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Musica

Sanremo 2019, quarta serata. IL PAGELLONE: giusto il premio a Motta e Nada. Caccamo, Diodato ed Ermal Meta ok, Moro non entusiasma

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FEDERICA CARTA-SHADE con CRISTINA D’AVENA (Senza farlo apposta) 7: l’arrangiamento scelto per l’occasione appare un vestito più calzante al brano, e lo rende un po’ più rock. La presenza vocale di Cristina D’Avena non stona nel trio.

MOTTA con NADA (Dov’è l’Italia) 8: piace l’aria un po’ country di questa versione, e il duetto con Nada funzione. Non piace solo a noi, se è vero che a fine serata verrà decretato il duetto più riuscito. Forse, ai punti, sarebbe stato un pari merito con almeno altri due duetti.

IRAMA con NOEMI (La ragazza con il cuore di latta) 6.5: continuano a battezzare questo brano tra i favoriti del Festival; a noi non ruba il cuore, ma è senz’altro un pezzo riuscito tanto nell’originale quanto in questa versione con Noemi, che ci mette grinta e voce e lo migliora.

PATTY PRAVO-BRIGA con CACCAMO (Un po’ come la vita) 7: anche Patty Pravo e Briga si giovano di questa special-edition in trio con Caccamo. L’invitato del venerdì regala un’interpretazione suggestiva, e il suo piano appare un incastro ben riuscito nel pezzo.

NEGRITA con RUGGERI 6.5: Ruggeri e la tromba di Roy Paci contribuiscono a regalare un po’ più di energia a un pezzo che era apparso nei primi due ascolti mancante di verve, non certamente la miglior versione dei Negrita.

IL VOLO con ALESSANDRO QUARTA (Musica che resta) 7: apertura di pezzo con il sontuoso e illuminato violino di Alessandro Quarta. Ancora una volta la versione ‘con ospite’ piace più dell’originale.

ARISA con TONY HADLEY e KATAKLO’ (Mi sento bene) 7: una voce indimenticabile, quella di Hadley, con una voce bellissima, quella di Arisa. Il binomio, anche senza i Kataklò ad ‘ingombrare’ un po’ troppo il palco, sarebbe potuto essere strepitoso se solo Hadley non avesse deciso di indossare i panni di Mal cantando in italiano maccheronico il ritornello. Peccato, perché per il resto piace sia il pezzo che l’arrangiamento scelto.

GHEMON con DIODATO – PACI (Rose viola) 7: molto più ‘classosa’ in questa versione che in quella originale. Diodato e Paci aggiungono, anzi l’impressione e il paradosso è che la presentazione meno riuscita del terzetto sia proprio quella di Ghemon.

RENGA con BUNGARO (Aspetto che torni) 5.5: aderente al brano originale, e non è un punto a favore. In sostanza il duo con Bungaro non aggiunge davvero nulla di più. Un peccato, considerando l’indubbia bravura dei due.

ULTIMO con FABRIZIO MORO (I tuoi particolari) 6: la media tra l’ottimo brano e l’ottima esecuzione di Ultimo, oltre all’arrangiamento ancora più intimo dell’originale, e un’incursione, quella di Moro, che stona e che toglie.

NEK con NERI MARCORE’ (Mi farò trovare pronto) 7.5: tra i brani meglio riarrangiati, in assoluto. Versione acustica molto intima, che migliora largamente l’originale.

BOOMBADASH con ROCCO HUNT (Per un milione) 6.5: è già la canzone più ascoltata in radio in questi primi giorni di Festival. L’impressione? Dovessero inciderla anche con Rocco Hunt, il numero di passaggi radiofonici si incrementerebbe ulteriormente. Una canzone-salvadanaio.

ZEN CIRCUS con BRUNORI SAS (L’amore è una dittatura) 7: versione molto indie, con un finale sicuramente d’impatto. Azzeccata la scelta di Brunori Sas per il duetto.

TURCI con FIORELLO 5.5: uno dei pochi brani penalizzati in questa penultima serata che ha saputo regalare ‘matrimoni artistici’ azzeccatissimi. Cantare con un non cantante non è una grande scelta per Paola Turci, apparsa tra l’altro ancora giù di voce nei toni alti di un brano che resta molto, molto bello.

ANNA TATANGELO con SYRIA (Le nostre anime di notte) 7: ci guadagna, nel ‘duello’ con l’originale. Le due voci al femminile della Tatangelo e di Syria si mescolano bene in un arrangiamento che arriva di più.

EX OTAGO con SAVORETTI (Solo una canzone) 7.5: nella nostra personalissima classifica, lassù in cima assieme a Cristicchi-Meta, Nigiotti-Jannacci e a Motta-Nada. Bellissima versione dove spicca l’orchestra e soprattutto gli archi, con la vocalità di Savoretti che si sposa benissimo con un brano che già in origine era piaciuto.

ENRICO NIGIOTTI con JANNACCI (Nonno Hollywood) 7.5: gran brano, e arrangiamento ancora più bello dell’originale. Nigiotti tocca le corde del cuore accompagnato dal delicatissimo pianoforte del figlio dell’indimenticato Enzo Jannacci.

LOREDANA BERTE’ con IRENE GRANDI (Cosa ti aspetti da me) 7: tra le canzoni più scarsamente ‘toccate’ nell’arrangiamento rispetto alla versione natale. Le voci della Bertè e di Irene Grandi si incastrano bene, e l’interprete toscana sa fare suo il pezzo.

DANIELE SILVESTRI con MANUEL AGNELLI (Argentovivo) 5.5: con l’incursione sbraitata di Agnelli, perde due punti buoni. Scelta poco comprensibile, cameo fuori contesto che spacca in due un brano che era molto più bello nella versione originale.

EINAR con SYLVESTRE e BIONDO (Parole nuove) 6.5: migliorata nella versione duetto (che è poi terzetto), dove la voce di Sylvestre spicca (e spacca).

SIMONE CRISTICCHI con META (Abbi cura di me) 7.5: nel brano che è poesia pura aggiungere la voce di Ermal Meta non può che innalzare il livello. Peccato per la stecca (udibilissima) di Cristicchi.

NINO D’ANGELO – LIVIO CORI con I SOTTOTONO (Un’altra luce) 6: anche la coppia D’Angelo-Cori può ringraziare la scelta dei duetti del venerdì. Con i Sottotono la loro deboluccia “Un’altra luce” trova nuova linfa e agguanta la sufficienza mai sfiorata finora.

ACHILLE LAURO con MORGAN (Rolls Royce) 6: l’arrangiamento si discosta poco o nulla dalla versione originale, e Morgan non la migliora. Resta un pezzo che in radio passerà e che tra i giovanotti venderà, a prescindere dal (probabile) insuccesso nella classifica finale.

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