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Next Gen Atp Finals 2018, il regolamento. Set a 4, niente let e tante novità. Tutti gli esperimenti

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Le Next Gen ATP Finals anche quest’anno si distinguono per la loro particolarità in fatto di regolamento. Dopo il 2017, tornano le sperimentazioni su possibili nuovi elementi da introdurre nell’ambito delle partite di tennis del futuro, un argomento da tempo al centro del dibattito su questo sport, ma che solo recentemente ha visto applicazioni concrete.

Molte novità si sono già viste un anno fa: lo shot clock ai 25 secondi per la battuta, un limite di tempo per il riscaldamento (ridotto da 5 a 4 minuti in questa sede), il punto decisivo sul 40 pari col giocatore al servizio che sceglie da quale lato battere, un medical time out per match, l’assenza del let al servizio. Verranno replicate anche le differenze in fatto di punteggio della partita: cinque set al meglio dei quattro giochi con tie-break sul 3 pari. Questo sistema, nelle intenzioni, vuole essere un incentivo volto a spettacolarizzare le partite rendendole al contempo meno lunghe, mentre i detrattori ne contestano il rischio di accorciare troppo i match nel caso in cui uno dei due contendenti vinca molto nettamente.

C’è, in verità, qualcosa di nuovo: se è vero che Hawk-Eye Live, con le chiamate automatiche da parte dell’occhio di falco elettronico, era già stato sperimentato con un certo successo, ora si cercherà di potenziarlo ulteriormente. Il giudice di sedia, grazie all’aiuto della tecnologia, a Milano potrà decidere con l’aiuto di un grande dettaglio su situazioni di doppio rimbalzo, doppio tocco, invasione di campo e tocco della rete: per farla breve, c’è chi l’ha già definita come una sorta di VAR applicata al tennis.

Verrà introdotto anche un porta asciugamani per i giocatori, per l’immensa felicità dei raccattapalle, che non dovranno più “servire” i giocatori, tra i quali si contano numerosissimi casi di incuria (o, peggio, sprezzo) totale dell’oggetto con cui si sono puliti quando si tratta di consegnarlo a ragazzi il cui unico compito dovrebbe essere di dare una mano con le palline.

Infine, l’argomento più discusso di tutti: il coaching. La WTA (Slam a parte) lo sperimenta ormai da anni con un certo successo, nella limitazione di una chiamata a set. L’ATP, invece, finora non lo ha mai introdotto ufficialmente, ma lo osserva con attenzione. C’è un ampio dibattito in corso nelle istituzioni del tennis: per adesso, a Milano si vedranno semplicemente i giocatori collegarsi coi loro coach via cuffia per ricevere i suggerimenti, ma per il resto la soluzione è lontana, o forse non così tanto, stando ad alcune voci di corridoio.





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federico.rossini@oasport.it

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Credits: Paolo Bona / Shutterstock

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