerebbero una diversa fisionomia.
In casa Italia, vanno rimarcati i progressi del giovane Alex Vinatzer, che ha dimostrato di poter valere già ora le prime dieci posizioni. Sono, invece, terminati gli aggettivi per definire l’eterno Manfred Moelgg, che, nonostante i 37 anni suonati, quelle prime dieci posizioni le vale ancora”.

Torniamo sul ghiaccio, ma parliamo di speed skating. Nella tappa di Coppa del Mondo disputata nello scorso fine settimana, non sono mancati i fatti significativi. Puoi sintetizzare l’accaduto?  
“In Polonia è arrivato il 50esimo successo in Coppa del Mondo per la trentaduenne ceca Martina Sáblíková, qualcosa in più di una semplice icona della disciplina. Il traguardo è significativo perché prima di lei c’erano riuscite solamente altre cinque pattinatrici. Sul ghiaccio di Tomaszów Mazowiecki le veterane di classe hanno fatto la voce grossa. Sáblíková a parte, la giapponese Nao Kodaira è tornata al successo sui 500 metri e c’è stata la riconferma dell’olandese Ireen Wüst sui 1500 metri. Peraltro, anche la mass start è stata vinta dall’olandese Irene Schouten, l’atleta che vanta più successi nel format di gara, così come Sáblíková, Wüst e Kodaira nelle distanze affrontate in Polonia. Tutte insieme arrivano a 123 vittorie in Coppa del Mondo, che diventano 170 contando anche le gare individuali di Olimpiadi e Mondiali.
In campo maschile, i principali protagonisti delle prime due settimane di gara sono stati gli olandesi Thomas Krol e Patrick Roest, ma la vera notizia resta il podio mancato dalla corazzata orange nei 500 metri, singolare accadimento alla luce dell’andamento della stagione. Infatti, nelle dodici gare disputate tra Bielorussia e Polonia, gli uomini olandesi hanno archiviato nove vittorie e sedici podi, numeri che non necessitano di ulteriori commenti.
L’Italia ha ottenuto un buon bottino di piazzamenti nelle prime dieci posizioni, ma è mancato l’acuto da podio. Andrea Giovannini ci è andato molto vicino nella mass start maschile conclusa al quarto posto al termine di una volata in rimonta. Nella fase più concitata e caotica della gara femminile, invece, Francesca Lollobrigida ha perso l’importante schiena della canadese Blondin, correttamente seguita come un’ombra per gran parte della competizione. La laziale, rimasta intruppata nel gruppo quando mancavano poco più di due giri al termine della prova, ha concluso la volata finale in sesta posizione, classificandosi ottava per il gioco degli sprint intermedi subito davanti alla sempre in crescita Noemi Bonazza”.

Infine, chiudiamo con lo slittino. Vorrei una tua analisi sulle prestazioni della squadra italiana.
“Mi aspettavo un inizio convincente perché Igls per gli atleti altoatesini è da sempre il budello di casa con conseguente conoscenza di quasi tutti i segreti. Le discese della giornata di sabato sono state in buona parte condizionate da fattori esterni, che hanno generato alti e bassi anche per soggetti di primo piano, mentre nelle competizioni della domenica, nonostante un contesto di gara nella norma, non sono mancati errori eclatanti, come però avviene sovente nei primi appuntamenti stagionali.
Per capire la situazione, è sufficiente scomodare la russa Tatjana Ivanova, che ha sì vinto la prova femminile grazie a una seconda discesa d’eccellenza, ma ha bucato la prima e ne ha combinate di tutti i colori nell’evento a squadre.
Lo staff tecnico azzurro può ritenersi soddisfatto in quanto da ogni settore sono arrivate notizie incoraggianti. L’unico rimpianto per Andrea Vötter è quello di essere rimasta oltremodo attardata nella prima discesa della competizione individuale, ma ha poi fatto segnare il secondo tempo nella seconda parte della gara ed è stata una delle protagoniste assolute nella prova a squadre, in cui è stata battuta dalla sola tedesca Julia Taubitz.
Per quanto riguarda il doppio, Ivan Nagler e Fabian Malleier hanno fornito l’ennesima dimostrazione di essere in possesso del talento per diventare rapidamente la principale alternativa ai tre equipaggi di lingua tedesca (due della Germania e uno dell’Austria), che hanno dominato in lungo e in largo la passata stagione.
Sul fronte maschile, Dominik Fischnaller ha avuto il merito di effettuare nel giro di poche ore tre discese di grande solidità tecnica senza sbavature degne di note venendo premiato con il sesto podio individuale della carriera sul budello di Igls e con un pesante successo nella prova a squadre.
L’obiettivo della stagione per il movimento azzurro, Mondiali compresi, deve essere rappresentato dalla doppia cifra di podi, che significherebbe almeno raddoppiare quanto raccolto nella passata stagione”.

PUNTATE PRECEDENTI
Ambesi Winter Corner 1: “Da Yuzuru Hanyu ad Alena Kostornaia, tanti buoni motivi per seguire il Grand Prix”
Ambesi Winter Corner 2: “Skate Canada crocevia per Hanyu e Rizzo. Shiffrin batterà presto Vonn”
Ambesi Winter Corner 3: “Bentornati sul pianeta Hanyu! Yuzuru ristabilisce le gerarchie”
Ambesi Winter Corner 4: “Hanyu domina anche se non c’è. Valcepina vince e convince sul campo”
Ambesi Winter Corner 5: “Arianna Fontana, Martina Valcepina e Matteo Rizzo tre eccellenze italiane”
Ambesi Winter Corner 6: “Luci e ombre per Evgenia Medvedeva, Alexandra Trusova e Shoma Uno”

[embedit snippet=”adsense-articolo”]

paone_francesco[at]yahoo.it

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Foto: Massimiliano Ambesi

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *