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Volley, Europei 2019. La partenza azzurra: Italia a corrente alternata, ricezione da sistemare

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Australia, Serbia a Bari, Portogallo e Grecia a Montpellier. Nelle ultime quattro partite ufficiali disputate da poco più di un mese a questa parte l’Italia ha fatto vedere tutto e il contrario di tutto. L’unico elemento di continuità, il più importante, è la vittoria ma, tanto per fare un esempio, si è passati dall’esaltazione e dalla quasi perfezione della sfida con la Serbia agli sbandamenti rischiosi della sfida di ieri contro una Grecia che non fa parte certo dell’elite del panorama europeo. Contesti diversi, stimoli diversi: è tutto vero ed è tutto ampiamente giustificabile e forse anche prevedibile, però per l’ennesima volta il campanello di allarme è suonato in più di un fondamentale.

Per arrivare fino in fondo a questo strano Europeo dove, nella prima parte, si gioca per più di una settimana per poi giocarsi tutto o quasi in chiave qualificazione negli ultimi due giorni, l’Italia ha bisogno di crescere soprattutto in ricezione. Non è una novità: già in Nations League e contro l’Australia, ma anche nel Mondiale casalingo dello scorso anno, le percentuali in questo fondamentale non erano state completamente all’altezza di un top team, ma le prime due sfide dell’Europeo, dopo la parentesi straordinaria della sfida con la Serbia, hanno riportato a galla questo problema con cui Blengini e il suo staff dovranno fare i conti. Portogallo e Grecia non fornivano test particolarmente probanti in questo senso, e infatti leggendo le statistiche la ricezione non è stata disastrosa contro due squadre che avevano una sola arma per mettere in difficoltà l’Italia, rischiare il tutto per tutto al servizio.

Quello che preoccupa in prospettiva sono i tanti errori, o comunque le imprecisioni, in sequenza che ha mostrato la Nazionale azzurra in questo fondamentale. I 4 ace subiti nel primo set contro la Grecia, ma poi anche l’emorragia di punti nella parte finale del secondo set, così come nella parte finale del primo set con il Portogallo o nella fase iniziale della sfida con i lusitani. Niente di drammatico, sia chiaro, però è strano come la squadra azzurra non riesca a mettere una pezza subito all’errore o all’ace subito che, per carità, ci sta assolutamente, ma si preannuncia una seconda fase in cui la pressione avversaria al servizio sarà costante e superiore a quella subita dall’Italia in queste prime due partite. E’ anche possibile che Colaci e compagni, una volta preso il ritmo sulle bordate avversarie, alzino la percentuale ed è quello che i tifosi azzurri si augurano ma la continuità va trovata anche in fase di rodaggio e per ora non si è vista.

Una ricezione non particolarmente precisa toglie definitivamente a Giannelli l’opzione primo tempo, troppo importante per rendere la vita meno complicata agli attaccanti di palla alta che, al momento, si sono alternati nel ruolo di trascinatore: bene Zaytsev contro il Portogallo, benissimo Juantorena contro la Grecia, così così, in altalena, Antonov in entrambe le sfide ma sicuramente apprezzabile la sua voglia e capacità di uscire dai momenti meno brillanti.

La seconda nota dolente, al momento, è il muro. Anche qui gli azzurri sono efficaci a sprazzi: i due muri in un set e mezzo contro la Grecia, squadra onesta ma non certo zeppa di attaccanti dalle traiettorie illeggibili, sono l’altro campanello d’allarme che deve mettere in guardia il clan azzurro. Piano e Russo sono usciti con le ossa rotte dai primi due set contro gli ellenici e i loro sostituti, Candellaro e Anzani qualcosa di meglio hanno fatto, contribuendo a far raggiungere quota 10 all’Italia che ha sistemato le cose negli ultimi due parziali. Non sempre, però, scelte e sincronia hanno funzionato nel modo giusto e anche in questo caso c’è bisogno di un salto di qualità per essere competitivi ad alti livelli.

Messo il dito nelle piaghe, si può parlare anche di ciò che è piaciuto in queste prime due sfide azzurre: Giannelli è sempre più leader di questa squadra, capace di emergere anche nelle situazioni più complicate e di prendersi responsabilità importanti, Zaytsev e Juantorena sono vivi più che mai e lottano assieme a noi, Antonov, pur vittima di qualche inevitabile black out, sembra aver trovato la dimensione giusta per poter vestire la maglia di titolare anche nelle sfide più complicate, mentre dalla panchina Lavia, Nelli e Sbertoli, chiamati in causa contro il Portogallo, e Balaso, utilizzato in difesa contro la Grecia, hanno mostrato di saper svolgere bene il loro compito e di saper incidere anche entrando in corsa. Chiaro e scuro, come è giusto che sia e come è stato per buona parte delle altre favorite del torneo che un set lo hanno lasciato per strada prima che si concluda la fase di rodaggio e si entri nel vivo della manifestazione.

 

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Foto Cev

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