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Basket, Mondiali 2019: le favorite. Tutti contro gli Stati Uniti. Ma alcune formazioni possono impensierire la squadra C del Dream Team…

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Da decenni, ad ogni singola edizione dei Mondiali, si sente dire: “gli Stati Uniti sono i favoriti d’obbligo”. Questo vale soprattutto da quando Team USA fa affidamento sulle star NBA, sempre presenti dal 1994 tranne che nel 1998, anno in cui il primo lockout della lega professionistica americana ha costretto a portare in Grecia quella che è passata alla storia come “la sporca dozzina“, “Dirty Dozen“, in omaggio al film di Robert Aldrich.

Tuttavia, le cose non sono sempre andate bene in chiave iridata. Nel 2002, ad Indianapolis, giunsero le prime tre sconfitte della storia americana da quando vanno in campo i pro, contro Jugoslavia, Argentina e Spagna: il sesto posto fu il piazzamento finale, un’onta per nulla lavata (anzi, ingigantita) dal bronzo delle Olimpiadi di Atene 2004. Da lì iniziò un processo di recupero della posizione centrale degli USA nel basket mondiale a livello di Nazionali, ma nel 2006 arrivò la quarta, e per ora ultima, sconfitta iridata. Fu la notte magica della Grecia alla Saitama Super Arena, con le mani fatate di Theo Papaloukas, la mira di Vassilis Spanoulis e la classe di Dimitris Diamantidis a condannare LeBron James, Carmelo Anthony e compagni alla finale per il bronzo, poi vinta.

Da allora, in gare di Mondiali ed Olimpiadi, gli States non hanno più perso una partita. Quest’anno, però, qualche problema sembra esserci. L’eccitazione generale dovuta alla chiamata di un mito della panchina, Gregg Popovich, si è rapidamente esaurita a causa delle rinunce in serie, alcune al limite del grottesco. Il faro doveva essere James Harden, lo sarà invece Kemba Walker, che è uno degli uomini più talentuosi del roster americano. Tuttavia, la sconfitta con l’Australia in preparazione ha messo in evidenza due cose: la prima è che questi USA non sono imbattibili, la seconda è che persiste ancora un problema di amalgama di squadra.

L’occasione, in questo modo, diventa ghiotta per diverse altre formazioni. C’è l’Australia, che ha un’ottima tradizione cestistica recente e diversi giocatori passati dalla NBA o che vi giocano: Andrew Bogut è stato prima scelta al draft nel 2005, in cinque giocano negli States da protagonisti, uno (Patty Mills) ha vinto l’anello con gli Spurs, un altro (Matthew Dellavedova) è diventato campione nel 2016 con i Cavaliers, ed entrambi sono arrivati al titolo da protagonisti.

Più possibilità ancora vengono accreditate alla Serbia, in possesso di un roster talmente importante da poter sostenere tranquillamente l’assenza di Milos Teodosic: le punte saranno Nikola Jokic, Boban Marjanovic, Nemanja Bjelica e Bogdan Bogdanovic. Nella corsa si inserisce anche la Grecia, che ha il giocatore forse più forte del mondo in questo momento, Giannis Antetokounmpo: “The Greek Freak“, a guidare un gruppo esperto, con tanti protagonisti in Eurolega. Da non dimenticare nemmeno la Spagna, abituata ad andare avanti in questi palcoscenici internazionali e che, pur con un roster forse leggermente inferiore rispetto a tanti visti negli anni passati, conta pur sempre su Ricky Rubio, Marc Gasol (con Pau che ha detto no al viaggio in Cina) e sui due fratelli Hernangomez, oltre che sull’esperienza di Sergio Llull.

Più di qualche possibilità ce l’ha anche la Francia, con Evan Fournier, Rudy Gobert e Nicolas Batum a guidare un gruppo che a Tony Parker, fosse stato ancora in attività, forse sarebbe piaciuto vivere. Un po’ più basse le quotazioni della Lituania, con cui però bisogna sempre avere a che fare quando si tratta di fare i risultati importanti, e soprattutto del Canada: la nota dolente è qui. Nick Nurse avrebbe potuto contare su un gruppo di stelle NBA non di poco conto, e invece il coach dei Toronto Raptors, vittoriosi nelle ultime Finals, è stato abbandonato praticamente da tutti, dovendo fare affidamento su molti nomi già noti in Europa. Il paradosso è che una di queste due dovrà subito dire addio ai sogni di gloria, perché si trovano nello stesso girone e anche con l’Australia di mezzo. Da non dimenticare inoltre i pericoli che può creare l’Argentina, che però è in grande apprensione per Facundo Campazzo, infortunatosi ieri. Benché non favorite per il trionfo iridato, sono da osservare anche le africane, con la Nigeria che possiede forse la miglior qualità nel roster tra tutte quelle in gara, visto che il Senegal si ritrova senza Gorgui Dieng.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Matteo Marchi

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