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Nuoto, Mondiali 2019: 4×200 sl, un’Italia mai vista. Per Tokyo 2020 si può puntare al podio

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Oltre ogni più rosea aspettativa, a tre centesimi dal sogno. Meno di un centesimo a testa ha diviso la staffetta 4×200 da un bronzo che avrebbe avuto dell’incredibile. E’ vero, i ragazzi di bronzo di Glasgow 2018 avevano lanciato segnali chiari di crescita, Megli in testa, ma a tal punto da strappare il primo crono in batteria e giocarsi il podio fino all’ultima bracciata al Mondiale con colossi della specialità come Australia, Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna, in pochi se lo aspettavano.

E’ l’Italia che piace, questa: che scende in vasca senza tanti fronzoli o proclami, che fa squadra, che picchia duro e che, con il crono di 7’02″01, cancella un record storico, che durava da un decennio fatto segnare a Roma 2009 da Brembilla, Maglia, Belotti e Magnini. La B e la M sono ricorrenti anche nelle iniziali dei nuovi eroi della 4×200 ma la D stavolta vince con Detti e Di Cola, che vanno ad aggiungersi a Ballo e Megli, senza dimenticare Ciampi, decisivo nella splendida prestazione mattutina. E’ l’Italia che piace, che può ancora crescere, che punta in alto ma che se ne torna a casa con un quarto posto che un po’ brucia perchè 3 centesimi sono niente in 800 metri e sicuramente in questo momento ognuno dei componenti della staffetta starà ripensando a dove ha lasciato quel centesimo che poteva permettergli di salire sul podio iridato.

Finita la rabbia (forse ci vorrà qualche ora o addirittura qualche giorno per smaltirla), non potrà che emergere la soddisfazione per una prestazione clamorosa, senza precedenti. Se è vero che la 4×200 è la misura dello stato di salute di un movimento, l’Italia di Gwangju (c’erano dubbi?) sta benone. Quattro atleti a 1’45” era, anche solo due settimane fa, un sogno impossibile, un traguardo lontano, magari raggiungibile ma lontano. Ora l’Italia si ritrova con quattro specialisti di livello mondiale e, se di Detti si poteva sapere, di Megli si era capito dopo il record italiano nella gara individuale, a stupire sono proprio Ballo e Di Cola, due atleti che ad inizio stagione erano buoni prospetti, nemmeno più giovanissimi e che si ritrovano catapultati nel’elite mondiale di una delle specialità regine del nuoto con enormi prospettive, anche se non ci aspettiamo che le altre nazioni, anche quelle che sono arrivate dietro come Cina o Giappone, restino a guardare in vista delle Olimpiadi.

La presenza, oltre ai quattro Moschettieri della finale, di atleti di valore come Ciampi, in gara stamani, oppure Zuin e Proietti Colonna, entrambi medagliati a Glasgow un anno fa e fuori squadre quest’anno, lascia intendere quanto dietro al progetto della rinascita della 4×200 maschile ci sia la capacità dello staff tecnico azzurro. Lo scorso anno ci mise la mano Stefano Morini per impostare il lavoro della squadra, quest’anno ci sono stati continui interscambi di allenamenti con la supervisione dello staff tecnico italiano. Mattone dopo mattone, dunque, si è arrivati a costruire un palazzo solidissimo che può diventare un fiore all’occhiello del movimento azzurro in prospettiva olimpica e non solo perchè questi ragazzi sono giovani e di cicli estivi potrebbero supportarne anche un paio accogliendo di volta in volta chi, tra i più giovani, dimostra di essere in grado di dare qualcosa in più come accade nelle nazioni che vincono, in particolare quelle che ci sono state davanti oggi.

Un risultato che può essere importante anche in chiave femminile: 4×200 e 4×100 sono letteralmente scomparse dai radar internazionali, nonostante la campionessa del mondo dei 200 sia italiana. C’è bisogno di un progetto, subito, per cercare di arrivare competitivi non a Tokyo, perchè ormai è tardi e già esserci sarebbe moltissimo ma per Parigi 2024, dove speriamo di ritrovare i quattro (ma anche cinque, sei, sette) moschettieri della 4×200 al massimo splendore. Il quarto posto di oggi vale oro: l’Italia ha una staffetta fortissima e chissà che tra qualche anno non si vedrà questi tre centesimi che adesso bruciano come un gradino della scala da salire fino in cima.

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